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Bucciantini: "A Bergamo il miglior Milan della stagione ma per scalare la classifica serve diventare un'altra squadra"

ESCLUSIVA MN - Bucciantini: "A Bergamo il miglior Milan della stagione ma per scalare la classifica serve diventare un'altra squadra"MilanNews.it
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
venerdì 18 maggio 2018, 21:00ESCLUSIVE MN
di Fabio Anelli
fonte Intervista di Fabio Anelli

Il Milan si appresta a tornare in campo, dopo il pareggio contro l’Atalanta, nel match decisivo contro la Fiorentina, in cui i rossoneri si giocheranno l’accesso diretto ai gironi di Europa League. La redazione di MilanNews.it ha intervistato in esclusiva il noto giornalista e opinionista Marco Bucciantini per commentare il momento della squadra di Gattuso, la ripresa dopo la brutta serata dell’Olimpico contro la Juventus fino alla prossima partita contro la Fiorentina e un primo bilancio della stagione milanista.

 

A Bergamo, il Milan si è visto sfuggire dalle mani la vittoria, e il sesto posto matematico, al 92’. Come giudica la partita dei rossoneri contro l’Atalanta?

È stata una partita importante, bella. L’Atalanta è l’unica squadra del campionato che ti costringe a correre per tutta la partita. Loro hanno un atletismo e una capacità di muovere il pallone unica nel campionato. Il Milan veniva dalla finale, aveva delle grandi scorie fisiche e mentali. Invece, è riuscito a lottare come voleva la partita. È partito bene, ha sofferto, è andato in vantaggio e poi è arrivato il pareggio. Il Milan è sempre stato dentro la partita. È stata una dimostrazione di serietà e di volontà perché l’obiettivo del sesto posto per la società è importante. È importante anche per i giocatori. Gli permette di programmare il lavoro in maniera diversa. A Bergamo, comunque, ho visto un grosso Milan per quest’anno. Il Milan di domenica è il massimo di quest’anno. È diventato quel tipo di squadra. Ora, per scalare le prime cinque posizioni in classifica deve diventare un altro tipo di squadra”.

 

Lei ha parlato di scorie dopo la finale, un timore già, per altro, paventato dallo stesso Gattuso subito dopo la partita contro la Juventus. Quanto ha inciso il lavoro del tecnico rossonero per superare mentalmente la sconfitta in Tim Cup?

È stato decisivo. Nel Milan, oltre a Gattuso, ci sono giocatori che conoscono questi momenti nel calcio, come Bonucci e altri che a Bergamo non hanno giocato. Lavori per alcuni mesi, giochi per tutto l’anno ma alla fine si decide tutto in poche settimane a maggio. Nel Milan ci sono giocatori che sanno che a maggio si possono inseguire due obiettivi o tre, come è successo alla Juventus. Devi quindi sapere avere quell’elettricità continua”

 

A Bergamo, Gattuso è tornato a puntare su Kalinic, dopo aver notato la mancanza di esperienza nella squadra a Roma contro la Juventus. Il croato ha superato il test?

“Non posso dare un giudizio sui minuti di Kalinic. È un giocatore, secondo me decisivo, per come ha giocato il Milan con Montella: un giocatore decisivo in quel tipo di squadra e in quel modo di giocare. Non è riuscito a diventarlo ma perché non c’è mai stato quel Milan. Non ha potuto esprimere, quindi, le sue caratteristiche per cui è stato comprato, la sua capacità di giocare spalle alla porta, con i centrocampisti che salgono, con la squadra. Questa sua capacità di abbinare a questo gioco la tendenza a cercare la profondità. Era il giocatore ideale per il Milan di Montella. Non è mai esisto però il Milan di Montella e non è mai esistito Kalinic. Il limite del croato è non essere un giocatore da tre palloni a partita. Lui è un grande protagonista del gioco di squadra, oppure tende alla depressione tecnica e finisce per sembrare peggio di quello che è. Io sono un fan di Kalinic, e quindi l’ho anche sponsorizzato. Ora ne sono profondamente deluso perché penso abbia grandi qualità. Non è un caso che abbia giocato tante partite con la Nazionale. Ma la Croazia gioca in modo diverso. È una squadra squisitamente tecnica, che va in palleggio in avanti come la Fiorentina e occupa la metà campo con Rakitic o Modric. Nel Milan è diverso. Quando i rossoneri sono diventati squadra, sono diventati una squadra diversa”

 

Il Milan tornerà in campo contro la Fiorentina. La Viola dopo una grandissima rincorsa ha commesso qualche passo falso. Cosa pensa del momento della squadra di Pioli?

