MN - Taveggia: "Nel Milan attuale troppi galli nel pollaio"

MN - Taveggia: "Nel Milan attuale troppi galli nel pollaio"MilanNews.it
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
martedì 14 aprile 2020, 19:00Le Interviste
di Pietro Andrigo

Intervenuto ai microfoni di Milannews.it Paolo Taveggia, ex direttore organizzativo del Milan dal 1986 al 1993, ha parlato dell'attuale situazione del Milan. Questa la domanda e la risposta: 

Facendo un salto avanti di quasi 20 anni, invece, il Milan gioca in ben altri palcoscenici e non si vede l'ombra di una stabilità a livello societario: qual è il male oscuro dei rossoneri?

"Io parto da un concetto che non è legato strettamente all'attualità, ma è legato al modo di organizzare le cose. Posso dire solo una cosa. Posso dire che se fossi stato io a dover pensare ad una ripartenza del Milan avrei certamente coinvolto Maldini e Boban, anche se non è un problema di nomi, però avrei messo a disposizione persone con una grande esperienza, che non avrebbero mai fatto loro ombra, ma che avrebbero permesso che Maldini e Boban non andassero allo sbaraglio. Per fare un esempio, un soggetto alla Ramaccioni, alla Braida, ma anche alla Paolo Taveggia, per stargli a fianco e imparare ciò che non si può imparare in 5 minuti. Io ho imparato tantissimo da Ramaccioni e non mi ha mai fatto ombra. Seconda cosa, non mi è mai piaciuta l'idea e non ho mai creduto che si potesse costituire una società ex novo andando a prendere un puzzle di soggetti, magari anche bravi ognuno nel proprio settore, mettendoli insieme e sperare che tutto funzionasse perfettamente. Quando entrai al Milan ci conoscevamo tutti tra di noi, soprattutto lavorativamente tra noi. Com'è stato fatto, invece, si rischia di mettere più galli nello stesso pollaio. Se in una società di calcio non funziona la società, puoi avere anche Gesù Bambino in campo, ma non vinci. Prendo il mio esempio: quello che ho fatto io, mica me lo sono inventato. Se quella sera non avessi potuto prendere l'aereo di Berlusconi e farlo andare a prendere Troost, Gullit non avrebbe giocato. Non è mica merito mio. Poi c'è un altro aspetto: secondo me il Milan deve mantenere la milanesità in società. Non so come, ma non si può far sì che due squadre come Milan e Inter siano diventati come gli Harlem Globetrotters. E' il modello di business tipicamente americano. Io gli americani li adoro e ho vissuto in USA per due anni, però hanno un enorme difetto: ovvero pensano che il loro sistema, di qualsiasi campo si stia parlando, sia applicabile a livello universale. Non è affatto così, noi in Italia abbiamo una nostra cultura, un nostro modo di vivere, di pensare. Se uno non si mette nella logica di costruire un modello di business tenendo in considerazione questi aspetti, non si va da nessuna parte".