Da criança a mago, il viaggio di Lucas Tolentino: il momento in cui diventò Paquetá

Da criança a mago, il viaggio di Lucas Tolentino: il momento in cui diventò PaquetáMilanNews.it
giovedì 11 ottobre 2018, 20:30Primo Piano
di Daniele Castagna

"Aproveite o momento Lucas". Nessun giro di parole, nessun discorso motivazionale, nessuna pacca sulle spalle o tantomeno un abbraccio speciale. Un consiglio, detto quasi sottovoce, nel tunnel dell'Arena da Baixada (a Curitiba): i protagonisti della nostra storia sono migliori amici e, destino vuole, stanno per scendere in campo insieme, per la prima volta, con la maglia del Mengão, la squadra dei loro sogni. La partita è Atlético Paranaense-Flamengo, 28 maggio 2017, inchiodata sull'1-1. Vinícius Júnior, la più grande speranza brasiliana dopo O'Ney, sta per entrare sul terreno di gioco e dedica quelle quattro parole all'amico Lucas, Lucas Tolentino Coelho de Lima. A criança (il bambino) non sa nemmeno cosa dire, come replicare, quindi sta fermo, immobile, quasi paralizzato per sette minuti, la distanza temporale che divide l'ingresso in campo di Vinícius (69') a quello di Lucas (76'). Uno sguardo al cielo, il segno della croce, un numero da ragazzino 'primavera' sulle spalle (39) ed un sorriso buffo: può aver inizio la carriera di Paquetá.

Per uno strano caso della sorte, il primo avversario a prendersi cura del classe '97 è Jonathan, quel Jonathan nerazzurro, in una primissima anticipazione del derby di Milano che sarà. I quattordici minuti a disposizione scappano veloci, senza sussulti, ma è il primo passo all'interno del mondo rubro-negro. Il diciannovenne mette la 'bandiera' numero uno nella casella presenze, passando per la prima volta dagli spalti al campo. Timido davanti ai microfoni ma un leone in allenamento, Lucas non ha paura di nulla, tanto che Zé Ricardo si vede costretto, tra virgolette, a promuoverlo titolare nel giro di pochi mesi. Troppo talento per non emergere, troppa determinazione per restare nelle retrovie, a guardare gli altri. Lucas vuole il suo posto a tutti i costi, la sua occasione più di ogni cosa. Tanto da mettere il proprio fisico alla prova: con delle cure mediche pesanti che risolvono i problemi ossei, la questione della crescita fisica (passa da 1.53 a 1.80 in tre anni) e la traversata quotidiana in nave per allenarsi.

Sì perché il Flamengo, una delle squadre più iconiche di Rio de Janeiro, dista circa due ore da casa Tolentino situata sull'Ilha de Paquetá, nella Baia di Guanabara. Un posto pressoché unico al mondo, dove le automobili sono oggetti largamente ignoti, e ci si sposta in bicicletta, a cavallo o con golf cart. Da queste radici classiche della povertà brasiliana, Lucas esce ogni giorno con l'unico mezzo conosciuto: la barca. Circa un'ora di traversata oceanica per raggiungere Rio, dove le sue origini lo precedono: i primi compagni delle squadre giovanili lo irridono poiché isolano, la isola di Paquetá diventa così il nomignolo per chiamare quello strano bambino sotto peso. La capacità di Lucas è quella di accettare l'apodo, facendolo proprio, tanto da volerlo scritto sulla propria maglia. Quasi come un moto d'orgoglio, il desiderio di mettere l'isola sulla mappa del mondo tramite le proprie giocate. Quando parti da così lontano, è impossibile non fare strada: Lucas Paquetá, non più solo Tolentino, diventa idolo della tifoseria Mengão, vincendo praticamente tutto nelle squadre under ed imprimendo il proprio calcio anche con i grandi. Da semplice "criança" (bambino), il ragazzo si guadagna i gradi di "mago", raggiunto a suon di pedalate e tunnel che rifila ad ogni avversario di turno. Nessuno escluso. Non c'è limite che Lucas non possa raggiungere, da rubo-negro a rossonero. Con un oceano di mezzo.