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Tony, ex giocatore di Fonseca: "Vuole tornare in Italia a finire il suo lavoro. Al Paços fece un miracolo"

ESCLUSIVA MN - Tony, ex giocatore di Fonseca: "Vuole tornare in Italia a finire il suo lavoro. Al Paços fece un miracolo"MilanNews.it
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
giovedì 30 maggio 2024, 14:00ESCLUSIVE MN
di Gaetano Mocciaro

Anthony da Silva, detto Tony, è stato dapprima compagno di squadra di Paulo Fonseca, poi suo giocatore e quando anch'egli ha intrapreso la carriera di tecnico ha tratto ispirazione dal futuro allenatore del Milan. Attualmente tecnico del Politehnica Iasi, Tony ci racconta alcuni aneddoti legati proprio a Fonseca. In esclusiva per MilanNews.it

Tony, il tuo legame con Paulo Fonseca risale a tanti anni fa
"Sono arrivato all'Estrela Amadora che era a fine carriera e poi ha iniziato ad allenare la squadra giovanile. Ricordo che era sempre molto curioso, faceva tante domande all'allenatore dell'epoca e si vedeva che voleva iniziare questo mestiere. E infatti ci ha messo passione in quello che ha fatto, sicuramente meglio come allenatore che come giocatore (ride, ndr). Quando ho iniziato io a voler fare l'allenatore sono andato a fare uno stage sia allo Shakhtar Donetsk che alla Roma".

L'hai ritrovato come tuo allenatore al Paços Ferreira, anno di grazia 2012. E un risultato clamoroso
"Eravamo una squadra umile, da metà classifica nel campionato portoghese. Ha proposto un calcio attraente, dove avevamo il controllo della palla e del gioco. E studiava ogni dettaglio: calci d'angolo, calci di punizione, pressing, transizioni. Semplicemente maniacale. Siamo arrivati terzi, qualificandoci ai playoff di Champions League. Per rendere l'idea di quel che ha fatto immaginatevi l'Udinese o il Genoa in Champions".

Risultato mai più ripetuto dal club
"La sua idea era vincente e fu bravo a coinvolgerci. Noi giocavamo per lui, eravamo pronti a uccidere, metaforicamente parlando naturalmente. È un leader calmo, non ha bisogno di alzare la voce per farsi capire. Ma, come detto, su una cosa non transige ed è la disciplina. La stella per lui dev'essere sempre e comunque la squadra".

L'aspetto umano è spesso evidenziato per quel che riguarda il suo profilo
"Sicuramente il suo lato umano lo apprezzo molto, ma non solo io. È un allenatore che sa stare vicino ai suoi giocatori, ma esige anche disciplina. Rispetto ai suoi inizi è cambiato tanto, si è evoluto. Credo che l'esperienza alla Roma sia stata la miglior palestra della sua vita. Questo perché il livello tattico è altissimo, devi essere sempre sul pezzo, lavorare sui dettagli ed essere pronto a cambiare tattica nel corso della partita".

Eppure sembra ancora oggi un tecnico molto sottovalutato
"Non saprei dire se è sottovalutato. Per lui il Milan è un'opportunità ma lo è anche per il club perché Paulo è un tecnico preparato che fa parte di una nuova generazione di giocatori. Che può interagire senza problemi con calciatori di diverse nazionalità. Inoltre ha saputo evolversi negli anni. Per me è un allenatore top, è la mia umile opinione ma se anche un tecnico come Pep Guardiola l'ha elogiato, mi riferisco dopo uno Shakhtar-Manchester City, allora vuol dire davvero tanto".

I tifosi del Milan sono piuttosto freddini...
"Ho letto che i tifosi non sono contenti, ma ricordiamoci che Paulo ha un curriculum di tutto rispetto: è stato al Porto, allo Shakhtar ha fatto ottime cose e anche alla Roma ha lavorato bene, giocando un buon calcio. Al Lille ha fatto molto bene. Certo, i tifosi del Milan si aspettano che la squadra vinca ogni partita e ovviamente che vinca titoli. Certamente dopo la perdita di Giroud serviranno rinforzi. Io mi sento di dire loro: abbiate fiducia perché Paulo farà un grande lavoro, inizia una nuova era e porterà freschezza. Tornerà in Italia col bagaglio d'esperienza anche in Serie A, pertanto non ci sarà il tempo d'adattamento di cui ad esempio aveva bisogno a Roma. Conosce la lingua e con il materiale a disposizione farà un bel calcio. E poi ha le qualità umane per fare del gruppo una famiglia. Vi dico che i calciatori ameranno giocare per lui, perché è in grado di farli stare a loro agio".

Se dovessi scegliere una qualità di Paulo Fonseca, quale ti colpisce maggiormente?
"Il livello di adattamento alle qualità dei giocatori a disposizione è pazzesco. E questo pur riuscendo a mantenere la sua identità. Ripensandolo ai tempi del Paços Ferreira ha fatto un'evoluzione pazzesca".

Quale giocatore del Milan è "da Fonseca"?
"Maignan è un giocatore perfetto per lo stile di gioco di Fonseca perché è un portiere molto abile con i piedi. Ma anche Théo Hernandez si troverà molto bene col suo modo di giocare".

Hai avuto modo di parlarci di recente?
"L'ho sentito qualche settimana fa. Aveva la possibilità di restare in Francia, c'era un'opportunità in Francia ma mi ha detto di voler tornare in Italia. Perché ama il paese e perché ritiene di non aver concluso il suo lavoro iniziato alla Roma. Ora è venuto il momento".

La tua carriera ha incrociato anche il percorso di Roberto De Zerbi, siete stati compagni di squadra al CFR Cluj. Anche lui era tra i candidati alla panchina del Milan
"Come Fonseca anche lui è stato lodato da Guardiola e vuol dire tanto. Roberto è un altro tecnico della nuova generazione che ha fatto un ottimo lavoro a Brighton. Sono stato a trovarlo, per una settimana, a vedere i suoi allenamenti. So che i tifosi del Milan lo avrebbero voluto sulla panchina dei rossoneri e certamente conosce molto bene la Serie A. Ma devo dire che tanto lui quanto Fonseca siano adatti al Milan, direi 50 e 50".