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Montanari: "Milan, anche con Elliott potrebbe cambiare il management. Ricketts? Forte politicamente in USA"

ESCLUSIVA MN - Montanari: "Milan, anche con Elliott potrebbe cambiare il management. Ricketts? Forte politicamente in USA"MilanNews.it
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
venerdì 22 giugno 2018, 14:45ESCLUSIVE MN
di Thomas Rolfi

Sono giorni caldissimi su tre fronti per quanto riguarda il Milan: il bonifico da 32 milioni di euro per completare l'ultimo aumento di capitale deliberato, l'attesa per la sentenza UEFA e gli sviluppi per l'ingresso di un possibile nuovo socio. Per cercare di fare chiarezza su questi tre punti, la redazione di MilanNews.it ha contattato Andrea Montanari, giornalista di Milano Finanza.

La deadline per Li Yonghong per il versamento dei 32 milioni di euro scadrà tra poche ore, alle 17 di oggi. Qual è lo scenario più probabile?
"Per me c'è un 20% di probabilità che Li Yonghong possa mettere i soldi di tasca sua. Se non li mette, come pare probabile, è ora di chiudere la partita. Sicuramente Elliott sta facendo pressioni per versare i 32 milioni di euro al posto di Li Yonghong, per poi entrare in possesso del Milan qualora il cinese non dovesse riuscire a rimborsarli entro 10 giorni lavorativi. Elliott non farà mai il proprietario del Milan, sistemerà le cose, magari cercherà un nuovo management, farà la campagna acquisti e a settembre/ottobre cercherà di vendere il club. A meno che prima entri un nuovo socio".

Si è parlato sia della possibilità di un socio di maggioranza che di minoranza. Qual è l'opzione più probabile tra le due?
"La strada del socio di minoranza mi sembra l'opzione assolutamente più remota, perchè nessuno entra in una società con un socio di maggioranza che ogni 10-20 giorni è in ballo per mettere soldi e dove non conti niente. Questa sarebbe l'opzione che credo sia vista di buon occhio dall'attuale management, perchè se arrivasse un nuovo proprietario, come prima cosa cambierebbe le primissime linee. Da quelle persone che ho sentito nell'ambito finanziario, l'intenzione è quella di cambiare Fassone e Mirabelli a prescindere che a capo del Milan ci sia Elliott o un nuovo proprietario. Ipotizzo, però, che se Elliott avesse come piano quello di vendere entro la fine del 2018, non avrebbe senso cambiare Fassone per 4-5 mesi".

Ieri proprio lei ha svelato per primo il nome di uno degli imprenditori interessati al dossier Milan: l'americano Thomas Ricketts. Le risulta che debba ancora effettuare la due diligence (il controllo dei conti del club, ndr)?
"Io questo non lo so. La partita è talmente complessa da mesi che, dal mio punto di vista, è complicato capire chi sia davanti nella corsa al Milan. Io so solo che ieri, dopo aver scritto il pezzo, sono stato contattato dai comunicatori di Ricketts più volte e ho anche ricevuto del materiale informativo, perchè lui è davvero interessato al Milan. Dopodichè, ho letto che altri colleghi hanno scritto che sarebbe indietro, ma non ho avuto modo di verificare. Io so che Ricketts è un'opzione, così come ce ne possono essere altre. Il problema è che le altre non sappiamo a chi facciano riferimento. Sappiamo che le portano avanti le banche d'affari, ma non per conto di chi".

Quanto viene valutato il Milan in ambito finanziario allo stato attuale?
"Si parla di valutazioni al massimo sui 600 milioni, ma io credo che con la spada di Damocle della UEFA che pende, chiunque comprasse il Milan punterebbe a una valutazione minore. Facendo un calcolo, Li Yonghong ha valutato complessivamente l'azienda Milan 1 miliardo, che è la cifra che voleva Berlusconi. Da questo miliardo, bisogna decurtare i 340 milioni di euro di debiti nei confronti di Elliott, quindi scendiamo già a 660 milioni. Chi offre, e chi offre in questo momento ha il coltello dalla parte del manico, punta a portare a casa l'operazione con 500 milioni, Per fare un paragone, ho saputo che Pallotta ha valutato la Roma, che fattura di più ed è in Champions League, 700 milioni di euro".

La famiglia di Ricketts possiede un patrimonio stimato in 2,4 miliardi di dollari. Cosa risponderebbe a chi ritiene che non siano sufficienti a portare avanti il Milan con successo?
"Primo, avere 2,4 miliardi di dollari di patrimonio non è da tutti. Secondo, la famiglia Ricketts ha investito 875 milioni di dollari per comprare i Chicago Cubs, una squadra di MLB (Major League Baseball, ndr) che non aveva mai vinto il titolo. In 7 anni con a capo Ricketts ha vinto per la prima volta in 108 anni e ora la franchigia vale 1,8 miliardi di dollari, più del doppio. Io non sono l'avvocato che deve perorare la causa di Ricketts. E' vero che il patrimonio non è quello di Berlusconi, però è una famiglia di imprenditori molto forte politicamente. Il fratello è un governatore repubblicano del Nebraska e il papà ha finanziato la campagna di Trump. Quindi, se uno vuole metterla in chiave politica, la famiglia Ricketts per i prossimi 3-4 anni otterrà dei benefici. L'asset principale della famiglia è la TD Ameritrade, una società di brokeraggio online controllata al 41% da una banca di Toronto. Questa società l'anno scorso ha avuto un giro d'affari da 3,7 miliardi di dollari e ha avuto un utile da 1,4 miliardi. Ha un tasso di marginalità e guadagno pazzesco, quindi probabilmente questo business è destinato solo a crescere. Poi c'è da dire una cosa: il calcio, come tanti altri sport, può e deve essere gestito come un business vero e proprio, fare degli utili e portare degli introiti. Quindi serve avere capacità imprenditoriali, non per forza investire grandi capitali".

In ottica di un eventuale ricorso al TAS, potrebbe bastare avere Elliott a capo del Milan o servirebbe avere un nuovo socio di maggioranza?
"Se devi fare un intervento spot per chiudere questa situazione sì, può bastare, perchè sai chi è e cosa fa. Ma se l'obiettivo è quello di capire il futuro del Milan, sai già che l'obiettivo di Elliott sarà quello di rivendere il Milan nell'arco di 6 mesi, un anno al massimo. Quindi non hai certezze da questo punto di vista".