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Garlando: "Milan, dall'asse Pioli-Ibra è partito tutto. Rangnick? C'era una sproporzione"

ESCLUSIVA MN - Garlando: "Milan, dall'asse Pioli-Ibra è partito tutto. Rangnick? C'era una sproporzione"MilanNews.it
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domenica 26 luglio 2020, 16:00ESCLUSIVE MN
di Redazione MilanNews
fonte Intervista di Pietro Andrigo

Luigi Garlando, giornalista de La Gazzetta dello Sport, è stato intervistato da MilanNews.it per parlare del momento in casa rossonera, della conferma di Pioli, dei profili di Ibrahimovic e Donnarumma, ma anche del mancato arrivo di Ralf Rangnick.

Sulla Gazzetta ha scritto che oltre a vincere Pioli ha vinto anche il buonsenso, per rialzarsi ai livelli che competono al Milan la continuità è la scelta migliore?

"In generale, ma soprattutto in un'estate come questa, che non consentirà un periodo di preparazione di precampionato, la continuità dev'essere d'obbligo. Rangnick avrebbe comportato una rivoluzione, di uomini e di metodi. Il Milan non poteva rischiare questo, il buon senso è stata la scelta migliore, a parte tutti i risultati e quanto fatto di buono da Pioli".

Quali sono i principali meriti di Pioli nella crescita dei rossoneri?

"Sono stati due secondo me, uno è a livello ambientale. Ha compattato la sua squadra nonostante la sua pozione fosse stata picconata, a volte i giocatori sono un branco, quando sentono che il capo è in difficoltà non gli vanno più dietro. Aver mantenuto questa grande credibilità attraverso il lavoro, attraverso l'esempio, è stato fondamentale, anche durante lockdown. Il Milan è una delle squadre che sta meglio proprio perché credo Pioli sia riuscito a tenere un contatto con i giocatori. Il secondo merito è proprio tecnico, di lavoro. Ha ribaltato una squadra. Gattuso aveva fatto un ottimo lavoro, ma diceva che per caratteristiche i giocatori non potevano fare pressing, di conseguenza dovevano ritirarsi e ripartire. I calciatori non sono cambiati tanto ma il Milan ora è una squadra moderna che aggredisce, tanti gol li ha costruiti rubando palla nella metà campo avversaria. Pioli gli ha dato un'identità tattica moderna, aggressiva, efficace, gioca bene. Questo è stato un grandissimo merito di Pioli. Ha fatto capire di non essere solo una grande persona come dicevano tutti, ma un bravo allenatore con tante conoscenze e questo è importante".

Pioli non ha mai avuto continuità nei grandi club, questa volta è stato premiato.

"Credo tantissimo nel lavoro della gavetta e lui l'ha fatta. Adesso ha la grande occasione della sua carriera, soprattutto se viene assecondato dalla società con gli investimenti possibili. Anche il fatto di non spendere per uno staff nuovo ed un allenatore nuovo magari fa recuperare altri soldi per rifinire questo Milan che ha già una base forte perché è giovane. Se il Milan si rifinisce con un paio di giocatori di grande qualità e personalità può avere la sua prima squadra in grado di vincere in questi ultimi anni".

Cosa la intrigava di Ralf Rangnick e cosa non la convinceva?

"L'unica cosa che mi intrigava era vederlo all'opera da noi e vederlo costruire una squadra italiana, era più la curiosità in sé. Erano molte di più le cose che non mi convincevano. Sessantadue anni, nessun grande club lo ha mai cercato, ha vinto solo Coppe Tedesche ed Intertoto... Perché aveva questa credibilità per prendere in mano un club dal passato importante come il Milan ed avere carta bianca? C'era una sproporzione tra quello che ha dimostrato e quello che gli si voleva mettere in mano, questa sproporzione era ingiustificata".

La conferma di Pioli avrà fatto felice Maldini, come giudica il suo lavoro da dirigente?

"E' un lavoro in crescita, lui è cresciuto insieme a questo gruppo, come è cresciuto Pioli. Questo è importante, quando le varie componenti del club crescono insieme. Lui non aveva grandissima esperienza, non basta un passato, questo è un altro lavoro. Lui si è dimostrato sempre più credibile col passare dei mesi, la sua presenza è stata sempre più riconoscibile all'interno del club. Sta crescendo anche come dirigenza, sarebbe stato un peccato interrompere questa crescita che invece può avvenire, questo può essere il primo suo vero Milan a cui ha partecipato. Theo Hernandez, l'individualità più forte e determinante di questa squadra, anche più di Ibra, l'ha portato lui. E' importante quando un dirigente vede un giocatore così e lo fa arrivare, dà a questa squadra anche una credibilità all'estero. E' un cammino interessante e da seguire quello di Paolo".

Ibra è stato uno dei protagonisti di questo nuovo corso, è stato stupito dal suo impatto?

"Così tanto non me lo aspettavo, è stato determinante, non tanto per quanto fatto in campo, ma per la sensazione di forza che ha trasmesso ai compagni. Avere in campo Ibra dava più forza a tutti, ed era un Milan che usciva da mesi difficilissimi, con l'autostima a terra. Il suo ingresso, la sua arroganza anche tecnica, è stato fondamentale per questa squadra. E anche il legame con Pioli: non è facile legarsi agli allenatori per Ibra. Se fiuta qualcosa di buono in Pioli, vuol dire che qualcosa di buono c'è, poi da questo asse, da questa coppia, è venuto fuori tutto".

Donnarumma può diventare uno dei più grandi portieri della storia?

"Assolutamente, è partito così da lontano e ha mantenuto una continuità che in genere hanno i portieri di grande esperienza, lui l'ha già dimostrata alla sua età. Hanno sempre abusato della parola predestinato ma lui è uno di quelli chiamati a fare la storia del nostro calcio e la storia del ruolo".

Qual è il ricordo che la lega particolarmente al Milan?

"Direi le due finali di Atene, per motivi diversi. Nel '94 seguivo il Milan e avevo legami forti con i giocatori, subito dopo la finale la squadra sarebbe partita per una tournée mondiale stupenda. Siamo stati in Cina, in Giappone, a Bali, a Jakarta... Ci siamo divertiti un sacco. Sono andato con Savicevic sulla Muraglia Cinese, con Desailly abbiamo pedalato sulle risaie di Bali. Mi ricordo il clima di Atene quando il Milan sembrava spacciato, arrivarono insieme all'aeroporto Barcellona e Milan, da lontano si vedevano i blaugrana che ridevano guardano i giocatori rossoneri, soprattutto gli olandesi. Mi ricordo la ferocia dell'ultimo allenamento del Milan, Filippo Galli doveva giocare e gli chiesero come avrebbe fatto a fermare Romario, lui si arrabbiò e quasi scappò via. Da quella rabbia lì ho capito che il giorno dopo sarebbe successo qualcosa. Il 2007 mi lega molto a Pippo Inzaghi, l'ho incrociato nel 2005 a Bruxelles quando era infortunato, lui arrivava da Anversa dove si allenava per recuperare dal problema alla caviglia. Ci siamo incrociati per caso, mi disse se avevo visto quello che scrivevano su di lui, che era finito e non si sarebbe più ripreso. Gli dissi che sarebbe tornato, dopo la partita quando ci siamo incrociati in zona mista ci siamo abbracciati e abbiamo ricordato quell'episodio in Belgio. Vederlo segnare due gol, sapendo quanto aveva sofferto, per me è stato bellissimo. Quell'anno mi sposai e mi regalò una copia autografata della maglia di Atene. Queste due partite per motivi diversi mi legano molto al Milan".