La partita perfetta dell’AC Milan
Il Milan di Massimiliano Allegri è riuscito nell’impresa di giocare la partita perfetta. È vero, fa un po’ strano parlarne all’indomani della schizofrenica prestazione dei rossoneri a Parma, ma è esattamente così. Peccato che la partita perfetta del Milan si sia sviluppata nell’arco dei 180 minuti (più recuperi vari) giocati contro Roma e appunto Parma.
Di fronte ai giallorossi di Gasperini, infatti, Leao e compagni hanno iniziato il match in maniera timida e impacciata, subendo l’offensiva giallorossa per 40 minuti abbondanti, per poi venirne fuori alla grande con il gol di Pavlovic al tramonto del primo tempo. Dopo l’intervallo ecco il super Milan, con occasioni su occasioni da gol costruite (e sprecate), quindi un nuovo intorpidimento finale e il ritorno della Roma che ha bruciato l’occasione del pareggio con il rigore di Dybala sventato da Magic Mike.
Contro il Parma invece il minuzioso e dettagliato contrario: superlativo inizio condito da un lussureggiante doppio vantaggio; pennichella allo scadere della prima frazione di gioco (vero Estupinan?) e la rete di Bernabè incassata in maniera maldestra; avvio di ripresa in totale narcolessia per i rossoneri; e nel finale la scossa che avrebbe potuto restituire al Milan un successo da primato. Purtroppo però così non è stato. Potrebbe sembrare ingeneroso, ma nelle ultime due partite quella di mister Allegri è stata una squadra a metà: un’ottima mezza gara contro la Roma e un’ottima mezza gara con il Parma. Come però la storia ci insegna, le cose fatte a metà non portano da nessuna parte.
Alibi inconfutabile: le assenze. A questa squadra è mancata come il pane la fisicità e la sapienza tattica di Rabiot, così come l’intelligenza offensiva e la pungente efficacia sotto porta di Pulisic. Ma può bastare questo a spiegare il rendimento dei rossoneri nelle ultime due settimane? Forse no.
La verità è che il Milan ha ancora inevitabilmente in circolo le scorie della scorsa dannata stagione e, per quanto Allegri stia lavorando incessantemente per convincere i suoi ragazzi delle loro potenzialità, ci sta che ogni tanto qualche défaillance - singola o di gruppo - finisca per fare capolino. Confesso che se non ci fosse Max sul ponte di comando sarei un filino angustiato per le preoccupanti ricadute dei ragazzi, ma con lui alla guida vale la pena essere fiduciosi: il processo di maturazione non può che essere lungo, ed è normale che sia così. Piuttosto dovremmo considerare lusinghiera e sorprendente l’ottima resa della squadra negli scontri diretti disputati fin qui, con annessa terza piazza in classifica a due punti dalla vetta.
E allora osserviamo con animo confidente questo Milan in crescita, magari con la speranza che la tassa degli infortuni sia stata saldata e soprattutto che qualcuno dei nuovi acquisti estivi inizi a rendere per quanto è stato pagato. Ogni riferimento a Nkunku, Jashari, Estupinan, De Winter e Athekame è puramente voluto.
di Fabrizio Tomasello.

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