Gotti racconta: "Una volta incrocio Loftus due ore dopo l’allenamento e gli chiedo 'Che ci fai ancora qui?'. Era rimasto due ore a fare foto e firmare autografi con i tifosi"

Luca Gotti, allenatore, si è così espresso su gazzetta.it raccontando Loftus-Cheek, suo calciatore quando era vice di Sarri al Chelsea:
Aveva anche tanti amici dentro quello spogliatoio…
“Assolutamente. Era un punto in più. Ricordo un Ruben sempre sorridente, che scherzava con tutti. Ogni tanto, in spogliatoio, lo mettevano anche in mezzo. Poi aveva una gentilezza incredibile, oltre che un gran senso del rispetto. Le racconto questa: una volta lo incrocio al centro sportivo due ore dopo l’allenamento e gli chiedo “che ci fai ancora qui?” Era rimasto a due ore a fare foto e firmare autografi con i tifosi. “Ero uno di loro solo qualche anno fa”, mi rispose. Capisce che intendo?”
Tatticamente, invece, come e dove lo vede?
“Credo sia un giocatore che vada lasciato libero di esprimersi. Ha grandi strappi ed è esplosivo, ma bisogna cercare di non ingabbiarlo eccessivamente. Al Chelsea, per esempio, Sarri curava tanto la fase difensiva ma le mezzali, nel suo 4-3-3, avevano abbastanza libertà di buttarsi negli spazi e puntare la porta. E direi che i risultati si sono visti eccome…”
Da lì in poi, però, non abbiamo più rivisto quel Loftus. Se non a sprazzi. Come se lo spiega?
“Si riconduce un po’ tutto al discorso di prima, secondo me. Stiamo parlando di un ragazzo sensibile, quasi inconsapevole di quanta qualità abbia. Ci vuole pazienza, fiducia, a volte tatto. E poi non si possono non considerare gli infortuni. Gli è sempre mancata quella continuità che gli avrebbe consentito di fare il salto”.
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