Seedorf ridà il sorriso al Milan
In altri tempi un successo casalingo stiracchiato e striminzito contro il Cesena ultimo in classifica senza punti sarebbe stato accolto con scetticismo e qualche mugugno, invece per questo Milan rimaneggiato conquistare il primo successo in campionato, aggiungere tre punti ad una classifica anemica, mantenere la porta imbattuta e, soprattutto, non subire altri infortuni è tanta roba e l'entusiasmo che si avvertiva a fine partita mentre il popolo rossonero (scarsino in quanto a numero...) sfollava dallo stadio sembrava addirittura eccessivo per chi è abituato a ben altri successi, ma questa prima vittoria è stata attesa a lungo e sembrava non arrivare mai, soprattutto perchè in questo inizio di stagione il Milan è stato molto sfortunato; ora si spera che la strada sia in discesa, anche se il prossimo avversario (in campionato) si chiama Juventus, ma con una squadra al completo nessuno deve far paura e il successo contro il Cesena deve riportare entusiasmo e sorriso, visto che in pratica il Milan ha gli stessi punti dello scorso campionato dopo quattro giornate e sappiamo tutti come è andata a finire nello scorso maggio. E' bastato un lampo di Seedorf per battere i romagnoli, rimasti, però, in partita fino alla fine, perchè il Milan ha mantenuto il possesso palla (con percentuali alla Barcellona), ha provato a chiudere la partita ma non ci è riuscito, dimostrando ancora una volta che certa gente non è titolare per caso e che l'assenza contemporanea di tanti campioni modifica sostanzialmente il rendimento. Come si può facilmente capire non è stato un Milan trascendentale, ma per il momento ci possiamo accontentare e mai come questa volta si può dire che il risultato contava più di tutto, perchè era importantissimo sbloccarsi e tornare alla vittoria ed esserci riusciti mette in secondo piano gli stenti e le sofferenze di una partita rimasta in bilico fino alla fine.
Allegri riesce anche a concedersi un po' di turn-over nonostante l'emergenza: a sinistra in difesa si rivede Taiwo, assente dal Trofeo Berlusconi; nella coppia centrale c'è Yepes al posto di Nesta e il trequartista è, molto a sorpresa, Emanuelson, che non ha certo incantato nei minuti giocati contro l'Udinese. Per il resto la formazione è la stessa di mercoledì scorso dopo l'infortunio di Pato e la speranza è che la "strana coppia" d'attacco Cassano-El Shaarawy trovi la giusta intesa per bucare la difesa prevedibilmente chiusa del Cesena. Il Milan è ancora rimaneggiatissimo e ci sono più giocatori spettatori forzati che in campo; questa sorta di Milan 2 opposto all'ultima della classifica non attira molto il pubblico e lo stadio è ancora desolatamente mezzo vuoto e, forse, c'è ancora meno gente rispetto a mercoledì, anche se questa volta ci sono meno scuse per rimanere a casa: è sabato sera, la temperatura è ideale e la squadra, proprio perchè in emergenza, ha bisogno del sostegno dei propri tifosi, che mai come in quest'occasione devono essere il 12° uomo in campo, visto che gli altri 11 non attraversano un momento particolarmente brillante. Fortunatamente ci pensa, come sempre, la Curva Sud, che ad inizio partita ricorda a lungo con cori ripetuti e anche con uno striscione che "I campioni dell'Italia siamo noi!", quasi a voler far capire che c'è grande fiducia in chi solo quattro mesi fa ha vinto lo scudetto e per questo merita grande sostegno.
Il Milan ringrazia e risponde con una partenza sprint e dopo meno di cinque minuti il risultato è già sbloccato: ci pensa Seedorf che scambia corto dalla bandierina battendo un corner e ricevuto il passaggio di ritorno prende la mira e inventa una parabola vincente che va a morire al sette; i maligni diranno che ha sbagliato a crossare, a noi piace di più pensare che abbia realizzato un gran gol, una magia degna dei suoi piedi fatati, che tante volte ci hanno fatto esultare,anche se una parte del pubblico spesso se lo dimentica. In partite come queste, contro le cosiddette provinciali, il problema più grosso è proprio sbloccare il risultato e il fatto di esserci riusciti dopo pochi minuti dovrebbe semplificare la vita alla squadra di Allegri; il Cesena, però, non si dà per vinto e reagisce, mettendo spesso i brividi al popolo rossonero; almeno quattro le potenziali occasioni per pareggiare, mentre il Milan fatica un po' a raggiungere l'area avversaria, nonostante il posseso palla costante e il tentativo di far girare la sfera più velocemente e con maggior ritmo rispetto alle precedenti esibizioni. Emanuelson ci prova con il tiro da fuori ma conquista solo un calcio d'angolo, Yepes spedisce fuori da posizione favorevole e dimostra perchè gioca in difesa; il Milan a tratti gioca anche benino, ma si capisce che con altri interpreti lo spettacolo sarebbe certamente migliore: manca sempre qualche dettaglio decisivo e, ad esempio, un paio di ghiotte occasioni vengono sprecate perchè prima El Shaarawy stoppa male e poi Cassano non aggancia e, così, due palloni invitanti vengono sprecati.
