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Maldera: "Ibra è cambiato: era un cavallo pazzo, ora è un leader maturo"

ESCLUSIVA MN - Maldera: "Ibra è cambiato: era un cavallo pazzo, ora è un leader maturo"MilanNews.it
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
sabato 4 gennaio 2020, 15:00ESCLUSIVE MN
di Thomas Rolfi

Andrea Maldera è stato collaboratore tecnico del Milan a partire dal 2009-2010 per sei stagioni. In due di queste, precisamente dall'agosto 2010 al lugligo 2012 nella squadra rossonera figurava Zlatan Ibrahimovic. Con l'attuale assistente tecnico dell'Ucraina allenata da Andriy Shevchenko abbiamo parlato di Ibra: da come è mutato il suo modo di pensare al suo forte legame con il Diavolo, passando per il ruolo che dovrà avere in campo e nello spogliatoio.

Che sensazione le suscita il ritorno di Zlatan Ibrahimovic in rossonero a distanza di 7 anni?
"E' assolutamente positiva. Io ho avuto la fortuna di lavorarci assieme 10 anni e, dopo aver sentito le parole in conferenza di ieri, ho percepito il cambiamento di Zlatan: l'ho trovato molto più maturo e consapevole dell'importanza che assume all'interno di una squadra. Prima era un cavallo impazzito, che focalizzava tutto su se stesso e sulla prestazione personale, sempre di altissimo livello. Oggi, invece, l'ho trovato molto più equilibrato. Dico questo perchè non sempre l'età avanzata è un aspetto negativo. Secondo me, in questo momento, la sua esperienza, aggiunta alla sua capacità, sono veramente un valore aggiunto. Poi, chiaro, non ci si può aspettare che faccia le corse che faceva 10 anni fa. Da questo punto di vista sicuramente sarà bravo a capire cosa potergli chiedere in entrambe le fasi di gioco. Sono sicuro e convinto che sarà un acquisto importantissimo non solo dal punto di vista tecnico".

Anche nel corso della conferenza tenuta ieri a Casa Milan, Ibra ha ribadito che, quando lasciò il Milan nel 2012, avrebbe voluto restare: come nasce il legame così forte tra Zlatan e i colori rossoneri?
"In quei due anni in cui abbiamo vinto lo Scudetto e la Supercoppa, che ho avuto la fortuna di vivere al cento per cento, c'era un gruppo fantastico: grandi campioni, anche se alla fine di una carriera straordinaria. C'era un'energia positiva e una stima all'interno di quelle mura tali per cui era un piacere vivere la quotidianità. Mi vengono in mente i Seedorf, i Pirlo, i Nesta, i Gattuso, gli Inzaghi, i Thiago Silva e tutti gli altri. Ibra era all'interno di questo spogliatoio, in cui ci sono stati anche degli scontri, ma sempre guardandosi negli occhi. Era davvero un piacere vivere la quotidianità. Lui si è sentito veramente parte di un gruppo di giocatori straordinari, nel quale lui si è sentito protagonista. Questa cosa, probabilmente, lo ha gratificato talmente tanto da ricordarselo come uno dei momenti più belli e importanti della propria carriera".

Si sorprenderebbe di vederlo partire titolare già lunedì contro la Sampdoria?
"Chiaramente bisognerebbe avere più informazioni, soprattutto dal punto di vista dei dati, della condizione. La cosa più importante credo sia quella di non avere fretta, perchè può essere una cattiva consigliera. Il rischio più grosso, se anticipi, non è tanto quello di giocare bene o male, ma quello magari di farsi male. La voglia e l'entusiasmo ti dà talmente tanto che, a volte, a livello muscolare corri dei rischi banali e inutili. Sono sicuro che lo staff tecnico del Milan saprà valutare al meglio questa condizione. Poi torniamo al discorso dell'esperienza: lo stesso Zlatan ha un'esperienza tale da poter capire e decidere cosa sia giusto fare. Poi, se mi chiedi se avrà voglia di giocare da subito, sicuramente sì. Ibra non deve fare 90 minuti e tre gol tra tre giorni. Se li fa, tanto meglio, ma l'obiettivo è un inserimento graduale, soprattutto dal punto di vista della condizione. Sicuramente lo conosco e so che non perderà un giorno per rimettersi in forma. Quando poi sarà in forma, è un giocatore che può fare ancora la differenza. Da questo punto di vista non ho assolutamente dubbi".

Ibra rivestirà certamente un ruolo importante per i tanti giovani, ma la sua personalità non rischia di essere un'arma a doppio taglio per la personalità così forte e dirompente di cui è dotato?
"Sì, nel senso che sicuramente è un giocatore che pretende tanto da se stesso e, di conseguenza, anche dagli altri. E' una fortuna avere giocatori così. Diventa una sorta di selezione naturale, come è giusto che sia. Non puoi indossare la maglia del Milan e pensare che sia tutto finito. Devi dimostrare tutti i giorni e lui ti porta a dimostrare di meritartela, a volte andando oltre, anche se sempre all'interno di un contesto propositivo. Questo, però, non vuol dire che tutti siano in grado di farlo. Io lo vedo in positivo, però sicuramente ci può essere il rischio di qualcuno che non riesca a stargli dietro. Se non stai dietro ad Ibra, però, significa che non stai dietro al Milan. Zlatan non è un ragazzo maleducato o un presuntuoso".

Ibrahimovic può fungere da stimolo e da esempio per Piatek e Leao oppure la sua presenza rischia di tarpare le ali ad entrambi?
"Ho letto che ha giocato con il 4-3-3. Presumo che Pioli proseguirà in questa linea. Se dovesse giocare così, il giocatore che rischia di più dall'inizio è sicuramente Piatek, che è alternativo ad Ibra e non può occupare nessun'altra posizione in quel sistema di gioco. Leao, invece, in quel tipo di schieramento per poter giocare deve adattarsi a fare l'esterno un po' più aperto. Lo ha fatto anche Cutrone con Gattuso l'anno scorso in certe partite. Bisogna vedere la disponibilità del ragazzo nel mettersi a disposizione della squadra e nell'interpretare un ruolo che non è al cento per cento nelle proprie corde. Ibra sa giocare da prima punta, sa far salire la squadra e nel momento in cui le squadre avversarie si chiudono riesce ad essere il punto di riferimento davanti. Inoltre, esce molto fuori dall'area e gli spazi che crea possono essere sfruttati dagli inserimenti dei centrocampisti o degli attaccanti esterni".