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Ericson: “Ibra? Infanzia difficile. Ma già da bambino se ne fregava dell’opinione pubblica”

ESCLUSIVA MN - Ericson: “Ibra? Infanzia difficile. Ma già da bambino se ne fregava dell’opinione pubblica”MilanNews.it
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giovedì 16 giugno 2022, 16:00ESCLUSIVE MN
di Redazione MilanNews

Il commissario tecnico svedese delle Fær Øer Hakan Ericson, tecnico svedese campione d'Europa nel 2015 con l'U21, e nello staff della nazionale A con Ibra a Euro 2012 e 2016, ha rilasciato un’intervista esclusiva ai microfoni di MilanNews. Ecco le sue dichiarazioni.

Buongiorno Hakan Ericson, la Svezia calcistica ha ottenuto grandi risultati anche prima di Zlatan Ibrahimovic, raggiungendo la finale del mondiale in casa del 1958 e la semifinale a USA ‘94. Ma possiamo dire che è stato l’attaccante del Milan a trasformare la percezione del calcio svedese nel mondo?

“Sì, anche se la Svezia ogni 10 anni comunque ottiene sempre bei risultati. Nel 1994 negli States arrivammo terzi ma forse al nostro paese sono sempre mancate le vere star. Tanti anni fa avevamo Gunnar Nordahl, Nils Liedholm e Gunnar Gren, il famoso Gre-No-Li. Ma a quei tempi la stampa non prestava abbastanza attenzione ai calciatori svedesi. E poi rispetto ad oggi non c’erano i social, che aiutano a mettere in luce i veri campioni. Detto questo, non penso che avremo mai uno come Zlatan di nuovo".

Per la Svezia lui è unico come Cristiano Ronaldo lo è per il Portogallo, Johan Cruijff per l’Olanda e Lionel Messi per l’Argentina?

"Direi di sì".

Qual è il più grande complimento che si possa fare a Zlatan?

“Zlatan è cresciuto in circostanze difficili, a Rosengard, dove doveva sempre difendersi. E per lui la strada per diventare professionista era veramente in salita. Ma ha sempre creduto in se, trovando le motivazioni giuste per far vedere alla gente che lui è Zlatan. La sua forza interiore è fantastica. Poi ovviamente ha sempre avuto grandi doti tecniche e fisiche e colpi di karate. Tutto ciò accompagnato da una mentalità perfetta, quella di voler sempre vincere, anche in allenamento.”

È vero che gli svedesi quando era giovane non lo amavano perché pensavano fosse troppo spavaldo e diverso dagli altri?

“Come sapete i nemici ci sono sempre. Poi a noi in Svezia non piace quando uno parla troppo di se stesso e dei suoi successi. Ma nonostante la giovanissima età Zlatan già se ne fregava, facendolo lo stesso. Gli piaceva tuonare e fare di testa sua, non importandosene dell’opinione pubblica. Ed è stata questa la sua vera grande forza".

Il tempo gli ha dato ragione. Gli stessi svedesi che non lo amavano poi sono saliti sul suo carro?

“C’è ancora chi pensa che non ha il diritto di tirarsela in quel modo. Noi svedesi preferiamo gente calma e umile. Detto questo, i tifosi svedesi lo amano e sono grati per quello che ha fatto per la nazionale svedese e per l’immagine del nostro calcio nel mondo. Ovunque è andato, ha vinto grazie alla sua aura pazzesca. Trascina tutti a migliorarsi ogni giorno".

Zlatan parla di se stesso in terza persona. Non dice mai ‘io’ ma Zlatan. Anche questo dà fastidio agli svedesi?

“Zlatan è furbo e un gran comunicatore (ride, ndr). Io e lui abbiamo fatto due Europei insieme, quelli del 2012 e del 2016 quando ero nello staff della nazionale. Poi grazie alla vittoria del campionato d’Europa Under 21 nel 2015, la mia Svezia si qualificò alle Olimpiadi del 2016. E io volevo portare Zlatan con me a tutti i costi. Lui voleva venire ma mi disse che non poteva venire perché era appena passato dal PSG al Manchester United. Poteva ignorare la mia proposta ma mi chiamò per informarmi e per raccontarmi che apprezzò il lavoro che avevo fatto e che i suoi figli ammiravano la mia nazionale. Lo rispetto molto per quel gesto, perché essendo una star, poteva fregarsene".