Non cambia il copione nella ripresa: il Milan vuole chiudere la partita, il Cesena non si arrende e vuole provare il colpaccio; i rossoneri ci mettono cuore, impegno e generosità e sfiorano il raddoppio, quando El Shaarawy riceva palla da Emanuelson più o meno nella stessa posizione dalla quale ha segnato mercoledì, ma questa volta il suo tiro centra in pieno il portiere invece di finire in rete e il Faraone rimane a bocca asciutta. Il primo cambio di Allegri è abbastanza obbligato e consiste nel togliere dal campo Taiwo, un po' impacciato e, soprattutto, già ammonito e che nel finale di primo tempo ha rischiato l'espulsione con un'entrata dura su un avversario che, per fortuna, l'arbitro non ha sanzionato come avrebbe dovuto; entra Zambrotta e dal punto di vista tattico cambia poco, anzi nulla, anche se ora c'è esperienza in più per gestire il risultato. Il Cesena non riesce a rendersi particolarmente pericoloso, ma è chiaro che con il risultato ancora in bilico ogni volta che i bianconeri si avvicinano all'area di rigore vengono i brividi; il Milan tiene a centrocampo con il dinamismo di Nocerino, il senso della posizione e la concretezza di Van Bommel e le intuizioni di Seedorf, anche se il match-winner si divora un altro gol sparando alto da buona posizione dopo assist di Cassano e velo di El Shaarawy. Allegri decide di coprirsi maggiormente e toglie il Faraone inserendo Aquilani, lasciando davanti il solo Cassano, che prova il tiro, reclama un rigore (che sembra netto) e, soprattutto, corre e si impegna molto, dimostrando sorprendentemente di essere uno dei più in forma del Milan, a conferma del fatto che giocare con continuità in effetti gli fa bene. A proposito di forma e condizione, i rossoneri sono in riserva di energie e faticano sempre di più; dagli spalti parte anche qualche fischio, francamente incomprensibile, perchè la squadra ci sta mettendo grinta e impegno e se c'è qualche errore di troppo il motivo è fin troppo evidente (questo non è il vero Milan, soprattutto davanti); la Curva continua a sostenere i ragazzi e invoca SuperPippo, che entra al posto dello stanchissimo Cassano ad una manciata di minuti dalla fine, ma nemmeno questa volta riesce a lasciare il segno e, soprattutto, ad entrare nel tabellino dei marcatori. L'immagine simbolo di questo Milan "operaio" che vuole a tutti i costi i tre punti è il rinvio di Thiago Silva, che alla faccia dei piedi buoni brasiliani, spazza l'area come un ruvido stopper dei vecchi tempi, mandando il pallone al secondo anello rosso, tanto per non correre rischi. E di grossi rischi, in effetti, il Milan non ne corre sugli sterili assalti del Cesena e, così, dopo tre minuti di recupero, il boato del pubblico saluta la prima vittoria del Milan in campionato, importante perchè riporta i rossoneri alla pari con il cammino della scorsa stagione, nonostante l'emergenza.
Ora si può già pensare alla Champions e, soprattutto, bisogna cercare di recuperare qualche giocatore, perchè un Cesena volenteroso e onesto si può battere anche in queste condizioni, ma se l'asticella della difficoltà si alza si rischia di tornare a soffrire e stentare; per ora godiamoci questa vittoria non particolarmente esaltante ma maledettamente importante che lancia un chiaro messaggio a tutto il campionato: il Milan c'è ancora, non vuole mollare e cerca di essere più forte della sfortuna e dell'emergenza, perchè è anche così che si raggiungono i grandi traguardi in stagioni lunghe e stressanti come queste.
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