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Jacobelli: "Ibra è sempre Ibra. Leao è il futuro, Boban e Maldini due grandi uomini"

ESCLUSIVA MN - Jacobelli: "Ibra è sempre Ibra. Leao è il futuro, Boban e Maldini due grandi uomini"MilanNews.it
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domenica 17 novembre 2019, 20:00ESCLUSIVE MN
di Luca Vendrame

Xavier Jacobelli, noto giornalista sportivo, è stato contattato dalla redazione di MilanNews.it, alla quale ha parlato in esclusiva del momento del Milan sotto varie sfumature: da Stefano Pioli al rendimento di Calhanoglu, passando per l’ipotesi Ibrahimovic, il reparto avanzato (tra Piatek e Leao), il mercato di gennaio e la prospettiva rossonera nel prosieguo del campionato.

Qual è la sua impressione riguardo il Milan di Pioli? Anche alla luce della partita di Torino.

“Bisogna dire che si debba concedere a Pioli il tempo necessario per fare bene il suo lavoro, perché è un ottimo allenatore e lui sa benissimo quali siano le difficoltà del Milan, del resto qualunque tecnico si fosse seduto sulla panchina del Milan avrebbe trovato la stessa situazione. Questa è una squadra che vive un processo di ricostruzione. Vivendo questo processo di ricostruzione incontra delle difficoltà che derivano prima di tutto dai risultati negativi arrivati in queste prime 12 partite, fermo restando che la prova di Torino contro i campioni d’Italia sia stata una prova assolutamente positiva, forse la migliore della stagione rossonera. Però c’è un però: il risultato finale è stato negativo e stante la situazione di classifica, è fondamentale adesso, alla ripresa del campionato, inanellare una serie di risultati positivi. Pioli ha dimostrato di essere molto duttile tatticamente, perché ha cambiato già 3 volte il proprio modulo, ma non è mai una questione di moduli, ma di giocatori, che possano interpretare la tattica prescelta dal proprio allenatore. Penso che in questo momento il Milan debba trarre spunto dalla partita di Torino per avere fiducia in sé stesso, perché è chiaro che vedere il Milan in quella posizione in classifica desti stupore. Prima che diventassi caporedattore del Corriere dello Sport ho fatto l’inviato e ho seguito il Milan dell’epopea berlusconiana e certamente stride il contrasto tra quel Milan e quello di oggi. Il momento del Milan è quello di cominciare a tirare le stringhe e iniziare a fare risultati. Non è facile, perché il calendario futuro è un po’ un ottovolante, ma il Milan sa quello che deve fare.”

Ibrahimovic al Milan è una suggestione importante. Pensa possa essere lui l’innesto necessario?

“Ibrahimovic ha 38 anni ma è pur sempre Ibrahimovic, per cui non è mai una questione anagrafica. Io penso che se arrivasse, anche solo per la seconda parte di stagione, sarebbe una scossa importante per il Milan, perché è un giocatore che ha carisma, ha leadership, non vuole perdere neanche la partitella in allenamento. Vedremo adesso se ci saranno nuovi segnali nella direzione di Ibrahimovic, fermo restando che ci sia anche il Bologna in corsa, perché sono noti l’amicizia e l’affetto che legano Ibrahimovic a Mihajlovic e il Bologna ha bisogno di un grande attaccante. Vedremo, se dipendesse da una scelta atta a mettere a disposizione di Pioli un leader, questa scelta scelta non potrebbe che ricadere su Zlatan Ibrahimovic.”

Calhanoglu tornato ala, come all’inizio con Gattuso, sta facendo abbastanza bene. È diventato quello il suo ruolo qui in Italia?

“Penso che i tifosi del Milan si augurino di vedere Calhanoglu al miglior livello di rendimento. Tra l’altro lei ha citato Gattuso e penso che in una stagione ricca di difficoltà come questa rivaluti una volta di più il lavoro di Gattuso che questa squadra, sul campo, l’ha portata al 5° posto la scorsa stagione. Ci fu purtroppo questa rottura traumatica, perché penso che in pochi abbiano il Milan nella propria pelle come Rino Gattuso, ma questo è un altro discorso. Potrebbe essere questa, di Calhanoglu, una volta tattica di Pioli. Penso, in questo momento, che al di là degli schemi, sia più importante proseguire sulla linea della partita di Torino, in cui ho visto un gran bel Milan.”

Domanda secca: Piatek o Leao? O addirittura Piatek “e” Leao?

“Quando un allenatore si trova in un momento di difficoltà come Pioli, tenta diverse soluzioni. A me Leao piace molto e continuo però a domandarmi che cosa sia successo a Piatek, perché rammento che non più lontano di 10 mesi fa, a inizio 2019 fosse l’attaccante desiderato non soltanto dal Milan ma anche da altre squadre. Io Leao credo rappresenti il futuro e credo che sia giusto puntare su di lui, ma anche concedere da qui alla fine dell’anno nuove prove d’appello a Piatek. Non possiamo dimenticare quanto il Milan lo abbia pagato.”

Se lei fosse nella dirigenza del Milan, in quale reparto andrebbe a metter mano a gennaio?

“A centrocampo. A centrocampo, perché io mi auguro che Suso riesca a fornire una serie di prove continuative. Questo è un grande giocatore, ma abbiamo visto sia nella scorsa stagione che in questo primo scorcio dell’attuale che lui purtroppo vada a corrente alternata. Non riesce a ripetere due prestazioni positive consecutive. Secondo me al Milan in questo momento manca un giocatore di forte personalità a centrocampo.”

Dove può arrivare il Milan visto fino ad oggi?

“Siamo soltanto alla vigilia della settimana che ci porterà alla 13a giornata, per cui ci sono ancora 26 partite da giocare e ci sono ancora 78 punti a disposizione. Credo che adesso sia controproducente e non utile per il Milan stilare tabelle o vedere quanti punti si debbano fare di qui alla fine dell’anno o dove si può arrivare a fine campionato. Io credo che il Milan in questo momento, partita dopo partita, a cominciare dal Napoli, che sarà molto delicata per entrambe le squadre, debba ripartire dalle cose buone fatte vedere contro la Juventus. E poi una partita alla volta, come dice quel grande saggio del nostro calcio qual è Giovanni Trapattoni.”

E un’aggiunta:

“Vorrei fare solo una sottolineatura, se mi è permesso, perché in questo clima, in questa stagione così tormentata, ci sono dei segnali che andrebbero sempre interpretati in modo positivo: mi riferisco al rinnovo di contratto di Daniel Maldini fino al 2024. Per chi è milanista, per chi segue il Milan, per chi ha vissuto l’epopea prima di Cesare e poi Paolo, è un segnale di continuità importante. È un segnare importante che va dato ad una tifoseria straordinaria come quella milanista. Ho avuto la fortuna di aver vissuto gli anni d’oro dei fasti berlusconiani, del quale Maldini è stato un top. E lo è tutt’ora, perché è normale, logico e naturale che un grande campione come Maldini – e anche Boban – abbia bisogno di pagare una sorta di pedaggio al noviziato di quello che è ora un nuovo ruolo. Nessuno nasce imparato, ma io ho grande fiducia sia in Paolo Maldini che in Zvone Boban, perché hanno il Milan dentro. E poi nei momenti di difficoltà si misura il valore degli uomini, e loro sono uomini di assoluto valore.”