Pagni: "Milan, ecco perchè la sconfitta è colpa di Kessie, Giroud e Romagnoli"

Premessa: non è un processo. Ma solo un momento per riflettere a mente fredda. Il Bollettino scrive quasi due ore dopo la fine della partita. Per non fare l’errore di attaccarsi alle sviste arbitrali: è inutile, tanto tutti hanno visto cosa è successo. Inoltre, per fare esperienza serve anche questo. Per andare avanti in Europa bisogna avere qualità, carattere, un pizzico di fortuna ed essere più forti delle avversità.
Seconda premessa: la Champions quest’anno serve per fare esperienza. Giocare con il Venezia non è come affrontare quei marpioni dell’Atletico: avete visto come erano bravi a entrare sempre al limite del fallo, perché sono abituati al metro di giudizio europeo.
Non lo sa, invece, Frankie Kessie: perché finora non l’aveva mai giocata e perché da quando è tornato dall’Olimpiade non è più lui. Per il Bollettino è uno dei responsabili della seconda sconfitta nel girone. Non c’era bisogno di fare quel fallo, così come è stata abbastanza inutile la trattenuta del primo giallo. Anche se il secondo cartellino era eccessivo, è quel tipo di fallo che in Europa non viene “sopportato”, a differenza di quanto si vede in Italia.
Ma il punto è anche un altro e lo abbiamo già detto. Ma qui lo ribadiamo: Kessie deve decidere cosa fare da grande, perché non può limitarsi al compitino da 6 in pagella. Se ha deciso di andare via, convinto dal suo procuratore perché c’è un club che lo paga di più, lo accettiamo. Ma fino alla fine della stagione, perché non deve dare il massimo e comportarsi da professionista come hanno fatto Gigio Donnarumma e Hakan Calhanoglu?
Il fallo da dietro fatto in quel modo è sintomo di chi non è “sul pezzo”: un giocatore già ammonito lo evita, non lascia i suoi in 10 in una partita così delicata. Mentre stai giocando meglio e hai la partita dalla tua parte. Sarebbe facile dire: mandiamolo in tribuna per il resto della stagione. Kessie può dare molto ed essere importante. Ma non così: si chiarisca le idee una volta per tutte. Un altro errore così e rischia di diventare il bersaglio dei tifosi, peggiorando le cose per tutti.
Tra i responsabili della sconfitta il Bollettino indica anche Alessio Romagnoli. Fin qui il capitano ha giocato bene e si è comportato da professionista. Ma per giocare in Europa ci vuole altro. Il movimento sul gol di Griezmann è sbagliato: nella posizione del corpo, nel mancato intervento, nel non essere andato incontro all’attaccante a cui aveva concesso anche troppo spazio.
Non è un giovane: da sportivo è nella piena maturità e in una serata difficile dovrebbe mettere tutta la sua esperienza. L’Atletico fino al pareggio non aveva fatto molto, aveva solo aspettato l’errore che puntualmente è arrivato. Lo ripetiano un conto è giocare con Venezia e Cagliari, un altra cosa è la Champions.
Allo stesso modo, il Bollettino è deluso dalla partita di Olivier Giroud. E’ entrato come se considerasse la partita inevitabilmente inclinata verso la sconfitta. Con il suo fisico ed esperienza avrebbe dovuto tenere palla, far salire e far respirare i rossoneri, prendersi falli, innervosire i difensori. E’ stato a dir poco impalpabile, incasinandosi in un bellissimo contropiede di Theo Hernandez quando erano quasi davanti al portiere.
Da quando si è fermato per il Covid non è lui. Quei dieci giorni a casa lo hanno condizionato e impoverito nella condizione. Tenendo conto che il rigore è arrivato al 92.o, se avesse quandagnato secondi preziosi nella ripresa, il Milan avrebbe portato a casa un meritatissmo pareggio.
Tifosi e amici del Bollettino hanno criticato anche i cambi di Stefano Pioli, attribuendogli così una parte della sconfitta. Per noi, Stefano Pioli va assolto, perché il fatto non costituisce reato. Da un lato pensiamo che Pioli a un certo punto abbiapensato soprattutto alla partita con l’Atalanta: è uno scontro diretto per un posto in Champions ed è fondamentale tenere la squadra di Gasperini lontana.
Avrebbe potuto ritardare il cambio di Rafael Leao per sfruttarne la pericolosità e il fatto che fosse in forma smagliante, come hanno dimostrato il gol e il quasi capolavoro in rovesciata. Con cambi di quel tipo ha trasmesso alla squadra soprattutto la sensazione di non credere all’impresa, ma di limitare il pericolo di infortuni e non stancare troppo gli uomini chiave.
Se è peccato, lo è in modo veniale. Anche Pioli arriva per la prima volta alla Champions e non ha avuto la freddezza di pensare che avrebbe potuto portarsi in vantaggio nello scontro diretto per un eventuale secondo posto. In Europa per vincere bisogna sempre giocarsela, anche in 10 altrimenti la sconfitta è chiamata, arbitri in giornata storta o meno.

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