Il coraggio di esplorare nuovi orizzonti: il Milan si gode il nuovo Allegri

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Oggi alle 18:00Primo Piano
di Federico Calabrese

Il coraggio di esplorare nuovi orizzonti anche se il panorama non è quello abituale. Massimiliano Allegri deve essersi sentito così quando, dopo lo stop, è tornato in panchina. L'ultimo Max in Serie A era un parente di secondo grado rispetto a quello che stiamo vivendo ora. E questo per motivi che hanno diverse interpretazioni. Allegri, nelle sue ultime esperienze, aveva una filosofia di gioco molto chiara e molti - alla notizia del suo arrivo al Milan - si aspettavano una squadra fatta a sua storica immagine e somiglianza. 

E invece Allegri si è aggiornato, si è evoluto andando di pari passo con una nuova concezione del calcio moderno. La cosa più sbagliata possibile sarebbe stata quella di ripartire da zero, snaturandosi e provando ad attuare un'idea di calcio molto distante da quello che è sempre stato il suo diktat. Il tecnico livornese ha però avuto un'abilità frutto di un'intelligenza calcistica maturata nel corso degli anni, partendo da quella sua idea di calcio che è sempre stata la base tecnico-tattica delle sue squadre, ma aggiungendo quelle sfumature innovative proprie del calcio di oggi. Un calcio moderno, nuovo, in continua evoluzione anche rispetto all'ultimo Max, nonostante non sia passato chissà quanto tempo. 

Difesa d'acciaio secondo quello che è sempre stato il suo principio di gioco, ma senza essere più attendista. Aggressione senza palla, verticalizzazioni, un calcio più fluido alla ricerca del gol immediato. Ecco perché Allegri, tra vecchie tradizioni e nuove innovazioni, sta vincendo quella che è una delle sfide più importanti della sua carriera.

Allegri si è messo in gioco quando la pressione sulle sue spalle era tanta, perché il Diavolo non infiammava più gli avversari dopo una stagione in cui tutto c'è stato tranne che fuoco. E qui entra in campo il fattore psicologico-mentale: Max è il maestro per eccellenza nello schivare pressione, domande scomode. Sa come gestire i momenti, il gruppo, lo spogliatoio. Sembra sempre più empatico ma rigido quando serve, quel giusto mix utile a costruire un collettivo che può andare lontano. 

Quattro giornate sono ancora poche per avere la presunzione di addentrarsi in giudizi definitivi, ma dopo il caos dello scorso anno il Milan aveva bisogno proprio di questo. Di tranquillità, di una cultura del lavoro che forse un po' si era persa, tra litigi immaturi e casi mai rientrati. Con Allegri la musica suona di nuovo soave, bisogna porre basi solide prima di avere tutti gli strumenti per costruire qualcosa di grande. Ecco perché 360' non possono bastare, ma la nuova mano di Max si vede già. Tra pacche sulle spalle, consigli, urla, giacche scagliate al vento e quel sorriso di chi sta progettando qualcosa di bello.