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Dott. Castellacci: “Con l’Italia ridotta così chi pensa al calcio? Non ha senso. Un mese fa nessuno mi ascoltava”

ESCLUSIVA MN - Dott. Castellacci: “Con l’Italia ridotta così chi pensa al calcio? Non ha senso. Un mese fa nessuno mi ascoltava”MilanNews.it
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
giovedì 26 marzo 2020, 13:40ESCLUSIVE MN
di Antonio Vitiello

La redazione di MilanNews.it ha contattato il dottor Enrico Castellacci, ex medico della nazionale Italia e consulente del Guangzhou Evergrande di Fabio Cannavaro. Col professor Castellacci abbiamo trattato l’argomento coronavirus e delle difficoltà che avrà il campionato italiano a ripartire nei prossimi giorni.  

Dottor Castellacci lei quest’incubo del virus l’ha vissuto due volte…

“Purtroppo si, ho vissuto questo incubo due volte, prima in Cina e poi ora in Italia. Ero già preparato quando ha iniziato da noi, infatti guardavo le cose con luce diversa. Mi sembrava che ci fosse troppa superficialità nell’affrontare questo virus, ma invece era un problema insidioso, e per questo sin da subito mi ero preoccupato. Sono state prese misure draconiane, drastiche per il nostro vivere quotidiano, ma avrebbero potuto contenere meglio l’epidemia. Ci siamo mossi con ritardo, ma devo dire che tutti gli altri paesi europei hanno fatto lo stesso, prima abbiamo approcciato con superficialità e poi abbiamo adottato misure di sicurezza severe”.

Cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi giorni?

“Il decorso del virus è quello già indicato in passato, bisogna raggiungere il picco, forse ci saranno anche più picchi, probabilmente uno al nord e uno al sud, sarà a scalare solo se le misure di contenimento reggeranno. La cosa che rilevo è che il tasso di letalità è molto più alto rispetto alla Cina, ci attestiamo al 10-12% ed è un pò allarmante. Ci sono diverse ipotesi per spiegare questo dato. O che il virus sia diventato più aggressivo o le misure di contenimento all’inizio non sono state all’altezza, indubbiamente ci siamo trovati impreparati, come la maggior parte del mondo, non è solo l’Italia”.

Il Governo sta facendo il massimo o c’è altro che si potrebbe fare?

“Difficile dare valutazione politica, stiamo chiaramente facendo il massimo ora, al nord ormai siamo arrivati allo stremo. Poi credo che si debbano fare più tamponi a tappeto, come in Corea e ora in Veneto, può essere sicuramente una buona via. Però mi chiedo, abbiamo le attrezzature per farlo? Ecco una cosa voglio dirla, i tamponi andrebbero fatti a tutti i sanitari. Concepisco poco che non vengano effettuati tamponi a tappeto a coloro che stanno lottando in prima linea come medici, infermieri e operatori sanitari”.

Sono state rinviate tutte le manifestazioni sportive, anche Europeo e Olimpiadi, ma il mondo dello sport l’ha capito troppo tardi?

“Siamo all’assurdo. Bisognava interrompere prima il campionato e la Champions League. L’ho detto un mese fa, però mi presero per eretico. Non l’avevo detto per creare allarmismo, semplicemente mi rendevo conto che si andava avanti nello sport quando l’ambiente sociale veniva travolto come uno tsunami dal virus. Al di là dei fatti economici oggi come oggi non ha più senso logico giocare. Non ha senso logico e civico pensare al calcio, le cose devono essere rimandate. Pensate che con l’Italia ridotta in questa maniera si possa ancora pensare di giocare? In questo momento la priorità è un'altra, il resto ha poco senso. Anche sulla ripresa degli allenamenti, devono decidere i medici sociali delle squadre, devono creare ambienti di sicurezza per staff e giocatori”.

Secondo lei realisticamente sarà possibile tornare in campo?

“Non lo so, la speranza è l’ultima a morire. Ma aspettiamo giorno per giorno e vedremo se la linea del fuoco decresce. Noi naturalmente ci alimentiamo di speranza, ma che possa esserci una data specifica lo dubito”.

di Antonio Vitiello