Maignan-Leao: due facce della stessa medaglia (contrattuale). Una vittoria che peserà, ma quanto spreco
Mike Maignan e Rafael Leao sono le due facce della medaglia del Milan post vittoria con la Roma. Parlano insieme a Dazn e sono due leader assoluti di questa squadra e sanno bene che la strada è ancora lunga, ma che con tutto il gruppo a disposizione, c’è da poter pensare in grande. Ieri sera hanno messo la loro firma, insieme a Pavlovic, sui tre punti che issano il Milan al secondo posto in classifica in coabitazione con l’Inter. Il portiere francese ha parato alla grande il rigore di Dybala mentre Rafa ha premiato l’inserimento di Pavlovic, che si è fatto 90 metri per andare a segnare il gol vittoria. Poi Raffaellino si mangia anche un paio di gol, ma non è al top, prende anche una botta all’anca dolorante e chiude la partita in maniera stoica in difesa. Per lui, nelle prossime settimane, potrebbero aprirsi nuovi tavoli di contrattazione con il club che vuole tenerlo ancora a lungo mentre per Maignan la situazione, ad oggi, è ancora di stallo. C’è da ricucire un rapporto con l’entourage dopo lo strappo degli scorsi mesi, dove il rinnovo era stato sostanzialmente concordato per un triennale da 5.5 milioni più bonus, ma il Milan si è fermato per valutare. In estate, come detto, lo strappo nella trattativa con il Chelsea, ma la dirigenza, probabilmente, proverà a riaprire un capitolo dove dovrà porre rimedio a quanto fatto negli scorsi mesi.
La vittoria per 1-0 di ieri sera, poi, ci dice diverse cose. La prima è che per 35 minuti il Milan ha capito poco di come prendere la Roma e non è capitolato grazie ad un’ottima fase difensiva, con la percezione del pericolo che era tangibile. Poi, dopo la rete di Pavlovic, le cose sono cambiate ed è andato in scena il festival dell’errore sotto porta. L’oscar lo ha vinto Fofana, autore di una prova da esame di riparazione tra gol sbagliati (due clamorosi) e il rigore procurato dopo aver generato anche la punizione da cui è nato tutto. Sul podio ci mettiamo anche Ricci, Leao e Nkunku, che hanno lasciato per strada gol che potevano far stare tutti più sereni, specie per come è evoluto il secondo tempo.
Ma il Milan, senza Pulisic, Rabiot, Gimenez e con Jashari in panchina ad onor di firma così come Estupinan, vince un altro scontro diretto e guarda a Parma con la consapevolezza che nella sofferenza sa trovare risorse mentali e fisiche che sono frutto di un lavoro quotidiano a Milanello, dove è tornata a farsi sentire l’ossessione per la vittoria. Una mentalità che era stata depauperata dagli ultimi anni di Pioli e dalla folle gestione della passata annata. Con un grande artefice: Massimiliano Allegri che, grazie al lavoro del suo staff, ha riportato al Milan quello che era andato perso.

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