27 dicembre, il ritorno di Ibra al Milan: cambia la data del Natale rossonero. In tre anni Zlatan ha ribaltato tutto

27 dicembre, il ritorno di Ibra al Milan: cambia la data del Natale rossonero. In tre anni Zlatan ha ribaltato tuttoMilanNews.it
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martedì 27 dicembre 2022, 20:00Primo Piano
di Manuel Del Vecchio

Il 27 dicembre di 3 anni fa, era il 2019, è un giorno da marchiare in rosso sul calendario di tutti i tifosi rossoneri. Il ritorno di Zlatan Ibrahimovic in rossonero ha segnato la rinascita sportiva di un club che sembrava destinato a rimanere a lungo in un fastidioso limbo.

Tre anni di Ibra-bis, tre anni in cui chi è a Milanello e a Casa Milan ha capito cosa vuol dire indossare la maglia rossonera, giocare in un San Siro infuocato e soprattutto cosa vuol dire vincere. Fin dalla conferenza di presentazione Zlatan ha messo le cose in chiaro: "Non vengo come una mascotte, per stare accanto al Diavolo e ballare. Sono qui per dare una mano in campo". E così il Milan, Pioli e i giocatori hanno conosciuto un calciatore diverso, molto più maturo. Sempre esuberante, fuori dagli schemi e accentratore, ma per la prima volta in carriera uomo squadra. Per gran parte della sua carriera è stato un campione tra tanti campioni, quel giorno di 3 anni fa è diventato l'unico campione tra tanti giovani. Un punto di riferimento a tutto tondo, un guru da seguire ciecamente. E Ibrahimovic, a 38 anni e dopo un'esperienza in USA, è riuscito a reinventarsi per l'ennesima volta, interpretando al meglio il ruolo che Maldini, Boban e Massara, disperati dopo l'ormai famigerato 5-0 di Bergamo, volevano cucirgli addosso. Il gigante di Malmo si è rimesso in gioco, avendo tutto da perdere: a 38 anni, dopo aver vinto ovunque, chi glielo faceva fare di tornare in Italia per risollevare una squadra che aveva fatto disaffezionare un intero popolo?

In questi 36 mesi Ibra ha risposto dicendo che lo ho fatto sia per amore e riconoscenza verso questi colori e sia per sé stesso: è un animale che cerca adrenalina, ma questa volta con una buona dose di "balance", di equilibrio. Equilibrio che non l'ha fermato, era il calcio post pandemia di luglio 2020, dal dichiarare: "Se fossi arrivato prima il Milan avrebbe lottato per lo scudetto". La reazione di pubblico, anche milanista, e stampa fu unanime: sorrisi e "È sempre il solito Zlatan" come unico pensiero. Quello che ha dell'incredibile è che il Milan da lì a poco è davvero tornato a vincere uno Scudetto, un traguardo sinceramente impensabile fino a tre stagioni fa: la squadra era piatta, avulsa, senza una direzione tattica e tecnica precisa e soprattutto senza mordente. Dalla paura di San Siro al boato continuo che ha accompagnato la squadra fino alla conquista del 19esimo titolo, dalla mancanza di personalità a giocate che sono già entrate nella storia del club, dall'indifferenza tra sconfitta e vittoria al sangue agli occhi per arrivare al traguardo. Non è ovviamente solo merito di Zlatan, ma la scintilla che ha dato il via a tutto questo è stata sua. Provando a ragionare lucidamente su quanto successo al Milan in questi ultimi 3 anni è impensabile non riconoscere ad Ibra una fetta enorme dell'ottimo lavoro generale fatto. Ma anche perché chi altri, a 40 anni e con alle spalle una carriera già leggendaria, sarebbe rimasto sei mesi al fianco della squadra con un ginocchio completamente fuori uso, allenandosi e provando ad aiutare in ogni modo possibile nonostante l'appuntamento settimanale in infermeria per aspirare con una siringa tutto il liquido che si creava all'interno del ginocchio? La risposta è facile: solo Zlatan Ibrahimovic. Ha insegnato ai suoi ragazzi cosa vuol dire soffrire, sacrificarsi, perdere, rialzarsi e vincere, e ora è lì che lavora per recuperare al meglio e continuare la sua missione. L'età avanza e fare meglio di così sembra più che impossibile, ma questo è lo stesso pensiero che avevano tutti tre anni fa, il giorno del nuovo Natale rossonero.