“La Fiorentina è una delle squadre che per il valore della rosa ha fatto meglio. In modo quasi irreale è ancora in corsa per l’Europa League, e lo era la scorsa settimana. Ha la serenità di aver dato tutto e averlo dato bene. È una squadra che come ambiente si è ritrovata su un lutto. Si è compattata e tutte le distanze, tra tifosi, Della Valle, giocatori, sono sparite. Un ambiente compatto produce ed è virtuoso fa punti. Non solo nello sport. La Fiorentina ha cominciato a risalire, ad essere credibile in campo. In campo si trova meglio quando deve considerare l’avversario, non quando deve dominarlo. Per questo nelle ultime partite in cui ha poche energie fisiche perché i titolari sono sempre gli stessi. Ha i giocatori ma molti non hanno giocato perché non hanno reso. Ha poche energie ma con queste ha fatto comunque grandi partite, come contro il Napoli e la Lazio, anche se ha poi perso in un secondo tempo folle. Gli sono venute però male le partite contro Spal e Cagliari perché è comunque una squadra di un contrattacco fatto bene, inteso a rioccupare il campo. Non gioca sul contropiede lungo. Il campo poi lo prende ma ha giocatori bravi a correre più che a costruire: Chiesa e Veretout. Gli uomini della Fiorentina sono abili a ribaltare l’azione non a dominare la metà campo con il possesso palla. È una squadra che ha fatto un grande campionato. In attacco ha Chiesa e Simeone, che sono al secondo anno di Serie A. Hanno 42 anni in due e hanno 60/65. Nonostante questo son diventati un attacco credibile. È una squadra però che è arrivata finita in questo finale di campionato. Stanca perché ha fatto tanto. Questo gli ha costato tante energie nervose, soprattutto nell’iniziare questo ciclo virtuoso. Sembrava l’Atletico, io la chiamavo l’Atletico Fiorentina. Era una squadra sovradeterminata da fattori esterni, non tattici o tecnici. Il Bilbao è mosso da una rivendicazione territoriale, l’Atletico Madrid da una rivendicazione storica. Nella Fiorentina era una rivendicazione umana che è stata determinante. Ha fatto due mesi straordinari che gli sono costati tanto dal punto di vista fisico. È una squadra che con Simeone e Chiesa in campo qualche problema lo crea sempre, sono due che lottano e corrono. Ti fanno lavorare”

 

Parlando invece di vicende extra campo. Sia Bonucci che Mirabelli hanno ammesso di aver immaginato un’annata diversa ad inizio stagione. In effetti, nell’ambiente Milan in estate si parlava di Champions League e, tra alcuni tifosi ottimisti, anche di Scudetto. Erano troppo alte le aspettative iniziali o i rossoneri hanno effettivamente deluso?

“Si è visto che lo Scudetto è stato conteso tra due squadre pronte. Il Napoli è medesimo da tre anni, la Juventus ogni anno aggiunge campioni. Non giocatori comprati da squadre di tutto il mondo, ma ha preso Matuidi, nazionale francese, e Costa, nazionale brasiliana. Il campionato se lo sono contese due squadre pronte. Lo Scudetto era sicuramente un sogno. Poteva succedere, ma doveva essere un altro campionato. Napoli e Juventus sono andate bene e sono state di un altro livello rispetto al Milan. Nei rossoneri ci sono stati tre o quattro mesi difficili, in cui la squadra non sembrava evolvere. Quando arriva a fine novembre e arriva Gattuso, la squadra non sembrava in costruzione ma in distruzione. Siccome poi, al di là dei valori, a volte le cose precipitano io penso che sono stati bravi a rimettere insieme la squadra. Alla fine, il sesto posto è il massimo per la stagione. Per migliorare questo Milan servono attaccanti, campioni, che sappiano fare un bel gioco con la squadra e serve una crescita qualitativa dell’idea del gioco di attacco”.