Caldara: “Lavoravo sul dolore perchè non ero a posto con la coscienza. Essere Caldara non mi ha aiutato”

Caldara: “Lavoravo sul dolore perchè non ero a posto con la coscienza. Essere Caldara non mi ha aiutato”MilanNews.it
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
Ieri alle 22:20News
di Andrea La Manna

Durante l'ultima puntata del podcast Centrocampo, Mattia Caldara, ex difensore di Atalanta, Juve e Milan, è stato protagonsita di una lunga intervista nella quale ha raccontato tutta la sua carriera, dagli inizi fino al suo ritiro, parlando anche degli infortuni che ha subito nel corso della sua carriera. Vediamo le sue parole: 

"La cosa che non ho sbagliato è stata la fase di recupero. Io in ogni infortunio che ho fatto ho cercato di lavorare al massimo, non mi sono mai demoralizzato. Anche nei primi giorni che magari non ti puoi muovere e devi fare le stesse cose per 5-6 ore, non ho mai saltato una giornata, non ho mai staccato. Su quella roba li ero maniacale, volevo sempre recuperare al massimo, anche quando sentivo dolore ci andavo sopra. Per come ero fatto io, in più ero un anno e mezzo che ero fermo, mi sono autolesionato da dentro perchè facevo cose che il mio corpo non poteva fare. Dentro di me non ero a posto con la coscienza, è stato un circolo vizioso che si è creato dentro di me e non mi ha permesso di recuperare. Vuoi perchè ero stato pagato 30 milioni, vuoi perchè c'era tanta aspettativa, vuoi perchè ero diventato Caldara. Tutto nella vita secondo me dipende dal destino. Però secondo me quella cosa li di essere Caldara non mi ha aiutato sicuramente. Poi a me non piace tirarmi indietro, fare la parte della vittima. La mia più grande frustazione è stata non potermi essere espresso al massimo quando ero al Milan. Quella cosa li mi pesa ancora oggi. Io mi sentivo impotente davanti allo scorrere del tempo e mi consumava dentro. Non sono uno menefreghista e quindi quella cosa li mi mangiava sia dentro che fuori"