Fernandes (ex all. giov. Sporting Lisbona) su Leao: "Dimenticò il passaporto prima di un torneo: volevo prenderlo a schiaffi. Può arrivare a 15 gol"

Fernandes (ex all. giov. Sporting Lisbona) su Leao: "Dimenticò il passaporto prima di un torneo: volevo prenderlo a schiaffi. Può arrivare a 15 gol"MilanNews.it
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sabato 22 gennaio 2022, 15:48Le Interviste
di Pietro Andrigo

Intervenuto ai microfoni della Gazzetta dello Sport Tiago Fernandes, allenatore delle giovanili dello Sporting Lisbona ai tempi di Leao, ha parlato del portoghese. Queste le sue parole: “Il club voleva liberarsene. Era poco aggressivo, svogliato, così lo presi sotto la mia ala. Vi racconto un episodio. Eravamo al check in, pronti per andare a Cape Town in tournée, ma al momento dell’imbarco Leao si accorge di aver dimenticato il passaporto. Noi increduli. Avrei voluto tirargli due schiaffi”. Com’è finita? “È rimasto un giorno lì da solo!”

Sui gol che potrebbe segnare.

“Può arrivare a 15. È uno dei ‘99 più forti in circolazione. A gennaio 2020 ho parlato con Pioli a Milano e gli ho detto che per me Rafa è un numero 9. Il suo ruolo ideale. Oggi fa l’esterno, è vero, ma davanti potrebbe essere devastante. Velocità, movimenti giusti, gran tiro…”. 

Su Leao da 9.

“Dipende dal sistema. Lo vedo bene con Ibra. Con quel dribbling è come schierare un uomo in più…”. 

Pioli l’ha paragonato a Henry, è d’accordo? 

“Un po’ gli somiglia, soprattutto quando parte dall’esterno. Salta l’uomo e crea superiorità. Certo, Titì era uno da 30 gol a stagione…”. 

Domenica c’è la Juve, vecchi ricordi.

“La miglior partita mai giocata sotto la mia gestione. Ottobre 2017, gironi di Youth League, andiamo a Torino e vinciamo 4-1. Leao segna due gol, si guadagna un rigore e sforna anche un assist. A fine partita mi ferma Nedved e si complimenta. Dice che la squadra è ottima, che abbiamo vinto con merito, poi si sofferma su Leao. ‘Quel ragazzo è davvero forte’, ammette. Aveva ragione”. 

Avvenne prima o dopo l’ansia del Sud Africa?

“Dopo. Come fai a dimenticare un documento, dai. Noi partimmo, lui rimase da solo in aeroporto. Non dormii per tutta la notte, lo chiamai una decina di volte. Il giorno dopo, quando ci raggiunse, gli spiegai che certe cose non si fanno. Gli voglio un bene dell’anima, anche perché immaginate come andò a finire…”. 

Migliore in campo alla prima del torneo?

“Esatto. Leao è fatto così. E a distanza di anni mi piace pensare di averlo messo sulla strada giusta. Gli dicevo di non fermarsi, di avere ‘fame’, di non perdere palla dopo un contrasto e non mollare. Cose che fa anche Pioli. Ne abbiamo parlato a lungo, lui ha molta fiducia”. 

Lei ce l’ha sempre avuta.

“Lo chiamavo il ‘Leone’, ma per farlo rendere meglio gli mettevo contro dei centrali tosti. A gennaio 2017 lo Sporting acquistò Demiral, oggi all’Atalanta. Io allenavo la squadra B e Merih si aggregò con noi per un po’. Gli dissi di marcare stretto Rafael”. E come andò a finire? “Leao venne nel mio ufficio e si lamentò della marcatura. Chiese di schierarlo con lui, ma gli risposi che sarebbe migliorato solo così”. E oggi si vede.