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Bianchessi: "Con l'addio di Galli si chiude un ciclo e un metodo di lavoro. Eravamo le due facce della stessa medaglia. Rimpianti? Pogba..."

ESCLUSIVA MN - Bianchessi: "Con l'addio di Galli si chiude un ciclo e un metodo di lavoro. Eravamo le due facce della stessa medaglia. Rimpianti? Pogba..."MilanNews.it
lunedì 18 giugno 2018, 21:01ESCLUSIVE MN
di Pietro Mazzara

Nel giorno in cui Filippo Galli annuncia ufficialmente il suo addio al Milan dopo 9 anni da responsabile del settore giovanile, arrivano le parole dell’ex responsabile dello scouting Under 14 rossonero, oggi responsabile del settore giovanile della Lazio, Mauro Bianchessi, che rende omaggio all’ex collega: “Insieme abbiamo fatto il presente e, forse, il futuro del Milan”.

Che anni sono stati?
“Dal 2012, quando la società – su idea geniale di Adriano Galliani avallata dal presidente Berlusconi - ha deciso di usare la strategia di prendere solamente ragazzi under 14, io e Filippo Galli siamo stati le due facce della stessa medaglia. Abbiamo fatto quello che è innegabile. In cinque anni abbiamo speso circa 1 milione di euro per acquisire dei giocatori e si sono prodotti, con le mie selezioni e con il progetto tecnico portato avanti da Filippo, qualcosa come quasi 150-160 milioni di valore dei cartellini dei giocatori che oggi fanno i professionisti. Lasciamo in eredità altri giocatori, pronti in rampa di lancio come Bellanova, Capanni e Colombo. Loro hanno una prospettiva, dei quali non è giusto fare nomi”.

Con l’addio di Galli, si può dire che si chiude un ciclo e un metodo di lavoro?
“Assolutamente si. Era già cambiato molto in questa stagione, con investimenti importantissimi su giocatori stranieri per la Primavera e solamente il tempo potrà dire quale strategia è stata la migliore per portare giocatori in prima squadra. Essendo cambiata la proprietà, ognuno fa quello che ritiene più opportuno. Il Milan, con lo scouting nel settore giovanile, è in tutta Europa. Sono investimenti milionari tra osservatori e mercato. La strategia del vecchio Milan e il metodo di lavoro integrato, oggi, sopravvive con me alla Lazio dove abbiamo iniziato con la stessa strategia che abbiamo attuato dal 2006”.

Quanto è stata dura la mission che dovevate perseguire con scouting e metodo formativo?
“Nel 2012 scendo dalla prima squadra al settore giovanile con piena carta bianca per i giocatori del settore giovanile che dovevano essere visti, selezionati e scelti da me. Prendendo questi giocatori sotto i 14 anni, poi hanno almeno 5 anni di crescita interna. La scelta del Milan fatto da giocatori giovani e del vivaio, varata da Berlusconi, è comunque difficilissima perché non hai margine di errore nella scelta del giocatore e del metodo di crescita. Se manca una di queste due componenti, fallisci. È più facile spendere soldi per comprare ragazzi di 16-17 anni”.

Si può dire che la vittoria congiunta è che in giro per l’Italia ci sono oltre 11 giocatori che hanno fatto la Serie A con il Milan e con altre squadre?
“E’ una medaglia che io e Filippo dobbiamo mostrare con orgoglio. Ci era stato chiesto, dal 2012, di produrre giocatori italiani e cresciuti nel settore giovanile. Abbiamo lavorato, in ottica di scouting, su profili con delle qualità fisiche, atletiche e mentali particolari. E abbiamo vinto la sfida. Se la società ci avesse chiesto risultati e vittorie, allora saremmo dovuti intervenire con giocatori pronti, precoci per perseguire i risultati, con investimenti anche sul mercato straniero”.

Qual è il vostro rimpianto e quale il più importante?
“Nel settembre del 2011, lavorando in prima squadra, mi era stato chiesto di andare a prendere un giovane che nell’arco di un anno avrebbe potuto essere un crack. 10 giorni dopo arrivai con il nome di un ragazzo sconosciuto, che giocava poco nella seconda squadra del Manchester United, che era Paul Pogba. Si sono incontrati subito Galliani e gli agenti del gruppo Raiola, ma le richieste economiche erano così alte che, in quel momento, il Milan non poteva spendere 5 milioni di euro per un ragazzo che non giocava. 8 mesi dopo, alle medesime condizioni economiche, è stato fatto alla Juventus”.

Il più importante che ha preso?
“Il più importante, invece, per merito di tutte le componenti del settore giovanile e per crescita sua, è Patrick Cutrone. Lui ha iniziato che non aveva 7-8 anni facendo tutta la trafila per poi arrivare in prima squadra”.