Un terzino con la licenza del gol
Nel racconto della storia del Milan, spesso si fa riferimento ad un aspetto che ha pochi precedenti nel mondo calcistico, e cioè il fatto che dal dopoguerra ad oggi “solo” cinque uomini hanno portato al braccio la fascia di Capitano del nostro club: Nils Liedholm, Cesare Maldini, Gianni Rivera, Franco Baresi e Paolo Maldini.
Tuttavia, in questa rubrica vogliamo “rendere giustizia” ad un uomo che dimostrò un grande attaccamento alla maglia rossonera durante tutta la sua carriera (ma soprattutto nel momento più basso della nostra storia), al punto da meritarsi di portare in giro per i campi di tutta Italia la fascia di Capitano per due stagioni (1980/81 e 1981/82): il suo nome è Aldo Maldera!
Di professione difensore, Maldera fu uno degli interpreti “più moderni” del ruolo di terzino fluidificante della storia del calcio italiano. Se il Fantacalcio fosse esistito già in quegli anni, i partecipanti si sarebbero svenati nelle aste per aggiudicarsi come difensore un giocatore che nonostante quel ruolo fu capace di mettere a segno ben 33 gol in 312 presenze in serie A.
Nato a Milano il 14 ottobre 1953 da genitori pugliesi, Aldo Maldera era il minore di tre fratelli tutti calciatori (Luigi detto “Gino” giocò con il Milan per 5 stagioni), e per questo motivo era conosciuto come Maldera III. Cresciuto nelle giovanili del Milan, fece il suo debutto in maglia rossonera il 2 settembre 1970 (a diciassette anni) in Coppa Italia contro il Varese, ma per vedere il suo “vero” debutto in serie A bisogna aspettare il 26 marzo 1972 contro il Mantova (in quella stagione conterà anche 1 presenza in Coppa Italia). Una stagione a Bologna a farsi le ossa e poi il ritorno al Milan, per l’inizio di una carriera milanista che durerà in totale 10 stagioni. La stagione 1973/74 è quella che segue la delusione della “fatal Verona”, e pur nel grigiore generale, Maldera riesce a mettersi in luce mettendo insieme un totale di 28 presenze e segnando anche il suo primo gol in serie A il 17 febbraio 1974 contro la Roma.
Cominciò a mettere in mostra una notevole capacità di difendere, ma, soprattutto, cominciò a dimostrare una grande capacità di attaccare sulla fascia sinistra, una buona predisposizione al cross, ed un’altrettanta buona capacità di concludere a rete sia col suo potente sinistro sia di testa.
Dopo aver collezionato 24 presenze nella stagione ‘74/’75 (13 in campionato), dalla stagione successiva diventa titolare inamovibile, e da quel giorno non uscirà più dagli undici titolari, al punto da meritarsi anche la convocazione e l’esordio nella Nazionale di Bearzot il 28 maggio 1976 a New York contro l’Inghilterra. Concluderà la stagione con 41 gettoni di presenza (27 in campionato, 6 in Coppa Italia e 8 in Coppa Uefa) e tre gol (uno in ogni competizione). La stagione successiva (‘76/’77), con Marchioro allenatore, fu un calvario (il Milan arriverà decimo sfiorando la B), ma il Diavolo riuscirà a salvare l’onore andando a conquistare la Coppa Italia: il 3 luglio 1977 a S.Siro si gioca la finale unica tra il Milan e Inter, ed al 64’ proprio Maldera mette a segno la rete che sblocca il risultato. Il risultato finale (2-0) sarà arrotondato da un gol di Braglia al ’89. Maldera concluderà in modo trionfale una stagione comunque per lui positiva, risultando il secondo giocatore rossonero per numero di presenze (ben 43 dietro allle 46 del portiere Albertosi).
Nel 1977 arriva sulla panchina del Milan l’uomo che sarà decisivo per il prosieguo della carriera di Aldo, il barone Nils Liedholm. Insieme ai vari Albertosi, Collovati, Buriani, Bigon, Antonelli e Rivera, comincia a nascere il Milan che l’anno successivo conquisterà l’agognata Stella (il ‘77/’78 segna anche l’esordio in serie A di un giovane promettente chiamato Franco Baresi). Maldera diventa implacabile, ed in 28 partite di campionato metterà a segno ben 8 reti. L’intesa con Rivera è ormai consolidata: Maldera corre sulla fascia, passa la palla a Rivera e si getta nello spazio, il capitano lo rilancia e lui conclude a rete!
