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M.Simone: "Può essere l'anno di Leao. Ibra fino al 2022? Anche oltre"

ESCLUSIVA MN - M.Simone: "Può essere l'anno di Leao. Ibra fino al 2022? Anche oltre"MilanNews.it
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
lunedì 19 ottobre 2020, 16:33ESCLUSIVE MN
di Thomas Rolfi

La redazione di MilanNews.it ha contattato Marco Simone. Con l'ex attaccante rossonero abbiamo parlato del derby, di Ibrahimovic, di Leao, del lavoro di dirigenza e Pioli e delle ambizioni della squadra rossonera.

Come si spiega un dominio mentale e fisico come quello di Ibra nel derby a 39 anni?
"Ibrahimovic è un giocatore che storicamente non è mai stato di grandissimo movimento. Certo, fisicamente 10 anni fa poteva fare delle sgroppate di 30-40 metri, quello che oggi non può fare. E' sempre stato un giocatore con un'ottima tecnica, di grandissima forza mentale - psicologicamente è forse il giocatore più forte al mondo - e questo aiuta lui stesso in campo, ma anche tutta la squadra. Oggi i suoi movimenti sono molto più limitati e il fatto che abbia ancora questa grandissima forza fisica lo fa diventare utile per quelli che sono i meccanismi della scuola. Gli altri nove giocatori attorno a lui stanno facendo un enorme lavoro, approfittando del peso di Ibra davanti, però stanno giocando tutti a disposizione di Pioli".

Quanto è importante anche per i compagni di squadra la presenza di Ibrahimovic?
"L'ho sempre detto quando avevano deciso di prendere Ibra che fosse perfetto in quel momento storico, perchè al Milan mancava un punto di riferimento, dei campioni assoluti, che in un club del genere devono esserci. Se ci fossero 4-5 giocatori di questo livello, anche in età avanzata, il Milan avrebbe sicuramente molte opportunità di rimanere lì davanti per tanto tempo".

Questa mattina i quotidiani parlano di un'idea da parte del club di rinnovare il contratto di Ibra fino al 2022.
"Ci sta, non mi sorprende. La scossa e l'energia che ha dato Ibra al gruppo è sotto gli occhi di tutti, quindi era giusto investire sulla personalità di Ibra anche questa stagione, in cui si è riusciti ad arrivare ad Europa. Quindi, in proiezione dell'anno prossimo, Zlatan può giocare anche un altro anno, per le prestazioni che sta offrendo da gennaio in avanti. Non mi sorprenderei nemmeno se rimanesse fino al 2023, magari anche non giocando e come supporto tecnico. E' relativo uno o due anni, è importante pensare che potrebbe continuare in questo progetto. Secondo me non sarebbe una pazzia, avrebbe un senso. Agli attaccanti si chiede di essere performanti e di fare gol, non ci si focalizza sull'età. Se Ibrahimovic non facesse gol e facesse fatica nell'impatto fisico con il campionato, allora dovrebbe smettere. Per quello che fa, non bisogna guardare troppo all'età. Chiaramente, a 39 anni le cose possono cambiare improvvisamente anche nell'arco di 6 mesi. Ibra, però, fa vita da atleta ed è riuscito ad uscire a 35 anni dalla rottura di un crociato. Probabilmente 9 giocatori su 10 avrebbero smesso di giocare".

Un altro protagonista del derby è stato Leao: può essere l'anno della sua esplosione?
"Questa stagione gli servirà per fare il salto di qualità, perchè si ritrova in un gruppo che ha una strada ben tracciata, sia per il lavoro intenso che sento stanno facendo in settimana durante gli allenamenti, sia per quello che fanno in partita. Leao ha grandissime qualità, non bisogna mettere pressione al ragazzo, in un gruppo che sta crescendo e con la presenza di Ibra al suo fianco. Quest'anno, secondo me, sarà l'anno che potrebbe consacrarlo".

Per la prima volta dopo diversi anni il Milan ha proseguito sulla linea di continuità a livello di dirigenza e di staff tecnico: quanto c'è di questa scelta nei primi risultati di questa nuova stagione?
"Non ho mai nascosto la mia idea, ho sempre sostenuto l'importanza di dare continuità ad un progetto. Quando c'era la possibilità di un nuovo cambio dirigenziale con l'arrivo di Rangnick e l'addio di Maldini e Boban mi dichiaravo sempre contrario. Nel bene e nel male, al di là di quello che può essere il risultato di una stagione, se non si dà continuità ad un lavoro che si è cominciato, non si arriva da nessuna parte. Per me il fatto di far partire Boban è stato un errore madornale. Il progetto comincia ad avere dei frutti e quindi non si può avere fretta. Se si ha fretta di avere risultati si sbaglia, nel calcio non è così. Non si possono creare basi in pochi mesi, ci vuole del tempo. I risultati dicono che il lavoro iniziato da Boban e Maldini sia un lavoro fatto bene".

Qualcuno inizia ad accostare la parola Scudetto al Milan: è eccessivo?
"Ho letto delle dichiarazioni di Galliani, che ha sottolineato che il Milan sia in testa al campionato da sedici giornate. Il Milan deve e può lottare per i primi quattro posti. Non ero convinto negli anni precedenti, vedevo i rossoneri staccati dalle posizioni di vertice e la classifica finale lo ha sempre confermato. Per quanto riguarda lo Scudetto, sento dire da più parti che potrebbe vincerlo. Non mi tolgo dal coro, perchè c'è da dire che quest'anno la Juventus potrebbe essere un po' più in difficoltà e la distanza con Napoli, Atalanta, Roma o Lazio non mi sembra grande come quella che poteva essere quando i bianconeri fino a due anni fa dominavano il campionato. E con l'Inter? Al di là del risultato, c'è un distacco se si guarda la rosa sulla carta. La carta, però, non funziona come dovrebbe funzionare e funziona di più un lavoro come collettivo e di gruppo come quello che sto vedendo al Milan. Sulla carta obiettivamente, la qualità che ha a disposizione Conte come rosa è maggiore rispetto a quella che ha Pioli, però secondo me in questo momento la qualità mentale, di gruppo e di lavoro è superiore a quella dell'Inter".

Parallelemente a quelle in campo, il Milan si giocherà nelle prossime settimane altre due fondamentali partite: i rinnovi di Donnarumma e Calhanoglu. Come finiranno le due vicende?
"Se fossero i miei tempi finirebbe con il rinnovo di contratto di entrambi, perchè si renderebbero conto dell'importanza di rimanere legati ad una maglia, a dei colori, a dei tifosi, alla storia, al Milan. Oggi, purtroppo, è un po' un terno al lotto, perchè ci sono degli interessi economici che vanno al di là di tutto quello che ho appena detto. Forse sarà più facile rinnovare il contratto di Calha, su Donnarumma invece ci sono altri interessi che potrebbero creare problemi. Raiola? E' un grande agente, che si occupa in maniera cinica dei contratti dei propri assistiti. Poi, è logico che l'assistito deve avere l'ultima parola, però io non critico nella maniera più assoluta Raiola. A volte ci si dimentica anche che quando un giocatore non serve più poi viene mandato via a calci nel sedere e questo Raiola lo sa bene. Se poi il giocatore preferisce prendere 2-3 milioni in meno, perchè sente questa squadra sua, io son convinto che anche Raiola sarà contento della decisione del proprio assistito".