La "grazia" ad Ibra: fra atto dovuto ed interpretazione della norma
La squalifica di Zlatan Ibrahimovic è arrivata sotto forma di condanna assoluta del brutto gesto dello svedese.
Le tre giornate di squalifica determinate in primo grado dal Giudice Sportivo Tosel mettono all’angolino il gigante di Malmoe, escludendolo dalla fondamentale sfida contro la Juve capolista del 25 febbraio. Non si è fatto attendere il ricorso del Milan alla Corte di Giustizia Federale, secondo grado di giudizio della Figc, volto a veder ridurre la squalifica almeno di una giornata.
Andiamo per ordine però, la squalificata comminata ad Ibra è legata alla sentenza di “condotta violenta” dello svedese, la quale comporta uno stop di tre giornate, il Milan dal primo momento ha sostenuto invece di trovarsi nell’alveo della “condotta antisportiva”, alla quale è ricollegata una squalifica di 2 giornate. La linea di confine fra le due ipotesi è piuttosto labile. Perché sia integrata la c.d. “condotta violenta”, infatti, la normativa prevede che “un giocatore usi vigoria sproporzionata o brutalità in assenza di contesa del pallone”, dall’altro lato un fallo di gioco s’intende commesso con vigoria sproporzionata quando è “commesso con totale trascuratezza, eccedendo di molto nella forza necessaria e che sia potenziale di provocare infortuni”.
Se in astratto dunque il buffetto di Ibrahomovic potrebbe essere ricondotto (come accaduto) alla condotta violenta, perché esercitato in assenza di contesa del pallone, allo stesso tempo esso non rientra in quel concetto di vigoria sproporzionata che configurano le regole del gioco calcio.
Seppur il tema è piuttosto delicato e si presta a diverse valutazioni, fra le quali quella più che ammissibile data dal Giudice Sportivo in prima istanza, ciò che stona è una precedente squalifica comminata allo stesso Ibrahomovic lo scorso anno, in occasione di Milan – Bari.
In quel caso Ibrahimovic, a palla lontana e senza neanche essere stato provocato, sferrò un pugno nelle costole del malcapitato Rossi, gesto sicuramente riconducibile a quello avvenuto contro il Napoli, se non fosse che in quel caso vi era stata ben più “vigoria” nel fallo, il quale avrebbe potuto arrecare anche dei danni fisici al giocatore barese, mentre il buffetto rifilato ad Aronica al più avrebbe potuto rovinare l’acconciatura del difensore azzurro.
Anche in quella occasione il Giudice Sportivo condannò Ibrahimovic a tre giornate di stop per condotta violenta, salvo poi vedersi “cassare” la propria decisione dalla Corte di Giustizia Federale, la quale derubricò il fallo a condotta antisportiva, riducendo di una giornata la squalifica.
Al Milan si augurano che anche quest’anno si ripeta l’iter, anche se appare alquanto strano che Tosel non abbia già in prima istanza ripetuto quanto deciso in un caso simile, e più grave, un anno fa da un organo superiore che applica lo stesso regolamento, ma, a quanto pare, con un’interpretazione differente delle norme, alla quale il giudice di prima istanza non sembra volersi allineare.
I tifosi rossoneri auspicano un trattamento pari a quello dello scorso anno, quando la riduzione comunque non consentì ad Ibrahimovic di disputare il derby, i precedenti sembrano condurre verso un “lieto fine” con lo svedese che scalpita all’idea di sfidare i bianconeri per la vetta della classifica. Tutto passa nelle mani degli stessi giudici che lo scorso anno “graziarono” il ragazzo di Rosengard, con la speranza che il loro orientamento non sia cambiato a distanza di un anno.
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