Leao: “Quando gli avversari vengono a San Siro, devono sentire la furia. I nuovi hanno visto la differenza”

Rafael Leao, attaccante del Milan, si é così espresso su Twitch elogiando il clima di San Siro con la tifoseria presente: “Ogni volta che (le squadre avversarie, ndr) vengono a San Siro devono capire la furia, la furia. É troppo importante per noi. Tutti, anche quelli nuovi, hanno capito la differenza che c’è quando siete tutti a San Siro”.
DALLE LABBRA DI ALLEGRI
"Noi cerchiamo di fare meno danni possibili" e "Il merito è tutto dei ragazzi e della società" sono i due mantra che Massimiliano Allegri recita ogni qualvolta gli viene chiesto se si aspettava di ribaltare in modo così netto il mondo Milan in così poco tempo. Il tecnico livornese giustamente sa molto bene che non è stato ancora fatto niente ed effettivamente è così, ma allo stesso tempo è già stato fatto tutto. Gli anni post scudetto, tra motivi di campo, scelte dirigenziali e più che ne ha e più ne metta, hanno registrato un progressivo disinnamoramento del pubblico rossonero nei confronti del Club, reo secondo molti di non incarnare i valori del milanismo e di trattare il tifoso alla stregua di un cliente. Sensazione amplificata dal caos che si è visto in campo e che ha portato, infine, ad una stagione folle che è valsa un ottavo posto in Serie A ed una Coppa Italia persa in finale contro il Bologna di Italiano.
Non sono passati neanche sei mesi che il campo ha regalato a tutti un Milan completamente diverso. Un Milan che ora dovrà dimostrare di sapersi ripetere nel tempo, ma è questo il Milan che vuole vedere chi ha il rossonero nel cuore. Niente compromessi sulle regole, chi rappresenta la squadra deve dargli l'importanza che merita. Non c'è spazio per l'io, non in modo negativo: conta il gruppo, conta la squadra e nessuno è più importante del collettivo. In campo c'è ordine e soprattutto c'è convinzione nel fare quello che viene proposto da Allegri ed il suo rinnovato staff: la squadra, ora schierata col 3-5-2, si sente molto più sicura di sé in entrambe le fasi. Certo, per fare tutto questo c'è bisogno di un certo tipo di giocatori. Allegri ne è convinto sostenitore da tempo: a calcio si gioca in 11 e a determinare sono quelli forti: è un concetto molto meno banale di quello che può sembrare. Il Milan ne è l'esempio migliore: Modric, Rabiot e Pulisic (in attesa di Leao) guidano e determinano. Gli altri seguono a ruota, potendosi esprimere in un ambiente che in pochissimo tempo ha visto scomparire i nuvoloni neri di burrasca.
Da una parte c'è sempre bisogno di rimanere con i piedi ancorati saldamente a terra: siamo alla quinta giornata di Serie A e non è stato deciso niente di niente. Dall'altra c'è la gioia, canalizzata tutta nel San Siro esplosivo di domenica sera, di un popolo che è tornato a vedere in campo una squadra degna delle ambizioni e dell'importanza della maglia che indossano. Allegri continuerà a non volersi prendere dei meriti, ma quello che ha fatto in così poco tempo ha reso già tutti incredibilmente felici. Ora bisogna continuare e, come dice lui, rendere la vittoria la normalità e non l'eccezione. Max ha tutti in pugno e tutti pendono dalle sue labbra.

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