Pagni: "Milan, se esiste una proprietà è il momento che si faccia sentire, il calcio è passione non solo numeri"

 Pagni: "Milan, se esiste una proprietà è il momento che si faccia sentire, il calcio è passione non solo numeri"MilanNews.it
mercoledì 28 agosto 2019, 19:24News
di Luca Vendrame
fonte bollettinomilan.wordpress.com

Ecco il pensiero del giornalista di Repubblica Luca Pagni sul suo blog Bollettino Milan:

"Andrea Agnelli, presidente della Juve, rilascia poche interviste. Ma la sua presenza accanto alla squadra è costante ed è una delle sue prime occupazioni, considerato anche il fatto che si tratta di una società quotata in Borsa. Steven Zhang lascia molto spazio, anche nella comunicazione, a Beppe Marotta, di fatto il vero dominus dell’Inter: ma la mano della proprietà si sente, le riunioni importanti per definire le strategie si fanno in Cina e comunque il giovane rampolo della dinastia Suning si fa spesso vedere. James Pallotta passa il tempo per lo più negli Stati Uniti, per seguire le sue attività. Ma quando viene in Italia il suo passaggio non passa mai inosservato, così come non mancano mai polemiche e appelli alla tifoseria. Per non parlare di Urbano Cairo e Claudio Lotito che sono un tutt’uno con le squadre di cui sono proprietari e sono le voci ufficiali di Torino e Lazio. Infine, Rocco Commisso: dopo essere stato vicino a prendere il Milan, il nuovo titolare della Fiorentina – da uomo dei media – punta moltissimo sulla comunicazione, dalla contestazione all’uso della Var al dialogo diretto con i tifosi. Nemmeno lui potrà passare molto tempo a Firenze, ma ha già fatto capire che quando verrà in Italia lascerà il segno. Avete già capito dove vuole andare a parare il Bollettino. In questo lungo elenco di proprietari dei principali club della Serie A, c’è un solo grande assente: la famiglia Singer. E’ vero che sulla carta non sono loro i proprietari, perché la titolarità delle azioni appartiene ai fondi gestiti dal gruppo Elliott. Ma Paul e Gordon Singer ne sono i gestori e – fino a prova contraria – sono loro a prendere le decisioni che contano. Poi ci sono i manager che si occupano della fase esecutiva. Solo che nè i Singer (che non hanno mai rilasciato interviste) nè il loro uomo al vertice del club (l’amministratore delegato Ivan Gazidis (che lo ha fatto solo un paio di volte) hanno scelto di rivolgersi direttamente ai tifosi. Non mancano le voci del club, dal presidente Paolo Scaroni – finora il più presente sui giornali anche perché segue in prima persona il progetto stadio – a Paolo Maldini e Zvone Boban. Ma non è sufficiente. Anche Pallotta gestisce un fondo di investimento, eppure si fa sentire. I Singer, invece, hanno deciso di stare sullo sfondo. Accentuando quel senso di spaesamento dei tifosi rossoneri che nei momenti difficili non sentono vicina la proprietà. Un rapporto impersonale che può funzionare quando si parla di investimenti finanziari, ma non quando si parla di un organismo complesso come una squadra di calcio, dove spesso prevalgono gli umori della piazza, sono fondamentali gli entusiasmi, non vanno sottovalutati episodi simbolicamente negativi come la sconfitta di domenica a Udine. Tra l’altro, Elliott è inseguita dall’immagine di un fondo che non vuole restare a lungo: per il tifoso anche 4-5 anni sono pochi, non ha tempo di legarsi e di creare un rapporto che deve essere al limite della familiarità. Rimane sempre una proprietà di passaggio che “usa” il Milan per ricavarne un interesse. Certo, se il progetto Milan avrà successo ci guadagneranno entrambi: la proprietà farà una plusvalenza, il tifoso vedrà arrivare una vittoria o comunque potrà seguire una squadra di ritrovato valore. Ma arrivando da una decina d’anni di purgatorio, di cui sei senza Champions, i tifosi del Milan possono accettare un progetto che preveda un’altra attraversata del deserto a patto che ci sia almeno qualcuno che si prenda la responsabilità di spiegare il nuovo sacrificio. In altre parole: forse, è venuto il momento – dopo gli anni di decadenza berlusconiana e il disastrato anno cinese – di non limitarsi soltanto a dire abbiamo le mani legate dal fai play finanziario. Altrimenti rimarrebbe l’impressione di una pura operazione finanziaria. Perfettamente legittima, ma appassionare i tifosi è un’altra cosa."