Garlando: "Ibra ha paura di smettere. Oggi è un uomo diverso: Sanremo dice tante cose"

Prima firma della Gazzetta Dello Sport, celebre autore di collane quali 'Gol' o di libri quali 'Per questo mi chiamo Giovanni' o 'Mio papà scrive la guerra, Luigi Garlando non è solo uno dei più celebri giornalisti sportivi italiani ma recentemente è diventato anche il co-autore di 'Adrenalina', una raccolta di aneddoti e storie mai raccontate di Zlatan Ibrahimovic che lo svedese ha svelato al giornalista milanese. La redazione di Milannews.it lo ha contattato in esclusiva. Queste, in particolare, le domande e le risposte:
Qual è il lato umano che l'ha stupita di più di Zlatan Ibrahimovic?
"Quello più sorprendente è stato l'ammissione della paura di smettere. Abbiamo l'immagine di uno Zlatan che non ha paura di nulla, ma in questo libro lui ha ammesso tante fragilità, tra cui quella di aver paura del tempo che passa: è stata sorprendente e bella anche dal punto di vista umano".
Dalle parole di Ibrahimovic si può percepire come il rinnovo con il Milan potrebbe essere ben più che una suggestione. Che cosa spinge lo svedese, secondo lei, a continuare a essere protagonista?
"Lo dice chiaramente nel titolo: adrenalina. Zlatan ha bisogno di una risposta alla domanda sul perché deve continuare a soffrire. E la risposta per adesso è che gli ritorna tutto sotto forma di adrenalina: finché ne avrà bisogno e si renderà conto di essere competitivo andrà avanti".
Tra i tantissimi aneddoti raccontati dallo svedese, qual è quello che l'ha colpita maggiormente?
"Mi ha colpito il pudore o la preoccupazione del non andare a cena con i compagni per farli stare tranquilli, per non metter loro troppa apprensione. Ha grande rispetto per i compagni, come se fosse veramente una famiglia. Nella sua carriera lui è stato, anche in senso buono, il grande egoista, mentre ora sente il bisogno di ispirare gli altri, di far crescere i giovani; e, per questo, ha la paura di disturbarli nonostante sicuramente i compagni avrebbero molto piacere ad averlo fra loro".
Ibrahimovic ha giocato in grandissime squadre. Come mai, secondo lei, ha maturato un legame così forte con il Milan?
"Forse è l'età che ti dà esigenze diverse: adesso non ha più niente da dimostrare ed è entrato in una nuova fase della sua carriera. Sanremo è stata una comparsata più importante di quello che pensiamo; lui è sempre stato quello che ha spaccato, quello che ha sempre avuto il mondo contro, che più odio c'era più era contento. A Sanremo ha sentito il bisogno di essere amato da tutti gli italiani, non solo dai milanisti; quando me lo raccontava, gli si illuminavano gli occhi. Un giorno ha incontrato una coppia di anziani e la signora si è complimentato con lui per il suo 'sorriso bellissimo'; non era il tifoso che gli faceva i complimenti per un gran goal, ma una persona normale: oggi lui ha bisogno di essere voluto bene da tutte le persone".
In quali frangenti ha visto Ibrahimovic maggiormente emozionato?
"Quando parla dei figli. Lui può seguire gli allenamenti dei suoi figli da Stoccolma e, guardandone uno, ha notato il figlio che abbracciava l'allenatore; ha chiamato subito Vincent (il figlio minore, ndr) e lui gli ha detto che ha compiuto quel gesto perché gli mancava il padre. Ibra ha svelato di aver avuto una pugnalata al cuore, di aver pensato di stracciare il contratto col Milan. Oggi Ibra è un uomo di 40 anni che vuole ancora giocare, ma che ha emozioni forti, con le sue fragilità e le sue debolezze".
Con un Ibrahimovic così, il Milan può puntare allo scudetto?
"Sì, senz'altro sì. Al di là della partita col Liverpool, i rossoneri non hanno smentito nulla della crescita d egli ultimi anni. Il Milan ha un gioco dei più belli e organizzati del campionato, quindi pagherà. È importante che Ibra sia ai suoi livelli, perché offensivamente i rossoneri sono un po' più dietro rispetto alle rivali Scudetto".

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