SHEVA SI', SHEVA NO, SHEVA FORSE...
Il mercato del Milan sembra caratterizzato da autentiche "telenovelas" che durano a lungo, sono composte di molte puntate, diventano estenuanti e sembrano non concludersi mai; la più "famosa" e seguita è la telenevola Ronaldinho, iniziata ormai due anni e mezzo fa, piena di colpi di scena e ben lungi dall'essere conclusa; da qualche tempo, però, si è aggiunta la telenovela Shevchenko, forse meno appassionante, soprattutto per il pubblico, che gradirebbe una sua immediata interruzione, ma anch'essa lunga e ricca di sorprese. I fatti sono abbastanza chiari: il campione ucraino, una volta idolo dei tifosi rossoneri, due estati fa decise di dare una svolta alla sua carriera, di fare una "scelta di vita", peraltro ben remunerata da "Paperone" Abramovich e volò a Londra, città che la moglie considerava ben più eccitante della noiosa Milano e in cui i figli della coppia avrebbero potuto studiare l'inglese (a quanto pare priorità della famiglia Shevchenko). Andryi, però, non è mai entrato nelle grazie, nè del precedente allenatore Mourinho, nè dell'attuale Grant, ha giocato poco, segnato ancora meno, ha fatto molta panchina, altrettanta tribuna e ha subito pure l'onta di finire nella squadra riserve; forse ha pagato la nomea di essere il "cocco" del presidente e ciò l'ha messo in cattiva luce anche nello spogliatoio dei blues, agli occhi dei compagni (storia già sentita anche dalle parti di Milanello...). Sta di fatto che, già nell'estate scorsa ma più insistentemente nel corso di questa stagione, si è parlato di un suo ritorno al Milan, evidentemente perchè i figli sono dei geni e hanno già imparato l'inglese, forse perchè Londra è improvvisamente diventata più noiosa e triste di Milano per la moglie Kristen o, più semplicemente, perchè Sheva vuole riaggiornare la favola del "figliol prodigo" e tornare laddove è stato amato e apprezzato per ricominciare da capo come se nulla fosse successo. La società, per bocca del vice-presidente Galliani e, soprattutto, del presidente (ora dimessosi per problemi di conflitti d'interessi ma sempre azionista di maggioranza) Berlusconi, ha sempre dichiarato di gradire il ritorno di Shevchenko, anche se solo con la formula del prestito, ora addirittura trasformata in acquisto a costo zero; dagli altri fronti del "pianeta Milan" vengono, però, segnali poco incoraggianti per l'operazione, non gradita al tecnico Ancelotti e pure ai giocatori, risentiti dalla scelta di Sheva di abbandonare il gruppo due anni fa e, addirittura, disprezzata con sdegno da gran parte della tifoseria rossonera, che considera Shevchenko un traditore che, fra l'altro, ha abbandonato la barca che affondava in pieno periodo di Calciopoli e ha commesso il grosso peccato di baciare un'altra maglia poche settimane dopo essere approdato a Londra, dimostrando ben poca sensibilità nei confronti dei suoi vecchi tifosi che lo avevano sempre adorato.
Insomma l'operazione Shevchenko avrebbe molti contro e pochi pro e allora perchè se ne continua a parlare? Sarebbe importante capire se, al di là dei vantaggi economici (il Milan ha sempre sottolineato che l'operazione si può fare solo a costo zero), ci possano essere altri aspetti positivi e, francamente, si fatica a trovarli: il campione ucraino era già in calo nell'ultima stagione rossonera, ora viene da due anni in cui ha giocato pochissimo e ha il morale sotto i tacchi; insomma il Milan non ritroverebbe il campione che conosceva, ma un uomo depresso e un calciatore da ricostruire, esattamente il tipo di acquisto che ormai noi tifosi non sopportiamo più; inutile sottolienare, poi, che le "minestre riscaldate" raramente hanno portato benefici alla squadra o allo stesso giocatore e, inoltre, la sua presenza potrebbe risultare "ingombrante" o addirittura deleteria nel gruppo rossonero: si è sempre detto, infatti, che Pato ha un gioco molto simile a quello di Sheva, visto che agisce da seconda punta alla quale piace svariare molto, come faceva l'ucraino ai tempi del Milan; se si è deciso di puntare, giustamente, sul giovane papero, pensate che sia positivo mettergli pressione con Shevchenko alle spalle, che certamente non tornerebbe per fare panchina e da chioccia al giovane compagno ma prima o poi reclamerebbe spazio e quel posto che è sempre stato suo?. E che dire poi dell'umore dei compagni, ad esempio di quel Gattuso appena convinto a restare ma che ha sempre considerato Shevchenko un traditore (lo ha velatamente confermato anche nella conferenza stampa di lunedì scorso) e che non ha mai gradito alcuni suoi comportamenti da "privilegiato" già quando era ancora al Milan (e anche di questo si sarà parlato nell'incontro di lunedì, quando si è discusso di gestione dello spogliatoio e rispetto delle regole che la società dovrà controllare e vigilare). Insomma i punti a sfavore sono tanti e lo stesso Ancelotti non inserisce Shevchenko fra gli eventuali rinforzi, sentendosi rispondere da Galliani che, allora, lo inserisce lui; nel gioco delle tre carte (Sheva s', Sheva no, Sheva forse...) tutto spinge verso un "Sheva no" e allora perchè un giorno si e l'altro no si torna a parlare dell'eventuale operazione e spesso la si considera come molto vicina alla conclusione? Forse perchè l'unica componente favorevole al ritorno di Sheva è la società, che di fatto realizzerebbe l'operazione e, forse, vuole dimostrare di essere abile nel recuperare e rigenerare giocatori finiti, mentre anche in questo caso il popolo rossonero. ovviamente nella maggior parte, non certo nella totalità, ha già dato il suo responso: no al figliol prodigo, no alla minestra riscaldata, no al ritorno del traditore, perchè le storie d'amore finiscono ed è meglio voltare pagina, soprattutto quando la fine è stata burrascosa e ha fatto soffrire, rompendo per sempre un legame che sembrava indissolubile. A suo tempo Shevchenko ha fatto la sua scelta e ha dato un dispiacere a chi lo ha sempre amato, ora ne accetti le conseguenze e resti dov'è, senza venire a mendicare un perdono che non potrà mai esserci!
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