esclusiva mn

La Scala: "Li Yonghong appare debole economicamente e finanziariamente. Entro giugno si capirà il destino del Milan"

ESCLUSIVA MN - La Scala: "Li Yonghong appare debole economicamente e finanziariamente. Entro giugno si capirà il destino del Milan"MilanNews.it
© foto di Antonio Vitiello
sabato 24 marzo 2018, 19:46ESCLUSIVE MN
di Thomas Rolfi

Giovedì scorso il Milan ha pubblicato una richiesta di aumento di capitale da 37,44 milioni di euro nei confronti dei suoi soci. Oltre all'azionista di maggioranza Li Yonghong, vengono, dunque, chiamati in causa anche i cosiddetti Piccoli Azionisti del Milan, che detengono complessivamente lo 0,07% delle quote del club. Tra questi vi è l'avvocato Giuseppe La Scala, vicepresidente dell'associazione, al quale MilanNews.it ha posto delle domande per cercare di fare chiarezza sulla situazione societaria del Milan, provando ad immaginare anche eventuali sviluppi futuri nel breve-medio termine.

Qual è il significato di questo aumento di capitale?
"La lettera ha chiamato un aumento di capitale precedentemente deliberato dall'assemblea, con mandato al consiglio di amministrazione per poterlo chiamare al bisogno. D'altra parte il Milan, come tutte le società in perdita, brucia cassa. Quindi, a un certo punto, le esigenze della gestione obbligano la società a chiedere sostegno economico agli azionisti".

E' la prima volta che vi viene chiesto di contribuire?
"E' sempre stato così inizialmente anche con Berlusconi. Poi, a un certo punto, Fininvest si è accorta che la burocrazia per chiamare l'aumento di capitale comportava una spesa maggiore della somma richiesta ai piccoli azionisti. Per questo motivo aveva deciso di accollarsi le perdite dei piccoli azionisti, coprendole con una rinuncia a un suo finanziamento soci. Nel frattempo sono state semplificate le norme che permettono di chiamare gli aumenti di capitale. La nuova società, perciò, si comporta secondo i canoni del diritto societario".

Per quale motivo il Milan avrebbe chiesto la prima parte della quota di Li Yonghong (circa 10 milioni di euro) con decorrenza immediata, nonostante nella lettera di Fassone venga riportata la data del 4 aprile?
"Non ne ho la minima idea. Il termine, da regolamento, è il 4 di aprile. Entro quella data, il socio che intende sottoscrivere l'aumento di capitale deve comunicarlo al Milan. Se lo fa, deve versare il 25% della quota che gli compete entro il 4 di aprile, mentre la restante parte nei tempi stabiliti dalla società".

Quanto la preoccupa come socio del Milan e come tifoso rossonero la situazione delineata dai media attorno alla figura di Li Yonghong?
"Come Piccoli Azionisti non facciamo altro che esercitare il diritto di tribuna dei tifosi. Non abbiamo interessi economici di tale importanza da avere un'analisi diversa da quella di un comune tifoso riguardo a questa situazione. A me sta vicenda qua costa 300-500 euro, quindi è irrilevante sia per il Milan che per me. Da tifoso invece, è giusto capire cosa comporti per il Milan avere un azionista che, in questo momento, appare debole economicamente e finanziariamente. Il suo problema è quello di non riuscire a rassicurarci quanto al fatto che lui sia una guida stabile della società, in quanto è grado di restituire ad Elliott ciò che gli spetta. A questo punto, quello che mi sembra più probabile è che Li Yonghong possa negoziare con Elliott un'uscita meno dolorosa possibile che gli possa permettere di perderci il meno possibile. Ad esempio, si potrebbe mettere da parte in modo concordato, Elliott comincia a governare la società e, quando ci sarà la successiva vendita del Milan, può darsi che Elliott, dopo essersi ripagato il debito più gli interessi, si divida la parte eccedente insieme a Li Yonghong".

Quale scenario si augura, dunque, per il bene del Milan?
"Il problema sta nella gestione, non tanto nella proprietà. Li Yonghong, lo sappiamo e non mi scandalizzo di ciò, ha comprato il Milan per motivi finanziari e speculativi per sè e per i suoi soci, perchè sono convinto che si trattasse del frontman di una cordata ben più importante, che poi per ragioni varie che non so quali siano si è sostanzialmente sfaldata. I milanisti si attendono che ci sia una proprietà che faccia sì i suoi interessi, ma grazie a dei manager che riescano a far brillare il Milan. Per fare ciò, però, serve avere una proprietà stabile, che è in grado di pianificare un percorso pluriennale, soprattutto se parti dalle macerie sportive, come in questo caso. Certamente non l'orizzonte temporale di due anni. Anche la stessa ipotesi della quotazione in borsa non era percorribile. Per poterlo fare servono bilanci in regola da qualche anno e, poi, grazie a delle deroghe, dimostrare che non ci saranno bilanci negativi negli anni a venire. Quindi serviva prima ristrutturare il Milan e renderlo una macchina per fare soldi e poi, eventualmente, quotarlo in borsa".

