Tavana: "Berlusconi voleva che i calciatori pensassero a giocare e basta, che la società risolvesse ogni loro preoccupazione"

Rudy Tavana, storico medico del Milan durante l'epopea Berlusconi, si è così espresso a La Gazzetta dello Sport raccontando il presidente.
Lei introdusse a Milanello la famosa crostata, che tanto fece discutere, per aumentare gli zuccheri?
“Sì, lo stesso Berlusconi si era stupito che ciascuno mangiasse quello che gli pareva. Bisognava fissare delle regole. La crostata veniva mangiata a merenda e nei pranzi prepartita, ma Berlusconi impose altre novità. Per esempio, ogni medico, da me fino ai colleghi del settore giovanile, doveva essere reperibile una volta a settimana. Non c’erano i cellulari e ci diedero un cicalino. Quando suonava, dovevi correre al telefono e chiamare un centralino Fininvest che ti informava sull’intervento di emergenza richiesto da questo o quel giocatore, per sé o per un suo familiare. Berlusconi voleva che i calciatori pensassero a giocare e basta, che la società risolvesse ogni loro preoccupazione, che fosse la febbre di un figlio o un malessere della moglie.
Ero un traumatologo, mi dividevo tra la Pro Patria di atletica e la nazionale dello sci di fondo. Ero andato ad aggiornarmi negli Usa, tra San Antonio Spurs (basket Nba, ndr) e Dallas Cowboys (football americano, ndr). Il Milan aveva come medico il dottor Monti, bravissimo, ma Berlusconi voleva creare una struttura sanitaria a 360 gradi e scelse me, tra otto candidati, per la figura di direttore dell’area. Cominciai dall’alimentazione. Il carburante dell’alta intensità è lo zucchero e studi svedesi dell’epoca dimostravano che alla fine del primo tempo i calciatori lo avevano già esaurito”.
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