Colombari a cuore aperto: "Costacurta mi ha salvata. Non sono una super mamma, ma una che ha chiesto aiuto"

Colombari a cuore aperto: "Costacurta mi ha salvata. Non sono una super mamma, ma una che ha chiesto aiuto"MilanNews.it
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
Oggi alle 21:30News
di Antonello Gioia

Martina Colombari, ex Miss Italia, conduttrice e moglie di Alessandro Costacurta, si è rivelata a 'Belve', programma su Rai2: "Non sarei stata - ha dichiarato - un gigante senza di lui. Un anno fa è stato lui a costringermi a farmi curare, ero arrivata a un livello in cui non stavo bene. Lui mi ha salvata. Ero piena, non ce la facevo più".

A metterla in difficoltà, oltre alle varie peripezie della vita, la questione legata al figlio Achille: "Dai primi anni di Achille capii che qualcosa non andava, non stava alle regole. Il suo essere ‘diverso' l'ho capito. Non poteva solo essere il ragazzino birichino. Sono successi eventi prima che si desse un nome a quella cosa, la ADHD. Due anni fa gli è stata diagnosticata, ma non produce abbastanza dopamina, rimane un argomento tabù. Non è un disturbo che guarisci con una medicina. Non sono una super mamma. Sono una mamma che ha agito con il cuore, che ha chiesto aiuto. Si trattava di mettere in sicurezza nostro figlio, da se stesso e dagli altri, anche con scelte dolorose. Ma se tu hai un figlio con un tumore, gli fai fare la chemioterapia e se hai un figlio che ha degli episodi psicotici o un malessere e non sai come poterlo aiutare, devi farlo fare a chi ne è competente. Lo abbiamo tutelato. La spettacolarizzazione del dolore non ci appartiene, abbiamo continuato ad avere la nostra vita. Sono percorsi lunghi".

Con Costacurta, però, il legame c'è sempre stato: "Ho fatto soffrire poco in amore. Ho sofferto perché nella relazione con mio marito, prima che ci sposassimo, ci separammo. In quell'annetto abbiamo vissuto due storie diverse, ero con un imprenditore romano, e quando ho avuto un grosso problema mi ha aiutato Alessandro a risolverlo. E lì ci rimettemmo insieme. Ho sofferto perché mi sentivo in colpa".