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Bussolati (cons. regionale Lombardia): "Aprire San Siro al pubblico? Si, ma con la giusta percentuale di spettatori e le giuste precauzioni"

ESCLUSIVA MN - Bussolati (cons. regionale Lombardia): "Aprire San Siro al pubblico? Si, ma con la giusta percentuale di spettatori e le giuste precauzioni"MilanNews.it
lunedì 28 settembre 2020, 14:03Primo Piano
di Pietro Mazzara

Il tema stadio, nelle sue sfaccettature, è sempre all’ordine del giorno tra gli addetti ai lavori dei club, ma anche delle amministrazioni comunali e regionali. San Siro, nelle ultime gare di campionato di Milan e Inter, ha aperto alla presenza di 1000 tifosi ma è argomento noto come la Lega Serie A spinga per far si che gli impianti vengano aperti con una capienza vicina al 30%, il tutto per permettere alle società di tornare a incassare anche dalla vendita dei biglietti delle gare. Su San Siro, poi, saranno settimane importanti per quanto riguarda la scelta del progetto vincitore che dovrà poi tramutarsi nel nuovo stadio di Milano. Di queste tematiche ne abbiamo parlato con Pietro Bussolati (nella foto, cortesia di Daniele Mascolo), consigliere di regione Lombardia e membro della segreteria nazionale del Partito Democratico.

Bussolati, sembra che si sia arrivati alla stretta finale per il nuovo San Siro. Siamo davanti ad una potenziale evoluzione del quartiere.
“Bisogna accontentare diversi interessi. In primis quella della zona, che ha bisogno di essere riqualificata da tempo, ma anche quelli delle società che, giustamente, vogliono mettersi al pari dei competitor europei. È anche interesse del comune di Milano di uscire da questa situazione in maniera vincente e migliorativa rispetto a quella attuale. Il sindaco Sala lo ha espresso bene nelle sue ultime uscite sul tema. Serve trovare un progetto che rispecchi queste tre esigenze, visto anche quello che è successo col covid, forse ha senso ragionare su un progetto che abbia una giusta integrazione con il quartiere circostante piuttosto che puntare sulle volumetrie. Se il progetto sarà adeguato, penso che si viaggerà spediti verso la sua realizzazione”.

Dopo mesi a parlare di contrasti tra amministrazioni e società, sembra che ora ci sia un dialogo più fluido. È una sensazione corretta?
“Io credo di sì. A volte si è avuta l’impressione che ci fosse fretta di chiudere un accordo per questioni, si leggeva, legate a possibili cambi di proprietà, soprattutto in casa Milan (vedasi rumors su Arnault ndr). Prima viene l’interesse di Milano e dei milanesi”.

Nelle ultime settimane si sta parlando molto della riapertura degli stadi. Come vede questa ipotesi di allargare la capienza e permettere ai club di tornare ad avere degli introiti da stadio?
“Io credo che, in termini generali, sia giusto ragionare in termini percentuali rispetto agli impianti e non in termini assoluti. La percentuale può e deve essere discussa e ci si deve venire incontro. Lo sport va trattato come un settore imprenditoriale e industriale vero e proprio, quindi va rispettato nella sua natura perché ci sono tanti lavoratori che vivono con lo sport. Io penso che sia giusto procedere verso una dimensione percentuale, sapendo che nei grandi impianti ci possono essere delle criticità che non devono andare a intaccare le linee guida di prevenzione del covid. Serve serietà, pragmatismo e prudenza”.