MN - Francesco Sità: “Galbiati un esempio. La tecnica va curata tutti i giorni: ecco come”

MN - Francesco Sità: “Galbiati un esempio. La tecnica va curata tutti i giorni: ecco come”MilanNews.it
giovedì 16 marzo 2023, 16:17Settore Giovanile
di Redazione MilanNews

Una figura storica, un grande esperto di addestramento tecnico. La recente scomparsa Italo Galbiati ha riacceso i riflettori sull’importanza della figura che ricopriva e di quanto importante fosse. Quanto si punta sulla tecnica individuale dei giovani? La redazione di MilanNews.it l’ha chiesto a Francesco Sità, che nella sua carriera si è occupato proprio di questo in diverse società, tra cui il Milan in passato.

Francesco, innanzitutto il tuo ricordo di Italo Galbiati…

“Uomo vero di calcio, uomo di campo, persona che si rivolgeva ai giocatori con l’unico obiettivo di migliorarli. Per me, che sono un grande amante della tecnica, è sempre stato un esempio. Il mondo del calcio ha subito la perdita di un professionista unico”.

La sua figura nella storia del calcio e del Milan qual è stata?

“Le persone come lui hanno reso questo sport speciale. Ha lavorato per i migliori club e vinto assieme ai più grandi degli ultimi 30 anni. Nel Milan ha avuto generazioni di ragazzi che sono diventati giocatori e poi campioni. Ha sempre goduto di grande stima e rispetto di tutti. A conferma di ciò che sto dicendo basta rifarsi ai bellissimi ricordi arrivati da tutto il mondo, partendo da quello di mister Capello. Suo figlio Riccardo Galbiati, da molti anni eccellente tecnico del settore giovanile del Milan, chiamava suo padre “Il totem”.

La figura di addestratore tecnico come si è evoluta nel tempo?

“Oggi il calcio rispetto a ieri è molto più veloce, molto fisico ma le capacità tecniche hanno sempre fatto la differenza. Insegnare a guidare, stoppare, passare, dribblare oppure calciare il pallone, la tecnica va curata e allenata tutti i giorni. Alla tecnica di base va aggiunta la tecnica applicata, a cui ovviamente si unisce la tattica individuale. Si pensi per esempio allo smarcamento, mentre mi smarco devo vedere la giocata successiva e dovrò quindi saper controllare la palla in funzione di essa. Tutto questo andrà fatto con qualità e velocità. Questo è solo uno dei tanti esempi. Diventa poi fondamentale e lo dico ormai da tantissimi anni, addestrare il giocatore in maniera specifica a seconda del ruolo. Questo richiede molto lavoro e tempo sul campo. Bisogna crederci e sapersi adoperare con competenza”.

Sei stato un po' l’erede designato di Italo al Milan. Tutti ti ricordano con affetto e per competenze...

“Sono davvero contento di questa cosa, mi rende orgoglioso essere accostato ad un’icona come il mister… vuol dire che qualcosa ho lasciato. Come il grande Italo mi sono sempre dedicato a tutti i giocatori senza nessuna differenza, con tanta passione e serietà. Soprattutto prima e dopo l’allenamento con la squadra, anche con molte sessioni supplementari durante le giornate che sarebbero state di recupero. Ho cercato di esaltare i loro punti di forza e migliorare i loro difetti. Più un giocatore è bravo e più deve lavorare, questo è sempre stato il mio credo. Devi sapere entrare nel cuore dei ragazzi. I calciatori hanno voglia di essere allenati tecnicamente ma nella maggior parte dei casi (parlo in generale) non trovano nessuno con cui poterlo fare, purtroppo. Questo è un vero peccato”.

Come e in cosa questo può migliorare una squadra e un giocatore?

“Se miglioro tecnicamente come singolo, anche la fase di sviluppo della squadra si esprimerà meglio. Quando si è in grado di controllare e giocare la palla con qualità tutto diventa più semplice ma anche più pericoloso per le squadre avversarie”.

Qual è il tuo metodo?

“Saper mostrare il gesto tecnico ad alto livello e saperlo correggere è fondamentale per insegnare ed essere credibile. La ripetitività poi porta al miglioramento. Spiegare il proprio metodo in poche righe non è fattibile. Del resto io sono un uomo di campo”.

Sul lavoro di Galbiati, di Sità e di coloro che insistono sull’importanza della tecnica individuale ha parlato a MN anche l’ex tecnico Giovanni Stroppa, che dal 2009 al 2011 è stato allenatore della Primavera del Milan. “Credo molto in questo. Una delle cose che ci insegnano a Coverciano è la ripetitività delle esercitazioni. Se noi pensiamo a migliorare un gesto tecnico, ripetendolo ogni giorno arrivi a renderlo naturale, fluido. Un buon insegnante deve essere bravo tecnicamente, quindi far vedere, e poi chiaramente deve avere l’occhio clinico per correggere o amplificare quelle che sono le qualità. Non è solo il migliorare i difetti, ma migliorare anche sulle qualità che è una cosa importante. Parliamo poi di livelli altissimi, se parliamo del Settore Giovanile del Milan o di ragazzi che fanno i professionisti è chiaro che più alziamo il livello della qualità più bisogna portare ad esaltarla questa caratteristica”.