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Serafini: "Questo Milan è da podio. Maldini sa prendersi responsabilità e ci mette la faccia"

ESCLUSIVA MN - Serafini: "Questo Milan è da podio. Maldini sa prendersi responsabilità e ci mette la faccia"MilanNews.it
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martedì 24 novembre 2020, 20:00ESCLUSIVE MN
di Manuel Del Vecchio

Per commentare il momento del Milan, reduce dalla grande vittoria di domenica sera contro il Napoli, la redazione di MilanNews.it ha contattato il noto giornalista sportivo di fede rossonera Luca Serafini. Queste le domande e le risposte: 

Vittoria per 3-1 in trasferta contro un avversario temibile come il Napoli, il Milan è davvero lanciatissimo. Cosa l’ha convinta di più della prestazione dei rossoneri? “Direi l’ennesima conferma del fatto che il Milan sia una squadra, come da molti mesi a questa parte. È inconfutabile che Ibrahimovic faccia la differenza, ma questa squadra che nel 2020 senza Ibra ne ha vinte 7 e pareggiate 2 dimostra di avere una base molto solida, un’organizzazione e uno spirito che gli permette di venirne fuori anche in partite non facili come quella di Napoli. Questo credo che sia uno dei segreti della continuità dei risultati: 20 partite in Italia senza sconfitte, la lunga serie accumulata prima della partita con il Lille è una dimostrazione concreta di questo”.

E infatti il Milan ha vinto anche senza mister Pioli in panchina. Non crede che sia stata un’assenza un po’ sottovalutata all’esterno? “Anche nei giorni scorsi ho scritto che non capivo dove fosse lo svantaggio nel non avere Osimhen, che è un buonissimo giocatore, rispetto al fatto che al Milan mancasse tutta la panchina. È anche vero che una squadra professionistica conosce lo spartito, sa cosa deve fare e ha rispetto anche per chi è andato in panchina al posto di Pioli. I vantaggi e gli svantaggi si sono azzerati, soprattutto quando durante la partita Ibrahimovic è dovuto uscire per infortunio”.

Si dice che durante il match Theo sia stato spronato dai compagni a puntare Bakayoko, già ammonito… “È un aneddoto di spogliatoio… Non è stata una vera e propria richiesta, ma Theo è stato avvisato del fatto che Bakayoko è irruento e che con la sua potenza avrebbe potuto metterlo davvero in difficoltà. Ma queste sono cose tattiche di campo, ad esempio Bakayoko e Koulibaly puntavano il lato di Saelemaekers e Calabria perché fisicamente non c’era confronto. Sono quegli stratagemmi di campo che si usano spesso”.

Continuano ad arrivare risposte positive da chi subentra, domenica è stato il turno di Hauge. Le piace questo ragazzo? “Mi è piaciuto molto e mi piacciono molto le referenze su di lui. Se ti dicessi che lo conosco come giocatore direi una bugia. Però so per certo che il Milan lo ha seguito per parecchio tempo prima della partita di San Siro contro il Bodo/Glimt. Hauge dimostra la grande metodicità e la grande professionalità con cui si allenano i nordici. Hanno meno problemi di ambientamento, sono più abituati ad entrare in una realtà che non conoscono senza avere particolari problemi. Poi Hauge è uno che ha giocato 60 minuti con la maglia del Milan e ha già fatto due gol”.

Pensa che giovedì lo vedremo partire da titolare? “Credo proprio di sì. Tra l’assenza di Ibra, Leao, Saelemaekers acciaccato e la condizione precaria di Rebic credo proprio che uno dei due ruoli sugli esterni sarà occupato da Hauge”.

La coppia Bennacer-Kessie è fra le migliori del campionato? “Mi hanno riferito che diversi colleghi si sono espressi dicendo che Kessie, Bennacer e Calhanoglu costituiscono uno dei centrocampi più forti d’Europa. Io sono d’accordo, come rendimento, continuità e come mix è tra i più forti d’Italia. A me piace molto anche quello della Lazio con Milinkovic, Luis Alberto e Leiva. Anche quello dell’Inter è molto forte con Sensi, Barella e Vidal, ma come continuità, rendimento e forza intrinseca dei tre sicuramente il trio formato da Bennacer, Kessie e Calhanoglu è il più forte del campionato”.

Quindi mi pare di capire che è soddisfatto di come il Milan si sia mosso sul mercato in estate: “A me era piaciuto anche quello dell’estate scorso e quello di gennaio, che ci ha portato Ibrahimovic, Kjaer e Saelemaekers. Poi vedo che nella scoperta di talenti come Hauge e Leao hanno avuto occhio lungo. Il portoghese ha grandissimi colpi e grandissime potenzialità, se si applicherà in maniera coscienziosa potrà diventare davvero un grande giocatore. Io non ho mai avuto dubbi su Paolo Maldini, e mi ha sempre fatto ridere di chi parlava di inesperienza. Nella storia del calcio mondiale un paragone con la famiglia Maldini che ha legato il suo nome ad un club per 70 anni, prima con Cesare, poi con Paolo e ora con Daniel, non esiste. Una persona che vive il Milan da così tanti anni non può non conoscere le pieghe e le sfumature dell’ambiente. Poi ognuno è fatto a modo suo e potrà fare i suoi errori, perché il ruolo del dirigente è diverso da quello del calciatore, ma sulle capacità di Maldini di gestire un rapporto fra squadra e società, rapporti di mercato e nell’affermarsi come uomo rispettato e affidabile non ho mai avuto dubbi, neanche per un secondo. Mi sorprendevano le critiche sperticate che gli venivano fatte. Maldini non è un uomo di rappresentanza come possono essere Zanetti o Nedved, vuole delle responsabilità, se le sa assumere, mette la faccia”.

In tempi non sospetti lei ha parlato più volte di un Milan da podio: “Io sono sicuro che il Milan in campionato perderà poche partite perché è una squadra solida che non si scoraggia. Due settimane fa il parziale fra la partita col Lille e l’inizio di quella con il Verona era di 5-0, poi i rossoneri si sono scatenati e contro gli scaligeri hanno avuto una reazione da grande squadra, avrebbero meritato la vittoria. Questa è stata l’ennesima dimostrazione che c’è un’organizzazione. Sono convinto che quando in quel famoso giorno di luglio la proprietà annunciò la conferma di Pioli rinunciando al progetto Rangnick non si è fatta ammaliare dalla serie post lockdown, evidentemente ha avuto delle prove tangibili che questa comunione fra Pioli, lo spogliatoio, ibra e Maldini stesse portando a qualcosa di concreto. Mandare via Pioli avrebbe significato rinunciare anche a Maldini e Massara. Se la proprietà fa quella scelta, loro sono uomini freddi, uomini che si basano sui numeri, è perché hanno capito che nello spogliatoio era cambiato qualcosa e sarebbe stato un delitto ricominciare da zero. Si dice che l’obiettivo è la Champions, ma secondo me bisogna alzare l’asticella. Via la parola quarto posto, iniziamo a parlare seriamente di podio, di primi tre posti. Poi più va avanti vedremo se il sogno scudetto potrà essere coltivato fino alla fine. Le statistiche parziali ormai sono stucchevoli, ci vogliono campionati interi in cui tu sei da posizioni alte, non gli spezzoni. Se a maggio arrivi senza avere nulla non serve a niente”.