Caso Curva Sud, Marco Pacini: "Siamo arrivati a un punto dove non è più possibile dare un'opinione lecita ed essere liberi di contestare in maniera pacifica"

Per la sfida di Coppa Italia contro il Bari, a San Siro c'erano 71mila spettatori. Eppure il fattore campo non si è avvertito per nulla, anzi. Niente di sorprendente, la Curva Sud lo aveva già annunciato con un comunicato alla vigilia della partita. Ma davvero in questa stagione il Milan si priverà del calore della sua tifoseria? Il collega Luca Serafini, nel corso di una diretta sul canale YouTube Milan Community, ha approfondito la questione proprio con due esponenti del tifo rossonero: Marco "Pacio" Pacini della Curva Sud e Massimo Elice dell'Old Clan. Di seguito un estratto delle parole dell'esponente della Sud, Marco Pacini:
Perché la Curva Sud col Bari non c'era?
"L'ha deciso la società nel momento in cui ha mandato delle lettere di blacklist. A fine luglio, a campagna abbonamenti ampiamente conclusa per quel che riguarda i rinnovi, riceviamo comunicazione ufficiale di questa blacklist. Si fa leva su tre episodi distinti: la contestazione a Casa Milan, il corteo prima della finale di Coppa Italia a Roma e il presidio fuori dal carcere di San Vittore, regolarmente autorizzati dove noi, io in primis, abbiamo esposto un pensiero che era lecito nel rispetto di tutte le opinioni, nel rispetto delle sentenze arrivate successivamente. A seguito di ciò c'è il divieto di abbonarsi al secondo blu per motivi di ordine pubblico. La possibilità di abbonarti in altri settori dello stadio. E qualora mi capitasse la fortuna di trovare un biglietto al secondo blu posso comprarlo. Io come tanti altri ragazzi, la maggior parte incensurati. Mia moglie stessa ha ricevuto una lettera dal Milan, che dice testualmente: "Abbiamo ricevuto una segnalazione dalle Forze dell'Ordine che hai tenuto comportamenti contrari all'Ordine pubblico nel corso del presidio a San Vittore". Ma la polizia rileva una condotta non corretta viene da me e non va a denunciare il fatto al Milan. E sfido chiunque che ci siano stati momenti di tensione e violenza. Lo stesso a Casa Milan, dove c'erano bambini di 4 anni sulle spalle dei papà a vivere una giornata di milanismo. Ora siamo arrivati a un punto dove io non posso dire un'opinione lecita, non posso essere libero di contestare in maniera pacifica una squadra arrivata fuori dalle coppe. Non son libero di andare a Roma dove, dall'altra parte abbiamo visto tifo, striscioni e bandiere e dall'altro il niente. Non per nostra volontà ma perché ce l'hanno imposto. Non posso ritrovarmi al 19 di agosto la comunicazione che certi striscioni non entrano più, altri vedremo, la bandiera di Kilpin non entra perché legato a Curva Sud. Tutta una serie di cose che non ci consentono di fare il tifo".

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