La scadenza di ottobre per rimborsare il debito con Elliott, però, si avvicina...
"Non credo sia interesse di nessuno aspettare ottobre, penso che la sorte del Milan venga chiarita entro il 30 giugno. Il fatto che non sia stato trovato un soggetto finanziatore fino ad adesso dice, sostanzialmente, che Li Yonghong non è considerato rifinanziabile. I mercati finanziari sono mercati piuttosto affollati. Se un soggetto ha i requisiti per poter richiedere qualcosa, trova sicuramente qualcuno che gliela dia. Fassone si è mosso anche per tempo, iniziando la campagna di rifinanziamento in autunno, ma ora siamo in Primavera e non si vedono chissà quali passi in avanti. Il mio timore è che Li Yonghong non ce la faccia più. Una cosa, però, ci tengo a dirla".

Prego.
"Nei confronti del Milan e dei suoi tifosi, la proprietà si è comportata in modo corretto. Se il cinese ne uscirà con le ossa rotte, ne uscirà dopo aver immesso nel Milan centinaia di milioni di euro, avendo assunto un impegno gestionale condotto secondo me con successo. Secondo me Fassone e Mirabelli, al di là delle difficoltà iniziali, hanno gestito il Milan in modo adeguato, in una situazione facile. I tifosi credo che siano contenti di questa stagione. L'arrivo di Gattuso - un colpo fortunato ma anche abile - ha salvato un po' la situazione. Adesso il Milan è una società che assomiglia a una squadra e ha raccolto a sè i tifosi. Cosa che gli permette di operare sul mercato con molta più credibilità".

Se dovesse subentrare Elliott, però, difficilmente deciderà di tenersi il Milan.
"Elliott può gestire il Milan, ma solo in un'ottica: quella di rivenderlo tra un po' piuttosto che subito. Elliott dovrà fare una valutazione, tipica dei fondi di investimento, ovvero stabilire qual è la miglior way out possibile. Di norma, quando si fanno degli investimenti industriali, ci si prende anche del tempo. Elliott, invece, tipicamente rivende subito, essendo un fondo speculativo. Io non credo che il Milan, in un quadro del genere ed essendo una società di rinomanza planetaria, abbia difficoltà a trovare qualcuno che si occupi di lui. Se qualcuno comprerà il Milan lo comprerà per valorizzarlo".

Non ci dobbiamo aspettare, quindi, ulteriori cessioni del Milan entro la fine del 2018?
"No, penso di no. Almeno un anno ci vorrà. Elliott gestirà la situazione per un po', secondo me, a meno che non ci sia già qualcuno pronto a subentrare che sta solo aspettando l'evolversi della situazione. La cosa che mi stupirebbe meno è che Elliott si prende la società, conferma l'attuale management, il Milan si consolida ed Elliott nel frattempo si trova un compratore".

Tra il Settlement Agreement da concordare con la UEFA ad aprile e il fatto che Elliott sia un fondo speculativo, però, tutto fa pensare che non ci saranno grossi investimenti sul calciomercato fino ad un nuovo eventuale cambio di proprietà.
"Forse non ci sarà nemmeno bisogno. Bisognerà vedere cosa il Fair Play Finanziario imporrà al Milan, però non escludo che possa capitare che al Milan sia necessario vendere due importanti calciatori per continuare ad operare sul mercato. Con un allenatore come Gattuso, secondo me il Milan può permettersi delle scelte dolorose nei confronti dei suoi tifosi. Si potrà fare qualche rinuncia per difendere il conto economico senza che nessuno gridi alla distruzione del patrimonio sportivo del Milan. Esempio: vendi Donnarumma e Suso e fai 100 milioni di plusvalenze e ho sistemato le esigenze di bilancio. Ciò non significherebbe, poi, non fare mercato. Posso anche acquistare un giocatore da 100 milioni e fargli un contratto quinquennale in modo che l'ammortamento pesi unicamente 20 milioni sul bilancio dell'anno corrente. Io non sono preoccupato e credo che neanche i tifosi dovrebbero esserlo. Certamente sarebbe meglio avere una proprietà stabile e con un progetto a lungo periodo, però non è un problema drammatico. E' un problema di passaggio. Abbiamo avuto problemi ben più gravi quando c'era Fininvest, che negli ultimi 4-5 anni era totalmente disinteressata al Milan e lo faceva galleggiare in qualche modo, a caro prezzo, tra l'altro".