MN - Civitarese: "Le aspettative hanno creato una problematica per De Ketelaere"

MN - Civitarese: "Le aspettative hanno creato una problematica per De Ketelaere"MilanNews.it
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sabato 25 marzo 2023, 22:36News
di Filippo D'Angelo

Roberto Civitarese, noto mental coach, ha rilasciato un'intervista a MilanNews.it soffermandosi anche su Charles De Ketelaere“Sicuramente le aspettative hanno giocato un po’ contro, ma attenzione perché nel mondo del calcio, ed è una cosa che evidenzio tutte le volte che ho la possibilità di farlo, si tende ad avere un pensiero minimo. Cioè non si parla di obiettivi ambiziosi, non si parla di risultati eclatanti perché non si vuole creare aspettativa che crea tensione. Ma non è questo il meccanismo. Il primo passo è quello di avere un obiettivo importante, stimolante. Possiamo utilizzare il termine ambizioso. Perché serve un obiettivo del genere? Perché quando mi troverò di fronte a delle difficoltà ho una leva motivazionale per affrontarle, se invece il mio obiettivo non vale la pena è chiaro che di fronte agli ostacoli, mollo. Lavoravo con Saponara quando era arrivato al Milan e l’avevano paragonato a Kaká. Abbiamo affrontato quel tipo di situazione. Poi quel Milan era un Milan che aveva altre problematiche, ma lasciamo perdere. Quindi non è l’aspettativa che ti frega. Se io vado al Milan e ci sono quelle aspettative io giocatore sono gratificato. Non è tanto l’aspettativa, ma è la modalità con la quale io interagisco con questa aspettativa. Sono in grado di reggere la pressione che questa aspettativa mi da quotidianamente? Se il peso è più grande di quello che posso portare è naturale che mi schiacci. Per non farmi schiacciare dovrò attrezzarmi. È chiaro che per De Ketelaere queste aspettative hanno creato una problematica, ma non la risolviamo abbassando le aspettative ma imparando a gestirle. Altrimenti non abbiamo più ambizioni, diventiamo tutti piatti, andiamo a giocare in Serie B e abbiamo risolto la questione".

Continua: "Lavoro con i calciatori da 15 anni, se un calciatore che ha in difficoltà in Serie A viene mandato in Serie B guarda caso farà ancora più fatica. Perché? Perché non c’è quello stimolo. Quindi cosa fare? È complesso da descrivere; per prima cosa deve isolarsi completamente da tutto quello che gli ronza intorno, deve cominciare a focalizzarsi su se stesso. Quando parlo con i calciatori utilizzo lo smartphone. Mi metto davanti e apro la telecamera, dandogli il telefono. Gli chiedo: “Cosa vedi?”. “Te”. Poi prendo il telefono e cambio fotocamera. Cosa vedi? “Me”. Gli dico quindi che devono scegliere che fotocamera utilizzare, perché se utilizzi la fotocamera degli altri sarai sempre dipendente dal giudizio, dal pensiero, dai consigli… Se invece guardi te stesso e inizi fare chiarezza su quali sono i tuoi punti di forza, le tue abilità… Se non ci guardi è come avere una roba nel cassetto. Sono opinioni, a me interessano i fatti, altrimenti non parlerei di neuroscienze. Se questo calciatore è arrivato al Milan vogliamo dire che due direttori come Maldini e Massara hanno gli occhi sotto la suola delle scarpe? Avranno visto qualcosa nel giocatore, no? Altrimenti non avrebbero fatto quell’investimento che hanno fatto. Allora vuol dire che le abilità ci sono, ma sono in quel famoso cassetto. Bisogna, per tirarle fuori, che il giocatore si approcci a questa situazione partendo dalle sue risorse. Poi da lì, punto secondo, si chiede: con queste capacità cosa posso fare? Si crea un obiettivo. E terzo, una strategia. Deve capire come utilizzare le risorse per raggiungere l’obiettivo. Il giocatore deve partire da se stesso, non da quello che dicono gli altri. Anche se gli altri lo fanno ovviamente con buone intenzioni. Chi viene a darti un consiglio lo fa credendo di farti del bene, ma magari ti sta dando un consiglio sbagliato. Questo è il punto. Per questo bisogna ripartire da se stessi. Sto guardando in questo periodo i calciatori in difficoltà, e si dice che è una questione mentale. Lo stesso vale per chi rinasce, come Rashford: è una questione mentale. La partita si gioca lì. Rashford da quando è rientrato dal Mondiale ha fatto quasi un gol a partita, ed esulta toccandosi la testa. L’ha spiegata dicendo che il 95% dei risultati che otteniamo dipende dalla nostra testa. Come lo affrontiamo? Abbiamo gli strumenti per farlo? Purtroppo no, il calcio da questo punto di vista è arretrato. Non si evolve".