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Collovati: "Il Milan deve osare contro la Juve. Paquetà, è il tuo momento"

ESCLUSIVA MN - Collovati: "Il Milan deve osare contro la Juve. Paquetà, è il tuo momento"MilanNews.it
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
martedì 9 giugno 2020, 18:00ESCLUSIVE MN
di Thomas Rolfi

La redazione di MilanNews.it ha contattato Fulvio Collovati. Con l'ex difensore rossonero abbiamo parlato di Juventus-Milan e delle armi che può utilizzare la squadra di Pioli per mettere in difficoltà i bianconeri, di Paquetà e del probabile arrivo di Rangnick nella prossima stagione.

Il calcio italiano ripartirà venerdì da Juventus-Milan, può essere un vantaggio per i rossoneri questo lungo periodo di inattività?
"Partiamo dal presupposto che al Milan mancano i due giocatori migliori, Ibrahimovic ed Hernandez, e Castillejo, che era uno dei più in forma prima dello stop. E' un handicap che viene, però, parzialmente compensato dal fatto che la partita si giochi a porte chiuse e con il grosso punto interrogativo del momento di forma dopo tre mesi di stop forzato. E' una situazione anomala, non sarà una passeggiata per la Juventus. Ho visto la prima partita della Bundesliga e i primi 10 minuti sembrava una partitella di allenamento. Questa enorme incognita va a vantaggio della squadra che è inferiore sulla carta, ovvero il Milan".

Che tipo di gara si attende?
"Mi aspetto una partita a ritmi abbastanza lenti, non aspettiamoci una partita con le squadre che vadano a mille. E' un'atmosfera irreale in cui giocare, si punterà sulla qualità dei singoli. Ci sarà molto tatticismo, poi sarà la qualità e la condizione fisica a decidere chi avrà la meglio. Il Milan deve andare a giocare a Torino per vincere, non facendo troppi calcoli. La squadra di Pioli deve osare, anche perchè la Juventus non ha risolto come per magia tutte le difficoltà in fase difensiva palesate negli ultimi mesi di campionato".

Dal punto di vista degli uomini, invece, quale può essere la chiave tattica di Pioli per mettere in difficoltà la Juventus?
"Da quello che leggo il Milan dovrebbe giocare con il 4-2-3-1. Sono cinque centrocampisti, tra cui i tre più avanzati - Bonaventura, Calhanoglu e Paquetà, ndr - con capacità di inserimento e di andare alla conclusione anche da fuori. Secondo me il Milan deve provare a sorprendere la Juventus con l'inserimento dei centrocampisti, viste le assenze di giocatori importanti che abbiamo detto in precedenza e considerando le difficoltà avute dalla Juventus nella zona centrale del campo in questa stagione".

"Fino a tre mesi fa sembrava ai margini del progetto. Se ora ci fosse anche una sola possibilità di rimanere, faccia vedere il proprio valore. Stesso discorso per Bonaventura. Ci sono poche probabilità che Jack possa rimanere, ma il compito del calciatore è far venire dei dubbi ai dirigenti, anche per una questione d'orgoglio. Per non parlare degli stessi Ibrahimovic e Kjaer. Vedo pochi inamovibili, al netto del mercato, nel Milan della prossima stagione: Donnarumma, Theo Hernandez, Romagnoli e Bennacer. Gli altri non hanno il posto assicurato e quindi è giusto che provino a dare il massimo per conquistarsi una conferma".

L'incertezza dal punto di vista dirigenziale e tecnico in vista della prossima stagione, può rappresentare un handicap in questo finale di annata sportiva?
"Parli con uno che ha vissuto diversi cambi di presidenza in sette anni di Milan, per cui da questo punto di vista posso parlare per esperienza personale, seppur è vero che si trattava di altri tempi. Quando non c'è continuità e riferimenti precisi, qualche problema c'è e la squadra un po' ne risente. In questo momento, però, mi metto nei panni dei giocatori e penso che ci siano alcuni calciatori in scadenza, altri che devono giocarsi la riconferma per l'anno prossimo, quindi questo finale di stagione può rappresentare un'ottima opportunità. A maggior ragione in considerazione del fatto che giocheranno un po' tutti, visto il numero cospicuo di partite concentrate in un così breve lasso di tempo".

Rangnick è il candidato super favorito per sostituire Pioli nella prossima stagione: secondo lei può funzionare una sola figura che curi sia il lato tecnico che quello dirigenziale sportivo?
"Dipende. In Italia non ha mai funzionato un modello simile, però parto da un concetto fondamentale: meno persone ci sono che decidono in un club, così come in un'azienda, e meglio è. Serve una catena di comando snella: Gazidis, un responsabile dell'area tecnica ed un allenatore. Poi, chiaro, se anche Rangnick facesse il DT, sicuramente non sarebbe solo, ma si avvarrebbe di qualche collaboratore di fiducia per avere una mano. Quando ci sono tante persone, invece, si crea confusione perchè ci sono troppe teste che decidono".