Il Milan si impone sul Parma, ma non spaventa. Sembra quasi che chiunque venga a S.Siro convinto di poter vincere. Inzaghi: urge un cambio netto di rotta.

Il Milan si impone sul Parma, ma non spaventa. Sembra quasi che chiunque venga a S.Siro convinto di poter vincere. Inzaghi: urge un cambio netto di rotta.
© foto di Giulia Polloli
lunedì 2 febbraio 2015, 07:36Milanello in rosa
di Giulia Polloli

Non deve essere stato tutto rose e fiori, per Donadoni, sapere di non poter schierare Paletta, proprio perché già ceduto all’avversario di giornata a meno di ventiquattro ore dalla fine del mercato. Che il Parma abbia molte problematiche da risolvere, al di là della mera posizione in classifica, è ormai chiaro. Donadoni non si scompone, come sempre, cerca di fare di necessità virtù. Affronta il Milan a testa alta e a tratti riesce anche a far crollare i sogni di rimonta rossoneri, quando per diversi minuti il Parma si impossessa del’area presidiata da Diego Lopez, ancora una volta poco bello da vedere, ma di una concretezza disarmante. Il Milan torna alla vittoria, parola che da troppo tempo mancava in casa rossonera. Inzaghi raggiunge la sala stampa con il sorriso sulle labbra. Dopo la sconfitta contro la Lazio, in Tim Cup, l’allenatore chiamava a gran voce la vittoria, a prescindere da come la si sarebbe ottenuta. La chiamata questa volta ha avuto risposta. Il Milan non ha brillato, ma almeno è stato assolutamente concreto, complice anche, come capita ultimamente, al serata positiva di Menez, ancora una volta determinante per il destino rossonero. L’ingresso di Destro in formazione dal primo minuto, era quasi scontato. Che Inzaghi avesse ormai optato per un modulo più equilibrato, era altrettanto annunciato. E così ecco che l’ultimo arrivato a casa Milan, quasi senza nemmeno disfare le borse, viene buttato in mischia, dove peraltro ben si muove. Lui e Cerci, ma anche con Menez e Honda, si cercano e si trovano. Non riuscirà a violare la porta, ma almeno ha creato qualche scompiglio in area. Cerci si propone su entrambe le fasce, addirittura spodestando la preferita di Honda, che così si trova relegato al ruolo di quasi comparsa per buona parte della partita. Permangono i dubbi relativi al centrocampo. L’assenza di Montolivo e De Jong fa propendere ad Inzaghi (non che avesse tante altre opzioni) per lo schieramento di Poli e Van Ginkel, che tutto sono fuorchè interditori e fini costruttori per la manovra rossonera. Addirittura Van Ginkel è stato sotituito nella ripresa, con Essien che, quantomeno, fa sentire la sua fisicità ad un Parma che dopo i primi quarantacinque minuti cala vistosamente. Donadoni ha perso uomini e fiducia, la squadra però ha un’idea di gioco che, di tanto in tanto fatica a mettere in atto per mancanze tecniche. Nonostante la vittoria il Milan non ha ancora convinto. Inzaghi predica calma, questa volta senza citare Ferguson e i lunghi tempi occorsi al collega per imporsi nel suo calcio, anzi. La felicità per la vittoria lo rende addirittura più disteso in volto, sembra tornato l’Inzaghi che conoscevamo da giocatore, quando magari era reduce da un gol importante.

Parla di futuro, di rinforzi, del fatto che non chiederà più nulla alla società che, a detta sua, lo ha accontentato mettendogli a disposizione i giocatori che voleva. Era ufficiale anche Paletta, ormai, che lemme lemme ha attraversato la zona mista senza fermarsi, ma suscitando i dubbi, poi confermati, sulla sua prossima presenza fissa in quel di S. Siro. Lo stadio ha riaccolto con un abbraccio il guerriero Nocerino, che dopo il gol non ha esultato stracciandosi le vesti. Gesto ripagato dal coro che la Curva intonava al suo ingresso in campo. Chapeau per un ragazzo che ha semplicemente lasciato un buon ricordo e che non ha mai rinnegato la sue esperienza in rossonero. Era la serata degli ex, così anche Zaccardo, vista la moria di interpreti in difesa, è stato rilanciato in campo. La sua volontà di rimanere in rossonero è stata premiata con il gol che ha chiuso la partita, dopo lo show di Menez, sia dal dischetto che sulla bella azione creata nel raddoppio. Questi, però, possono essere solo piccoli spunti per il tecnico rossonero. Da qui riparta a lavorare per dare un’anima e un’idea alla squadra. Lo stadio si ferma e fischia quando, nella ripresa, si alza il cartello luminoso che richiama alla base Destro e fa entrare sul campo Muntari. Evidentemente il cambio è stato inteso ocme la voglia di chiudersi ad attendere il fischio finale. Pazzini, difatti, entrerà solo per l’ennesimo spezzone di partita che, con il risultato ormai in ghiaccio, non ha molto altro da offrire. Sabato sera contro la Juventus, Inzaghi spera di poter recuperare qualche importante pedina, visto che anche Destro, ammonito, non potrà essere della gara che avrebbe segnato la personale rivincita contro la Juve, con ancora la maglia giallorossa fresca nei ricordi. Ma, purtroppo, per quanto la partita allo Stadium evochi ricordi di duelli epici, tra due delle protagoniste più blasonate del calcio, non è la Juventus l’avversario da mettere nel mirino. I tre punti sono vitali ma, per il bene del Milan, è meglio pensare a concentrarsi passo dopo passo, senza effettuare voli pindarici. Perché vincere con la Juve e magari faticare contro Parma, Empoli o Cesena, non porta a nulla. Facile preparare le partite importanti, lo aveva detto anche Inzaghi dopo la gara contro il Real, il difficile viene quando sul tuo campo arrivano formazioni che di te non temono più nulla. Perché, purtroppo, a S. Siro, si ha la sensazione che qualsiasi avversario arrivi con la convinzione di poter vincere. Facile.