Difesa decimata e in perenne emergenza, Matteo Gabbia ha risposto subito presente

La poca fiducia che parte del mondo rossonero ha riservato nei confronti di Matteo Gabbia prima del doppio confronto Juventus-Chelsea era dovuta, presumibilmente, alla sfortunata partita di Firenze di un anno fa in cui il numero 46 rossonero, con la complicità anche di altri compagni, aveva reso particolarmente facile la vita agli attaccanti della Viola.
Sarebbe stato onesto però far riferimento anche alla gara di San Siro contro la Roma di gennaio, quando un Milan decimato da infortuni e positività al Coronavirus, con una coppia difensiva formata dallo stesso Gabbia e da Kalulu, aveva superato agilmente, anche fin troppo, la Roma di Jose Mourinho. Il prodotto del Settore Giovanile rossonero, aiutato dal giovane francese, aveva neutralizzato un cliente scomodo come Tammy Abraham.
Sabato, a San Siro contro la Juventus, si è presentata una situazione molto simile. Milan in emergenza in difesa a causa degli infortuni, una gara importante contro una squadra di livello, e l'umore di una frangia di tifosi non proprio alle stelle; il pomo della discordia era appunto Gabbia, bollato come inadatto ancor prima che Orsato potesse dare il fischio d'inizio. Il centrale classe '99 ha risposto sul campo: zero parole, pochi fronzoli, tanto ordine e anche quel tanto di cattiveria che non fa mai male. Ne sa qualcosa Vlahovic, che nei primi secondi del match, al primo incontro ravvicinato tra i due, "sente" subito Matteo. Un intervento non falloso, non brutto, ma comunque visibile e notato da molto. Un contatto come per dire "Eccomi, stavolta non siamo a Firenze. Si fa come dico io". Ed effettivamente è stato così, visto che la Juventus è riuscita a tirare in porta un paio di volte con Milik, una conclusione da fuori e una di testa. Il serbo Vlahovic, uno degli attaccanti più attesi per il big match del sabato di Serie A, invece è stato completamente annullato dal numero 46 rossonero, che ha offerto una prova concreta, tatticamente pulita e fisicamente al top. Gabbia non è né Tomori né Kalulu, lo sa bene anche lui, ma comunque non si è tirato indietro quando si trattava di lasciare la linea per andare a seguire e pressare il centravanti avversario. Da una sua aggressione infatti Vlahovic sbaglia il passaggio in orizzontale e regala a Diaz la palla che il numero 10 trasforma in un gol stupendo.
Difficile invece parlare della gara di Champions contro il Chelsea e provare a dare un giudizio sulla prestazione, in quanto quello che si è visto in campo è stato condizionato indiscutibilmente dalla scelta folle dell'arbitro al diciottesimo del primo tempo. Ma anche lì Gabbia, insieme a tutti i suoi compagni, non ha mollato di un centimetro e, in una situazione oggettivamente molto difficile, è riuscito a rimanere su un buon livello e ad evitare che finisse in goleada.
Tutto questo per dire che ancora una volta il Milan ha dimostrato di essere gruppo forte, coeso e con un'identità ben precisa. Lo si vede con i titolari e lo si vede anche con le varie alternative, sia quelle più utilizzate e sia quelle che hanno un minutaggio più ridotto. Il gruppo, nonostante qualche risultato non positivo (risultato, non prestazione) di troppo nell'ultimo periodo, è assolutamente con Pioli e crede fermamente in quello che si fa. E quindi succede che anche il Gabbia della situazione, dopo aver visto finora il campo con il contagocce, entri in campo e faccia il suo in modo egregio.

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