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Piccinini: "Gigio deve rimanere al Milan. Maldini ha la stoffa del grande dirigente. Ibra sta stupendo tutti"

ESCLUSIVA MN - Piccinini: "Gigio deve rimanere al Milan. Maldini ha la stoffa del grande dirigente. Ibra sta stupendo tutti"MilanNews.it
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
sabato 7 novembre 2020, 17:00ESCLUSIVE MN
di Pietro Andrigo

Intervenuto in esclusiva ai microfoni di Milannews.it, lo storico telecronista e attuale opinionista di Sky Sport Sandro Piccinini ha commentato la stagione del Milan e quella di suoi alcuni protagonisti. Queste le domande e le risposte:

Nonostante il recente stop con il Lille, il Milan arriva da una serie di risultati utili positivi molto importante. Quali sono i meriti di Pioli in questa striscia positiva?

“E’ stato fondamentale perchè non dimentichiamoci che lui era già stato avvicendato, di fatto, da un nuovo staff tecnico. Era una notizia che girava su tutti i giornali e probabilmente era stato informato anche lui, quindi ha lavorato in una situazione molto difficile. E’ riuscito a compattare la squadra ed è riuscito a motivare i giocatori. In genere i calciatori quando sanno che un allenatore non ha futuro in una squadra si lasciano un po’ andare, invece lui è stato bravo a compattarli e motivarli tutti quanti, a far sentire importante anche chi non giocava regolarmente. La società ha riconosciuto questi meriti e lo ha confermato. Al di là delle mosse tattiche, al di là dell’ottimo rapporto con la società dato dalla splendida persona che è, il grande merito è stato quello di risultare credibile agli occhi dei giocatori e dei tifosi”

Dove può arrivare il Milan sia alla luce dei risultati ottenuti ma anche considerata la giovane età del gruppo rossonero?

“Secondo me quello che indicò Maldini all’inizio della stagione, ovvero un posizionamento in zona Champions League è un obiettivo raggiungibile per il Milan. Questa partenza entusiasmante, chiaramente, ha incominciato a far parlare di scudetto o imprese che sarebbero fuori da ogni pronostico. Mi sembra esagerato, in questo senso. L’obiettivo Champions è credibile e questo deve rimanere. Illudere i tifosi o considerare un terzo posto come una delusione mi sembra sbagliato. Per come è stata costruita la squadra, l’obiettivo di qualificarsi a questa grande coppa è importante”

Come giudica il cammino da dirigente, sin qui, di Paolo Maldini?

“I dirigenti vanno sempre valutati in rapporto alla società che hanno alle loro spalle e lui ha lavorato in una situazione difficile, con una società straniera e con il dissidio tra Boban e la proprietà. Oggi i risultati come la qualità della squadra, la classifica, la compattezza dell’ambiente e l’umore generale, gli danno ragione. E’ uscito da una situazione complicata nel migliore dei modi, da fuoriclasse qual’è e questo dimostra che è la sua strada. All’inizio ovviamente si dimentica che quello di dirigente è una professione molto diversa rispetto a quella di calciatore e quindi avrebbe potuto avere difficoltà, le ha avute ma le ha superate con grande rapidità e quindi bisogna dargli atto che ha la stoffa da grande dirigente”

Una scelta di Maldini (insieme a Boban) è stata quella del ritorno di Ibrahimovic. Si aspettava una resa così importante da parte dello svedese?

“Sinceramente no e penso che non se lo aspettasse neanche la società. Penso fosse nata come idea per galvanizzare l’ambiente e per riportare a casa un giocatore di grande qualità però pensando ad una carta da giocarsi in certe situazioni. Non credo ci fosse la convinzione che potesse diventare titolare in tutte le partite e con questa continuità di rendimento. Sta stupendo tutti. Questo va al di là di qualsiasi pronostico. Puntare su di lui però è un altro titolo di merito. Quando arrivò alcuni storsero il naso, specie perchè era una squadra con il pallino del progetto giovani e un profilo come Ibrahimovic stonava con la linea mantenuta. Il Milan ha tantissimi giovani ma è giusto che siano affiancati da esperti campioni come lui. In questo Zlatan si è dimostrato un esempio, un leader carismatico e non a caso il rendimento di tanti giocatori del Milan è migliorato con il suo arrivo”

Hai giustamente definito Zlatan come un esempio da seguire. Lo vedi differente caratterialmente rispetto a 10 anni fa? Ho notato che in alcune situazione è più paziente e agisce quasi da maestro…

“Si certo, l’ho notato anche io. E’ chiaro che con l’età si cresce e si matura, si diventa più saggi. Lui sa di essere un esempio ma tutto questo va valutato quando le cose saranno meno positive. Già giovedì in coppa quando è stato sostituito dopo una partita negativa, ha dimostrato un po’ di nervosismo. E’ chiaro che dovrà misurarsi con i momenti negativi che arriveranno ma fino ad oggi il suo comportamento è stato irreprensibile ed è stato il faro del Milan. Nei momenti difficili, il suo ruolo sarà ancora più importante”

Dall’esperto Ibrahimovic ad un giovane vecchio come Donnarumma. Può diventare, se non lo è già, uno dei più grandi portieri della storia del calcio italiano?

“Può diventarlo. Per diventarlo ci vuole la conferma del tempo: si può essere grandi per 2-3 anni oppure per 15. Dipenderà da lui perchè le doti le ha tutte, il talento glielo ha dato madre natura. Ha professionalità perchè si allena con grande intensità e con voglia di migliorare. Ha dimostrato di avere la testa sulle spalle quando non ha inseguito contratti faraonici ma ha preferito crescere in casa. Adesso c’è la svolta del possibile rinnovo che sarà importante anche per la sua crescita. Mi auguro vada tutto bene perchè secondo me il Milan è l’ambiente ideale per lui. Ha ancora bisogno di crescere in un ambiente sano e famigliare. Penso che il suo procuratore lo abbia capito e che stia cercando un accordo con la società per il bene di tutti.”

Qual è il ricordo più bello che lega la tua lunga carriera al Milan?

“Innanzitutto mio padre fu un grande giocatore della Juventus ma poi approdò anche al Milan, quindi sono legato a questi colori dato che giocò nella squadra meravigliosa degli anni 50’ guidata dal trio d’attacco Gre-No-Li. Lui era a fine carriera ma ho tante belle foto e tanti bei ricordi. Ho un’amicizia poi che mi legava a Liedholm. Professionalmente poi la finale del 2003 di Champions League, una finale di 20 milioni di telespettatori su canale 5 tra due squadre italiane e finita ai rigori. Qualcosa di incredibile e dal punto di vista emotivo pazzesco. Era delicato commentare una finale così che fu poi una partita emozionante. Sui social vedo però che il mio ricordo rimane collegato al gol di Inzaghi-Tomasson nella partita con l’Ajax, un momento anche quello molto emozionante"