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Condò: "Milan patrimonio del calcio, non può sparire dalle coppe. Suso-Napoli? Abituato al Diavolo che compra, non che vende"

ESCLUSIVA MN - Condò: "Milan patrimonio del calcio, non può sparire dalle coppe. Suso-Napoli? Abituato al Diavolo che compra, non che vende"MilanNews.it
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
giovedì 24 maggio 2018, 16:00ESCLUSIVE MN
di Fabio Anelli
fonte Intervista di Fabio Anelli

Negli ultimi giorni, il Milan è stato scosso dalla decisione della UEFA di rifiutare il settlement agreement. Tuttavia, non passano in secondo piano le questioni di carattere tecnico. Di queste, la redazione di MilanNews.it ha parlato con il noto giornalista sportivo Paolo Condò.

 

A inizio stagione erano alte le aspettative sul Milan, poi il campo ha dato un altro verdetto. Secondo lei, erano troppo ottimistiche le previsioni estive o la squadra ha reso al di sotto delle sue possibilità?

“È stata una stagione spaccata in due. È difficile considerare la stagione come un tutt’uno. Se si guarda il rendimento del Milan del girone di ritorno era terzo, in linea con le aspettative dell’estate precedente. È chiaro che, al di là delle colpe di Montella che certamente ci sono state, una squadra così nuova con tanti elementi di novità aveva bisogno di amalgamarsi, di un periodo di tempo nel quale diventare squadra. Ci ha messo troppo e Montella ha pagato questo. Quando poi Gattuso l’ha trasformata in squadra, le potenzialità, tutto sommato considerando anche che è mancato un acquisto importante come Conti, si sono rivelate quelle attese. Certamente, ci si aspettava di più dagli attaccanti ma forse si ha avuto qualcosa in più di quanto ci si aspettava in altri reparti”

 

È evidente la differenza tra il Milan di Montella e quello di Gattuso. Secondo lei, Rino cosa ha dato alla squadra?

“Intanto, Gattuso è arrivato dopo che già questi giocatori hanno giocato insieme per alcuni mesi. Poi, secondo me, dal punto di vista tattico è stato indovinato il ritorno alla difesa a quattro. Quando hai una coppia di centrali come Bonucci e Romagnoli devi giocare a quattro tutta la vita. In questo modo i terzini ti garantiscono quella spinta che poi c’è stata. Tatticamente la crescita è avvenuta attraverso questo cambio di modulo. Poi Gattuso ha lavorato sul carattere e sulla fiducia. Basta guardare a un giocatore come Calhanoglu e il cambio di rendimento che ha avuto una volta messo al centro del progetto. Chiaramente, lui doveva essere fin dall’inizio il centrocampista offensiva che dava grande qualità alla manovra offensiva del Milan. Sicuramente, Gattuso ci ha puntato con più decisione ed ha avuto le risposte. Nel girone di andata di solito giocavano o Bonaventura o Calhanoglu, non giocavano mai insieme. Si diceva che non potessero giocare insieme Suso, Bonaventura e Calhanoglu più una punta, invece con Gattuso è diventata la normalità”

 

Secondo lei, chi è il giocatore che nell’arco della stagione ha deluso maggiormente?

“Ha deluso di più Kalinic, più di Andrè Silva. Loro sono i due dai quali mi aspettavo di più. Il portoghese, essendo giovane, sicuramente avrà una seconda opportunità. Non so se il club deciderà di darlo in prestito, ma lo deve mantenere legato a sé perché il suo potenziale è tutto da scoprire. Kalinic, per quanto fatto alla Fiorentina e prima ancora in Ucraina, era un attaccante che mi aspettavo molto superiore come livello di gol e di qualità. Da lui mi aspettavo 15 gol ma ne ha fatti sei. Kalinic, poi, è un giocatore che, come si dice in gergo, sa giocare a calcio, non è solo un finalizzatore. In questo senso mi aspettavo che desse un contributo maggiore. Non a caso, anche se non segnava, Gattuso gli dava sempre un’altra opportunità: perché sapeva che poteva fare bene alla squadra. Tutto sommato, anche sotto questo aspetto mi aspettavo di più”

 

Parlando di vicende extra-campo, il Milan è passato dalla soddisfazione per la conquista del girone di Europa League alla preoccupazione per la decisione della UEFA. Si aspettava il rifiuto del settlement agreement?

“Partiamo dal presupposto che questi sono argomenti per specialisti di finanza applicata al calcio, le mie sono osservazioni. Abbiamo capito tutti che c’erano equilibri complicati nella gestione finanziaria del Milan. Mi aspettavo una multa. Continuo, tutt’ora, ad aspettarmela e a sperare che si risolva così, magari con la limitazione dei giocatori, come era successo all’Inter l’anno scorso in Europa League. Mi aspettavo questo e continuo a sperare che possa essere soltanto questo. Non sarebbe comunque positivo ma l’esclusione del Milan dalle coppe europee non me la auguro. Il Milan è un patrimonio del calcio italiano, non può sparire anche se è evidente che questi equilibri sono molto delicati”

Parlando di mercato, il futuro di Donnarumma è ancora al Milan o altrove?

“Io penso sia lontano. Vado a logica, se prendi un portiere come Reina non lo prendi per fare il dodicesimo, lo prendi per fare il numero uno.”

Durante la stagione, è apparsa chiara la necessità del Milan di acquistare un centravanti. Secondo lei, chi può essere il profilo adatto?

“Partendo dal presupposto che Kalinic probabilmente andrà venduto e che Andrè Silva andrà prestato per fargli fare un campionato inter, l’attaccante centrale per il Milan dipende moltissimo da quello che deciderà la UEFA. La prospettiva di giocare le coppe ti può portate un determinato profilo di attaccante, la prospettiva di restare soltanto in Italia no. Belotti a questo punto della sua carriera deve fare un passo in avanti se vuole crescere ancora. Però, adesso, Belotti deve giocare in Europa, assolutamente. Ormai ha già i suoi anni, deve giocare in Europa per migliorare. Se il Milan non gioca in Europa non ha senso spostarsi dal Torino al Milan. In un Milan che gioca in Europa, direi che probabilmente Belotti, che non costerà più come l’anno scorso, sia la scelta migliore però obbligatoriamente ci deve essere l’Europa”.

 

Con l’arrivo di Ancelotti al Napoli si è tornato a parlare di Suso come possibile rinforzo. A suo parere, il Milan potrebbe privarsi di Suso?

“Sarebbe meglio di no. Sempre in attesa della decisione della UEFA, io faccio fatica ad immaginarmi un Milan che cede i suoi pezzi pregiati. Io sono cresciuto con un altro Milan, sono cresciuto in un’epoca in cui i rossoneri compravano i grandi giocatori non li vendeva. Anche faticando un po’ ad adeguarmi a questa logica necessaria in questa fase storica, non puoi cedere più di un pezzo grosso all’anno. Se decidi di cedere Donnarumma, devi tenere Suso o viceversa. Ne puoi vendere uno. Queste, tuttavia, sono questioni tecniche, in attesa della decisione della UEFA che potrebbe cambiare l’agenda dei dirigenti del Milan da un momento all’altro. Tutte le valutazioni tecniche che si possono fare, non potranno prescindere da quella che sarà la sentenza della UEFA”