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Borghi: "Il Milan è il fatto calcistico italiano del 2020"

ESCLUSIVA MN - Borghi: "Il Milan è il fatto calcistico italiano del 2020"MilanNews.it
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
sabato 2 gennaio 2021, 17:00ESCLUSIVE MN
di Manuel Del Vecchio

Si dice che nel mondo del calcio è pericoloso dare troppo peso al passato e a quello che si è fatto; in questo ambiente è importante quello che verrà domani, ignorando spesso e volentieri la bontà di quanto dimostrato. Ma di certo non è il nostro caso: il 2020 del Milan è stato eccezionale e sorprendente, entusiasmante e trascinante ed è giusto riconoscere e cristallizzare nel tempo il grandissimo lavoro svolto da mister Pioli e i suoi ragazzi. Per farlo la redazione di MilanNews.it ha contattato in esclusiva uno che il calcio sa raccontarlo davvero molto bene: Stefano Borghi. Alla vigilia del match che inaugurerà il 2021 del Milan diamo un ultimo omaggio all’anno che si è appena concluso con un narratore d’eccezione.

Nella tua top 11 di questa prima parte di Serie A hai messo diversi giocatori del Milan, ma se dovessi sceglierne solo uno, il classico uomo copertina del 2020, chi sarebbe? “L’uomo immagine del 2020 è sicuramente Ibrahimovic. È stato il giocatore che ha fatto discutere anche di più nel momento in cui è stato scelto come l’uomo che avrebbe potuto e dovuto riabilitare il Milan, perché insomma il 2019 era stato molto complicato, e la forza con cui ha dimostrato di poterlo fare fa sì che se ce deve essere un uomo copertina sicuramente deve essere Ibrahimovic. Però uno è limitativo, il Milan si è preso questo primato ed è stata la squadra del 2020 per il gruppo che è emerso, per l’unione di intenti: da Maldini a Pioli, Theo Hernandez sicuramente è un’altra figura. Tu me ne hai chiesto uno, quindi il volto è quello di Ibrahimovic”.

Io invece avrei detto mister Stefano Pioli: “Anche lui è giusto, perché il Milan è il fatto calcistico italiano del 2020 proprio per l’unione di tutte le sue componenti. Pioli è stato magistrale nella gestione globale. Però il volto copertina è come quando fai un articolo e devi scegliere il titolo. Il titolo non è per forza la spiegazione perfetta del pezzo, ma è l’immagine che gli associ, il punto di partenza. E Ibrahimovic è arrivato all’inizio del 2020 e da lì è cominciato tutto. Io scelgo lui, poi il discorso è da sviluppare in modo molto più ampio. Poi non esiste una scelta giusta o sbagliata, sono scelte personali".

E se invece dovessimo scegliere il giocatore che ha stupito di più? “La sorpresa forse è proprio tutto il Milan, la potenza e anche la portata dei numeri è veramente grande. Però se parliamo di individui la sorpresa vera è Calabria. È un giocatore che viene dal Settore Giovanile, era anche un po’ un simbolo del fatto che il Milan non riuscisse a trovare neanche dentro di sé le risorse per attaccarsi a qualcosa. Invece Calabria soprattutto in questa stagione, anche dal finire della scorsa ma soprattutto in questa, è stato un simbolo di come il Milan sia andato oltre ogni possibile pensiero, previsione. Scegliere un nome in uno sport di squadra come il calcio sembra limitativo e non mi piace tantissimo, però stiamo giocando e allora ti dico Calabria. Avrei potuto dire anche altri nomi ma quello di Calabria mi piace metterlo, è un ragazzo di casa che ha avuto una crescita enorme”.

A settembre, prima di Shamrock Rovers-Milan, avevamo già parlato di quelle che potevano essere le ambizioni della squadra. Allora eravamo d’accordo sul fatto che si sarebbe dovuto puntare alla qualificazione in Champions; arrivati al giro di boa e con il Milan primo in classifica si può sognare anche oltre? “L’obiettivo deve essere quello, la qualificazione in Champions, perché poi bisogna fare i conti con la realtà. Se vediamo le ultime stagioni del Milan e vediamo la portata della concorrenza, perché è un campionato che si livella sempre più verso l’alto, l’obiettivo da centrare è la presenza nei primi quattro posti. Un obiettivo dichiarato e legittimo. Non sarebbe una cosa da poco, la concorrenza è davvero di alto livello. Poi quello che dico da diverse settimane, soprattutto dopo il derby con l’Inter, una partita che ha cominciato a rivelare diverse cose, io non tolgo assolutamente al Milan la possibilità di pensare al primo posto. Non è un dovere, lo è magari per Inter e Juventus, sono quelle le squadre che hanno come obiettivo l’arrivare primi, il Milan no. Però quello che abbiamo visto anche solo nelle ultime due partite è un qualcosa di molto eloquente. Il Milan può vincere il campionato, lo sostengo quantomeno dal derby, l’obiettivo però è quello di entrare in Champions. È quello l’obiettivo da non fallire”.

