Mentre fuggi, una dedica in silenzio

Mentre fuggi, una dedica in silenzioMilanNews.it
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
sabato 19 gennaio 2019, 14:00Primo Piano
di Daniele Castagna

Bizzarro parlare di un uomo che hai visto non meno di 644 volte ma che di fatto non conosci. Un giocatore che, tra i rumori del traffico ed i flash dei telefoni, è rientrato a Milano per l’ultima volta indossando il rossonero. Ma coprendosi il capo, come a volersi nascondere, nel tentativo di scappare il più velocemente possibile. Gonzalo Gerardo Higuaín ed il Milan, oggi, sono due puntini lontani. Divisi da incomprensioni, malumori, parole non dette e parole da evitare, promesse non mantenute, amori estivi e ripensamenti autunnali. Separati dallo Stretto della Manica, che porta dritto a Londra.

Facile pensare come la crisi autogenerata del Pipita sia figlia di una sola fredda notte amara di San Siro. La sera del rigore mancato. Più completo e corretto analizzare invece la traiettoria della stella argentina, come una supernova andata via via spegnendosi col passare delle settimane senza un solo ed unico motivo scatenante. La scenata di gelosia contro la Juventus va inquadrata nella sfera romantica di Gonzalo, che da corazón argentino si è sentito ferito e scartato ma che al momento di ritrovare il primo amore non ha saputo controllare le proprie emozioni. Capita, sbagliare è umano, ma ne prima né tantomeno dopo ha saputo costruire un rapporto autentico, tanto che voci mormorano che volesse già andarsene da mesi. Certe paure lontane, quelle di passare come eterno secondo o semplicemente un perdente, han da sempre aleggiato sulla testa di Zalo, tanto da spingerlo ad esultare per ogni gol come se fosse quello decisivo all’ultimo secondo di una finale Mondiale. Compresa la piega che potrebbe aver preso la stagione del Diavolo, ovvero nuovamente zero titoli in bacheca, avrà anche pensato vigliaccamente di abbandonare la barca. Di scappare, per usare termini appropriati. Sin huevos, diciamo senza... attributi. Motivo per il quale non è propriamente amato in terra natale. 

Perché sarà anche vero che più cerchi di star bene e più ti complichi il futuro, ma fuggire non serve se nessun posto è abbastanza lontano da te stesso. Il Diavolo perde un fuoriclasse assoluto, ma anche un uomo insicuro, profondamente umorale e vittima dei propri buchi neri emotivi. Ogni viaggio cambia a seconda dei binari e ogni carriera muta a seconda degli sbagli, ed il Milan e Gonzalo ne hanno parecchi da mettere in conto. Esposto in pubblica piazza il pensiero di Leonardo (post conferenza Paquetá) e capito il sempre più improbabile riscatto del cartellino a fine stagione, la storia ha rapidamente preso il piano inclinato verso i titoli di coda. In più, la struttura di gioco rossonera non è pensata per valorizzare la vena realizzativa della punta (altro che maledizione del numero 9), bensì per favorire inserimenti di mezz’ali di qualità ed esterni che vedono la porta. Higuaín invece avrebbe bisogno dell’esatto opposto: verticalizzazioni rapide, palloni tra i piedi ed un undici capace di partire in contropiede occupando gli spazi in maniera schematica e lasciando libera inventiva al proprio 9. Che da sempre è un esaltatore, non un finalizzatore puro. È su questo paradosso che si sono mossi gli ultimi cinque mesi sportivi a Milanello, chiedendo al nativo di Brest di mutare la propria natura calcistica in qualcosa che non è. Non ha funzionato la mediazione di Gattuso che, fino all’ultimo secondo possibile, ha protetto, negato l’evidenza e provato a far cambiare idea al classe ’87, nel tentativo di ricostruire tutto da capo proprio nel momento dell’addio. E se nemmeno Ringhio ci è riuscito, a noi non resta altro che dedicargli il rumore di queste inutili parole, di dedicargli il silenzio che seguirà. Tanto non ascolterebbe.