acmilan - Shevchenko: le mie emozioni rossonere

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© foto di Federico De Luca
giovedì 2 aprile 2020, 17:30Le Interviste
di Manuel Del Vecchio
fonte acmilan.com

Un nuovo passo della carriera, l'impatto con il calcio italiano all'età di 22 anni: Andriy Shevchenko parte dall'inizio, dal 1999, e ripercorre alcuni dei momenti più belli della sua indimenticabile esperienza in rossonero. Il primo allenatore, Alberto Zaccheroni, che lo aiutò ad adattarsi nel modo migliore a un nuovo campionato. Poi i primi trofei, personali e di squadra, la conquista dell'Italia e dell'Europa. Sempre a suon di gol. "La vittoria dello Scudetto in casa contro la Roma è uno dei miei ricordi più belli - ammette Sheva -, un giorno semplicemente indimenticabile. Così come la consegna del Pallone d'Oro davanti ai tifosi rossoneri durante la stagione successiva. Poterò sempre l'Italia e Milano nel mio cuore".

"Rosso e Nero. Questi colori saranno sempre nel mio cuore. Sono i colori della squadra che mi ha dato tanto. Quella che mi ha portato a vincere una Champions League, aiutandomi poi a conquistare tutto nel calcio. Il Milan mi seguiva già due anni prima che tutto iniziasse e avevo la chiara concezione di come le cose funzionassero. La popolarità del calcio italiano a quel tempo era enorme, soprattutto per squadre come Juventus, Milan, Roma e Napoli: le squadre al comando in quegli anni e con i giocatori migliori. Avevo 22 anni ed ero pronto per il prossimo step della mia carriera. Mettermi alla prova nel campionato più impegnativo, giocare contro le squadre più forti del mondo. All’inizio ho fatto fatica ad adattarmi. L’allenatore di allora, Alberto Zaccheroni, fu molto importante per iniziare bene la mia avventura al Milan. Era molto intelligente e un ottimo allenatore con cui avevo un bellissimo rapporto. Mi ha introdotto al calcio italiano in modo perfetto. Non ero sempre fra i titolari ma ho sempre giocato. Col tempo ho acquisito più sicurezza e una delle mie prestazioni migliori durante la mia fase iniziale in Italia è stata contro la Lazio, a Roma. Avevamo pareggiato 4-4 e io avevo segnato una tripletta. Non potevo chiedere di più dalla mia prima stagione. Ho puntato molto in alto anche se non avevamo fatto un gran campionato visto che la squadra era in fase di ricostruzione. Stavo benissimo, diventando subito il miglior marcatore nella mia prima stagione. Vincere la classifica cannonieri nella stagione d’esordio è molto difficile. Ovviamente ero felice, ma volevo ottenere di più insieme alla squadra. Non vedevamo l’ora che iniziasse la stagione successiva.

La seconda stagione fu molto difficile per noi perché avevamo un nuovo allenatore, ma nonostante questo ho avuto un’annata fantastica. Mi sentivo al top e giocavo bene, segnando di nuovo 24 gol. L’unico problema è che alla fine non avevamo vinto niente.

L’anno in cui vincemmo lo scudetto fu una contesa fra Juventus, Milan e Roma. Eravamo le tre in corsa per il titolo. Alla fine del girone d’andata penso fossimo secondi, 7 o 8 punti dietro la Roma. Avevamo una gara fondamentale all’Olimpico e siamo riusciti a vincerla. Poi nel giro di una settimana abbiamo accorciato le distanze, eravamo dietro di un solo punto. Poi nel giro di un mese li staccammo di 4 o 5 punti. Quei due mesi di gennaio e febbraio furono estremamente positivi per noi, giocavamo davvero bene. Vincere lo scudetto a San Siro contro la Roma che era la diretta concorrente fu semplicemente un giorno indimenticabile. Ricordo quanto fosse speciale vedere i tifosi del Milan allo stadio festeggiare quella grande squadra. È stato sicuramente uno dei momenti più belli della mia carriera.

Puntavo al Pallone d’Oro da molto tempo ed ero andato vicino a vincerlo e, alla fine, me lo sono meritato. Mi avevano votato per quello che avevo fatto vedere in quella stagione, quindi è stato un anno speciale per me. È stato molto emozionante, ma ancora di più quando la partita successiva in casa, dopo aver vinto il Pallone d’Oro, mi fu consegnato a San Siro davanti ai tifosi rossoneri. Il numero di tifosi presenti allo stadio quel giorno non lo dimenticherò mai. Milano è molto speciale per me, è la mia seconda casa. Perciò gli otto anni che ho passato lì mi hanno avvicinato molto al popolo italiano. Porterò sempre l’Italia con me, non solo per quello che ho vinto e gli obiettivi raggiunti, ma in generale grazie al mio rapporto con gli italiani e i tifosi. Soprattutto i tifosi del Milan".