Si dice sempre che Zlatan rispetto a Messi e Cristiano Ronaldo migliori i suoi compagni di squadra. È d’accordo?

“Questo non lo so anche perché non ho mai incontrato né Messi né Ronaldo. Ma possiamo vedere la mano di Zlatan su tutti i campionati che ha vinto. Gli manca solo la Champions League".

Ha giocato in tantissime squadre, ma si dice che il Milan è forse quella che ha amato di più.

“Questo dovete chiederlo a lui (ride, ndr)".

Jon Dahl Tomasson è il nuovo allenatore del Blackburn Rovers, che milita in Championship inglese. Da allenatore ha già vinto due campionati svedesi con il Malmo. Può far bene con i campioni d’Inghilterra del 1995?

“Tocca dire che Jon Dahl Tomasson è un grande professionista e sono assolutamente convinto che farà bene come allenatore del Blackburn. L’ex attaccante rossonero sa analizzare bene le partite, è forte tatticamente e con la stampa ci sa fare". 

E’ tutto? Ma mentalmente è preparato per affrontare la spietata stampa inglese che non gli perdonerà troppi passi falsi visto il suo curriculum da calciatore? 

“E’ impossibile paragonare la stampa svedese con quella britannica ma lui è stato un grande giocatore per la Danimarca e per i club stranieri in cui ha giocato. Poi ha uno status importante nel calcio. Anche se in Inghilterra questo non conterà più. Ma ha le spalle larghe e non si lascerà intimidire”.

Che tipo di allenatore è? Gli piace il dominio del gioco o preferisce concedere il possesso palla agli avversari per poi aggredirli in contropiede? 

“A lui piace avere il possesso palla, di cui non puoi farne a meno quando alleni il Malmo. Non so che stile di gioco vorrà adottare al Blackburn ma Jon Dahl è una persona intelligente che saprà sicuramente adattarsi a seconda della cultura del club. Degli avversari, dei giocatori che avrà a disposizione e di quelli che il club potrà permettersi di comprare. Io lo rispetto molto come persona perché fuori dai riflettori è una persona molto tranquilla. E’ un allenatore moderno che sa quando c’è bisogno di modificare il suo piano di gioco. Poi al Malmo ha dimostrato che non teme la pressione…”.
    
Ha vinto la Coppa Uefa con il Feyenoord prima di passare al Milan dove vinse anche la Champions League, segnando reti pesanti a PSV e Ajax soprattutto. E fece benissimo anche al Newcastle alla fine degli anni novanta. La sua esperienza come calciatore potrà essere utile in panchina o ‘in the dugout’ come dicono in Inghilterra?

“Sì, ma non basta. Però lui ha avuto la fortuna di aver avuto un paio di ottimi allenatori e sono convinto che ha imparato molto da ciascuno di loro. Non solo le cose positive, ma anche quelle negative che cercherà di non applicare nel suo management. Detto questo, non so se abbia qualcosa di Ancelotti, però per esperienza personale posso dire che quando inizi ad allenare pensi di saper fare tutto grazie al tuo passato da giocatore. E ci sono stati tanti bravi giocatori svedesi che hanno giocato ad altissimi livelli ma che poi si accorgono, dopo qualche mese, che non sanno fare niente da allenatori. Pensando di poter fare affidamento solo ed esclusivamente alla propria reputazione come calciatore è un errore grossolano. Ma chi invece è consapevole delle differenze, che esistono eccome tra questi due mestieri, strada facendo può togliersi belle soddisfazioni. Soprattutto se poi hai anche il vantaggio di poter contare sull’esperienza accumulata in campo nel calcio che conta e se sai già come affrontare la stampa. Detto questo, Tomasson è pronto, ha tutto per sfondare e per e diventare un allenatore fantastico".

di Alessandro Schiavone.