Questa intesa si rivelerà l’arma in più nella stagione 1978/79, quella della conquista del decimo scudetto. Il ricordo di quel campionato è ancora nitido nella mente di chi scrive. “Albertosi, Collovati, Maldera, De Vecchi, Bet, Baresi, Buriani, Bigon, Novellino, Rivera, Chiodi, allenatore Liedholm”. Era questa la filastrocca della formazione che abbastanza a sorpresa portò a termine un’impresa che sembrava, alla vigilia, insperata.
Il Milan parte fortissimo in campionato (5 vittorie consecutive), e dopo la sconfitta con la Juve, alla settima giornata arriva il derby. Il 12 novembre ’78 è il giorno che da piena consapevolezza al popolo rossonero sulle possibilità di scudetto del Milan. Dopo lo 0-0 del primo tempo, al 49’ con un perfetto colpo di testa Aldo Maldera segnerà il gol decisivo per l’1-0 finale. La marcia riprende imperiosa, e nelle successive 8 giornate il Milan conquisterà 6 vittorie e due pareggi. Nel girone di ritorno il Milan tiene un cammino costante, riuscendo nel finale a domare le velleità di un Perugia che riuscirà a terminare imbattuto quel campionato. Molti saranno i protagonisti di quella marcia trionfale, ma tra tutti si segnalerà proprio quel “terzino volante” che sarà capace, alla fine della stagione, di mettere a segno 9 reti (tutte decisive) in 30 partite. Pensate che Maldera fu il secondo marcatore del Milan alle spalle di Bigon che di reti ne realizzò 12. La stagione per Aldo sarà esaltante: segnerà anche 3 gol in Coppa Italia ed 1 in Coppa Uefa e si conquisterà (dopo lo scudetto) anche la convocazione tra i 22 nazionali che parteciperanno ai mondiali in Argentina.
L’anno successivo il Milan si classificò terzo, ma la stagione fu caratterizzata dallo scandalo scommesse che culminò con la retrocessione a tavolino in serie B (il “Nostro” fece comunque in tempo a collezionare 5 gol in 34 partite). Fu a questo punto che Maldera dimostrò il suo grande attaccamento alla maglia rossonera. Aldo decise di non lasciare il Milan, e dopo l’addio di Bigon (preceduto l’anno prima da quello del grande Gianni Rivera), si prese sulle spalle l’onere di guidare con la fascia da Capitano il Milan nel campionato della risalita verso la serie A. Questo sacrificio gli costò anche il definitivo addio alla sua carriera in Nazionale (chiuderà con 10 presenze in azzurro). Il Milan vincerà il campionato facilmente, ed il suo “condottiero” segnerà anche 3 gol in 31 partite.
Il Milan torna in A, ma la sua stagione sarà disastrosa. Sotto la guida di Gigi Radice comincerà il campionato più brutto della sua gloriosa storia, che culminerà con una nuova retrocessione in B (questa volta sul campo) nonostante una rimonta finale (con Galbiati allenatore) che sarà vanificata solo nei minuti finali dell’ultima giornata a causa di un “truffaldino” pareggio del Genoa a Napoli. Dopo la seconda retrocessione e dopo dieci anni di gloriose corse lungo quella fascia, Maldera non se la sente più di continuare nella sua avventura rossonera, e decide di cedere al richiamo del suo maestro Liedholm che lo porterà alla Roma dove vivrà tre stagioni esaltanti, culminate con la conquista di uno scudetto, una Coppa Italia e con la finale di Coppa dei Campioni che fu costretto a saltare per squalifica a causa di un cartellino giallo rimediato nella semifinale contro il Dundee.
In totale con la maglia del Milan disputerà 10 stagioni, collezionando 315 presenze e 39 gol ( in campionato 228 presenze e 30 gol, in Coppa Italia 53 presenze e 7 gol, nelle coppe europee 34 presenze e 2 gol), vincendo 1 scudetto e 2 Coppe Italia.
Chiuderà la carriera nella Fiorentina dove giocherà (poco) per due stagioni.
Questa è la storia di Aldo Maldera, un uomo a cui spetta un posto importante nella ultra centenaria avventura della nostra squadra, un professionista serio sotto la cui maglia batteva un vero cuore rossonero, un esempio di abnegazione ed attaccamento che merita di essere raccontata da chi, in quegli anni, l’ha visto scorazzare lungo quella fascia sinistra di cui è stato incontrastato padrone. Il 25 settembre del 1983 è la data in cui per la prima volta, allo stadio Olimpico di Roma, vidi il Milan giocare “dal vivo” in serie A, e quando al 44’ Maldera con il suo terrificante sinistro da fuori area trafisse il nostro Nuciari, non riuscii ad odiarlo neppure per un istante, a lui si poteva perdonare tutto…anche un gol contro il mio Milan, un gol come tanti ne aveva segnati con la nostra maglia!
di Gianpiero Sabato
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