Parlando del derby, è quella la partita dell’anno? “Magari anche perché l’ho commentata io, ma la partita simbolo del 2020 è quella con il Rio Ave. Il surreale che è diventato realtà. Questa capacità alla fine, come altri risultati che sono arrivati alla fine, la forza, il crederci, anche un po’ la mistica di questa squadra viene fuori. Io scelgo questa partita, ma come ti dicevo prima il match che ha dato dimostrazione chiara del valore di questa squadra è stato il derby con l’Inter. Da lì ho iniziato a pensare che il Milan potesse essere da scudetto, non che vincerà lo scudetto o che debba vincerlo, ma che possa essere da scudetto. Ma ti dico anche le ultime due partite giocate, quella con il Sassuolo e con la Lazio. Io ho commentato su DAZN quella contro il Genoa, nel post partita ho fatto una domanda a Pioli che forse si è anche un pochino risentito tra virgolette. Gli ho detto: “Le prossime due partite vi daranno una fotografia di quella che può essere realmente la vostra dimensione per il futuro”. Lui mi ha detto di no, che non sarebbero state le prossime due partite a definire la dimensione del Milan ed è vero. In una situazione del genere: con tante assenze, con due pareggi contro Parma e Genoa, con la sensazione che ci potesse essere un po’ di fisiologica e comprensibile fatica, tu vai a battere Sassuolo e Lazio allora secondo me sono segnali, quei segnali che poi incidono in una stagione. Ma comunque scelgo la partita col Rio Ave, personalmente a livello professionale è stato uno dei momenti più incredibili che mi ricordi. E qualche partita incredibile l’ho commentata eh… Questa però è andata dritta al primo posto”.

Passando dal campo agli uffici, secondo me è giusto dare i giusti meriti alla società per il grande lavoro che sta facendo, dalla tranquillità che trasmette al potenziamento del settore scouting. Trovo che le varie interviste rilasciate da Moncada nelle scorse settimane siano molto interessanti, anche perché fino a qualche anno fa il Milan era abbastanza deficitario sotto questo aspetto: “Sono d’accordissimo. Aggiungo un mattone a questa costruzione. Tu mi parli di tranquillità, sì. La competenza. La tranquillità può esserci, poi però manca il talento, la capacità di fare le cose. La dirigenza del Milan è molto competente, Maldini sta dando una dimostrazione enorme. Soprattutto quando sei un’icona come lui forse è ancora più difficile. Ha dimostrato e continua a dimostrare di saper fare molto bene questo lavoro, è estremamente competente nella sua figura di direttore. Così come tutta l’area dello scouting, e mi fa piacere che questa cosa venga sottolineata. Conosco diverse persone che lavorano nell’area scouting del Milan e credo che ci sia una competenza molto elevata. È emerso un metodo, che alla fine è fondamentale per pianificare la gestione di una qualsiasi società, soprattutto poi un qualcosa di stranissimo come un club calcistico. Quindi davanti a tutto, prima della tranquillità e tutto il resto, c’è la competenza. La grande capacità di fare il proprio compito nelle figure che lavorano per il Milan, e poi guarda caso a cascata tutte le cose vengono bene”.

Lunedì inizierà la sessione invernale di calciomercato: “Guarda, non ho passione sulle fantasie di mercato. Mi occupo di calcio, queste invece spesso sono chiacchiere di fantasia (ride, ndr). Però ti dico questo: a questo punto del progetto, della stagione, un pochino di acquolina ci sia. E stando alle dichiarazioni di questi mesi ci sia anche la possibilità di avere un budget per operare. Qualcosina può servire, però allo stesso tempo bisogna continuare a fare quello che il Milan ha fatto negli ultimi tempi, ovvero andare su figure funzionali. La rosa ha apparentemente qualche lacuna, un difensore centrale e un centrocampista, che poi erano gli obiettivi che non si concretizzati alla fine del mercato estivo quando il Milan pensava di mettere un Bakayoko o comunque un quarto mediano nel proprio roster e un quarto centrale alternativo. Alla fine non sono arrivati, potrebbero essere quelle le correzioni. Io ho sempre pensato anche alla possibilità di portare in rosa un vero e proprio vice centravanti, però il campo ha dimostrato che può anche funzionare così: ha giocato centravanti Rebic, ha giocato centravanti Leao, ha giocato anche Colombo che è molto giovane e non deve essere caricato di responsabilità. Per cui occhio anche a toccare questi equilibri, anche se credo che un po’ di acquolina sia venuta. Il Milan ha il campionato ma anche l’Europa League dove può essere protagonista, quindi qualcosina è da pianificare. Però diciamo che anche quelle che potevano sembrare delle carenze sono state assorbite molto bene dalla grande forza di questo gruppo e dalla grande capacità di gestirlo sia da parte dell’allenatore e sia da parte della società”.

Allora visto che non ti piace il calciomercato ma il calcio giocato ti chiedo cosa ne pensi di Mohamed Simakan: “L’ho visto giocare, mi sembra un prospetto interessante. Un giocatore con un bel ventaglio completo di caratteristiche, i difensori sono sempre da pesare qualora dovessero arrivare nel calcio italiano. Però a livello di caratteristiche mi sembra un giocatore che potrebbe essere funzionale. Non è male. Oltretutto arriverebbe con i valori per essere già utile ma senza dover essere per forza un titolare. Potrebbe essere un profilo interessante, a me piace molto anche Kabak. Simakan è un buon prospetto”.  

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Intervista di Manuel Del Vecchio.