LA LETTERA DEL TIFOSO: "28 maggio 2003: quel tifoso sono io" di Federico

28 maggio 2003. Chi era quel tifoso con la maglia di Maldini, in piedi dietro una delle due porte di Manchester, nel mitico Old Trafford che, però, francamente, quel giorno non era più bello del nostro San Siro?
Quel tifoso ero io, a fianco dei miei due fratelli, partiti da Milano dopo aver prenotato i biglietti e il volo prima della semifinale di ritorno con l'Inter. Mio fratello grande che, dopo il rigore di Sheva, allarga le braccia tipo Anthony Davis e butta la testa all'indietro. Mio fratello piccolo, che urla durante i rigori stringendo una sciarpa del Milan. Ero io, con la maglia di Maldini, entrato all'Old Trafford dopo un pomeriggio passato tutto nel parcheggio dello stadio.
Quel giorno, davvero, realizzavo il sogno della vita. Cominciato, penso, nel 1983, prima partita, Milan 0 Napoli 2, due gol di De Rosa. Risento il profumo, la vista, i colori, la meraviglia che si avvertiva entrando al secondo anello, di un bambino di 10 anni. Ricordo poi l'arrivo di Hateley, il cuscinetto con la bandiera inglese e la faccia di Mark, comprato da mia mamma al mercato di paese, che mi ha seguito ovunque, perso durante la sfida scudetto con la Roma di Capello, nel 2004. Ricordo il Mundialito di Milano, portato da mio zio Rino, lui, davvero, artefice massimo della mia passione calcistica.
Ricordo il disegno del gol di Hateley nel derby, fatto riproducendo le vignette del Giornalino, che mandavo a mio fratello per posta, durante il suo servizio militare. Ricordo l'arrivo di Sacchi e mio zio che mi portava a vedere le partite negli ultimi 20 minuti, quando le porte si aprivano e si entrava, gratis, nel parterre dietro la porta. Ricordo l'arrivo di Gullit, il cappellino con le trecce, è ancora in cantina. Ricordo il pomeriggio, unico, alla radio, per il Napoli Milan dello scudetto. Ricordo la sera della festa di San Siro, dopo Como Milan, io, mio papà e i miei fratelli.
Cos'era San Siro quella sera? Ricordo il pomeriggio del replay di Stella Rossa Milan, con la versione di latino rimandata per ore, per vedere una partita interminabile e incancellabile, con la palla entrata metri nella porta slava e non vista dall'arbitro. Ricordo la sera di Barcellona, la vittoria della prima coppa campioni, tutti in strada a festeggiare. Ricordo la prima supercoppa europea con il Barcellona, il gol di Evani, San Siro avvolto da una nebbia fittissima che scompariva dentro lo stadio. Ricordo la notte di Tokyo, la sveglia per vedere all'alba la coppa intercontinentale, quella bella, non la coppa venuta dopo, con le trombette giapponesi assordanti.
Ricordo la finale di Monaco di Baviera, andato in macchina con mio fratello grande e mio zio, una tirata immensa, un dolore enorme, ma cos'era tutto il settore rossonero che cantava AZZURRO di Celentano? Ero con mio papà in cima al terzo anello inaugurato quando Rui Barros ci portava via la coppa italia nel 1990. Ero con mio papà e mio fratello dentro il Ferraris, in una gita domenicale improvvisata dopo la messa, quando qualcuno si portava via la vita di un giovane ragazzo, i fumi dei lacrimogeni della polizia, la fuga a mezzanotte con la gente che voleva assalirci.
Ero vigile del fuoco di servizio volontario quando Papin segnava nel derby vinto, dietro la porta, con l'elmetto calato in faccia per non farmi vedere esultare, prima di andare sul dischetto del rigore, nell'intervallo, per ammirare quel muro di gente dietro la porta, impossibile tirare un rigore. C'ero quando Van Basten segnava 4 gol al Goteborg in champions e c'ero quando ci salutava tutti con un giacchetto di camoscio durante un Milan Juventus del Trofeo Berlusconi di agosto, davanti a 80.000 persone. Oggi ho davvero voglia di ricordare, l'elicottero di Silvio prima della partita, il pendolino di Mosca, le trasmissioni di Gianni Brera. Poi c'è stata Manchester, che ha chiuso un cerchio, con mio papà che, saltando sulla sedia, grida a mia mamma TORNANO CON LA COPPA.
Dopo Manchester c'è stata Istanbul, il sole del pomeriggio cocente e la notte gelida, sempre nella stessa maglietta di Maldini. Dopo c'è stato tanto altro, fino al 29 agosto 2009, Milan Inter 0 a 4. Tornerò allo stadio, quando i figli cresceranno, certamente. Non penso però che risentirò più quel profumo, quei colori, quella meraviglia che si apriva al secondo anello, entrando. Oggi è in corso qualcosa di molto più grande e grave e il calcio può e deve aspettare.
Ma, chi parla di calcio, sa davvero cosa ha rappresentato il calcio nella vita dei tifosi veri? Il calcio si intreccia ai miei sogni di bambino, ai ricordi dei genitori e dei fratelli, il calcio si è davvero fuso con la mia vita.
Ero io quel tifoso di Manchester.
Che bello poter ricordare cosa è stato il calcio per tutti noi!
Federico
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