- Magrin: "Calabria non molla mai, da capitano è rimasto tale. Convocazione in nazionale? Spero possa consolidarsi anche lì"

Davide Calabria rappresenta il simbolo e l’epicentro del Milan del presente (è il capitano della squadra di Stefano Pioli), passato (ha effettuato con successo tutta la trafila del Settore Giovanile del Diavolo) e del futuro (risulta infatti in pianta stabile nei piani di sviluppo del club meneghino). Ma riavvolgiamo il nastro all’inizio, ai tempi dei Giovanissimi 1996 del club rossonero della stagione 2009/2010.
All’epoca, il tecnico della formazione giovanile del Diavolo di allora, Marino Magrin, intervistato in esclusiva dalla redazione di MilanNews.it, ebbe un’intuizione non indifferente: “A me sembrava un prospetto eclettico, intelligente e con un invidiabile senso della posizione. Lo schierai terzino destro in occasione di una partita contro il Varese. Vincemmo noi grazie a tre suoi meravigliosi cross”. Il resto è storia.
Mister Magrin, raccontaci in quale posizione ereditasti Calabria…
“All’epoca era un centrocampista, precisamente una mezz’ala. Possedeva ottime doti di inserimento e impostava in maniera impeccabile”.
Avresti immaginato all’epoca che, un giorno, sarebbe diventato capitano del Milan?
“Difficile da pronosticare. Io ne avevo intravisto mezzi tecnici notevolmente importanti. Fisicamente era ben strutturato, ma non così avanti come altri. Nelle mie relazioni tecniche finali, in ogni caso, esprimevo sempre giudizi positivi e lo confermavo per l’anno successivo”.
Qual è la sua caratteristica mentale principale?
“Davide non molla mai. Era così da ragazzino e noto che, anche da capitano del Milan, è rimasto tale. E poi tifa per i rossoneri sin da quando era bambino. Vi racconto un aneddoto…”.
Prego.
“Prima di approdare al Milan, lo avevo notato qualche anno prima in occasione di un torneo a Saranico. So che l’Atalanta fece il possibile per portarselo a casa, ma alla fine prevalse il suo tifo milanista e scelse il Diavolo”.
Hai qualche aneddoto particolare che ti lega a lui?
“Tantissimi. Uno su tutti, una scelta che feci in occasione di una delicata partita di campionato contro il Varese. Lo schierai terzino destro e gli spiegai che si sarebbe comunque potuto spingere in avanti, sfruttando le sovrapposizioni. Sapete cosa mi accadde?”.
Cosa accadde?
“Oltre al fatto che in quella partita fece tra cross strepitosi e fu uno dei migliori in campo, accadde che un osservatore mi chiese per quali ragioni lo avessi posizionato così basso, in quanto lui fosse solo e esclusivamente una mezz’ala o un play davanti alla difesa. A distanza di anni, con Calabria già affermato, posi io la domanda all’inverso a questa persona e non seppe darmi risposta”.
Per quali ragioni viene ignorato dalla Nazionale?
“Intanto è capitano e punto fermo del Milan: scusate se è poco! Quanto alla Nazionale, mi auguro, come tanti, che possa consolidarsi anche lì. Ma non mancherà occasione sicuramente…”.

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