G.Galli racconta il Milan di Sacchi: "Eravamo un gruppo di uomini veri. L'abbraccio di Gullit dopo il Benfica..."
Giovanni Galli, ex portiere rossonero, ha rilasciato queste parole al canale YouTube di Carlo Pellegatti:
Il portiere come si trova con Sacchi? "Avevo già una certa predisposizione, mi conosceva perché era stato un anno nella Primavera della Fiorentina. Sapeva che spesso stavo fuori dall'area di rigore, con Arrigo dovevi stare attento e concentrato perché un rinvio lungo avversario poteva diventare pericoloso. Dovevi essere attento, presi tanti senza voto al Milan ma Arrigo mi fece i complienti perché mi vedeva applicato, dentro la partita. Qualche parata ogni tanto poi riusciva anche a me".
Il 5-0 del 19 aprile 1989, contro il Real Madrid. Nasce lì la leggenda del Milan di Sacchi? "La consapevolezza che ce la potevamo giocare anche a livello europeo, nell'estate dopo la vittoria del campionato. Giocammo a Manchester, Eindhoven, andando a fare queste partite prendemmo consapevolezza a livello europeo. Ora la domenica e il mercoledì devi sempre resettare il cervello, un conto è il campionato e un conto è l'Europa. Anche gli arbitri hanno parametri diversi, competizioni che ti portano via tante energie. Perdere dopo la Champions era più facile perchè ti portava via tante energie, dormivi poco, c'erano tante difficoltà. Era più difficile ricaricare le batterie dopo la Coppa".
La sfida contro il Mechelen ti ha consacrato? "Due ce ne sono state, anche la partita di Belgrado contro la Stella Rossa. Quella partita fu uno spartiacque, se fossimo andati fuori la leggenda del Milan non sarebbe mai nata. Dieci giorni prima feci una grande partita in finale di Copp Italia contro la Juve, poi Mechelen e dopo andammo a Torino. Sacchi mi chimò: 'Ho bisogno di te, sei in grandissima forma e la squadra era in difficoltà. Ho bisogno di te, delle tue prestazioni. Domenica a Torino giochi'. Ero pronto. Giochiamo a Torino, fu una debacle in una giornata caldissima, perdemmo solo 3-0. Eravamo fermi. La domenica dopo c'era il derby, pensavo di essere riconfermato. Quando fece la formazione, non ero titolare. Lì decisi che il mio percorso al Milan probabilmente era terminato.
L'abbraccio con Gullit dopo la sfida al Benfica. "Eravamo un gruppo di uomini veri, uomini di parola. Ruud aveva avuto un infortunio, quando arrivò nello spogliatoio gli dissi che doveva solo recuperare che l'avrei portato io in finale e lui me l'avrebbe fatta vincere. Sapeva quale fosse il mio futuro, in quel momento capì il mio stato d'animo, mi venne ad abbracciare e fu un gesto che mi è sempre rimasto nel cuore".
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