Scudetto: è già tempo di feste. Disastro arbitrale annunciato. Che delusione Rebic. Investcorp: budget, stadio e Lukaku, tutto molto chiaro

Scudetto: è già tempo di feste. Disastro arbitrale annunciato. Che delusione Rebic. Investcorp: budget, stadio e Lukaku, tutto molto chiaroMilanNews.it
venerdì 22 aprile 2022, 00:00Editoriale
di Luca Serafini

E' finita 3-0. Si è parlato giustamente a lungo del gol regolare annullato a Bennacer, mancavano 25' più recupero alla fine, ma insomma è finita 3-0. Il derby di Coppa Italia è stata la summa estrema dell'ultimo mese e mezzo di campionato per quanto riguarda l'attacco, addirittura con statistiche superiori rispetto a partite assai meno complicate, ma una mezza frana nell'assetto difensivo con particolare riferimento agli uno contro uno. Queste bastonate vanno archiviate dopo aver spremuto le cose buone fatte e le molte sbagliate, insegnamenti da cui i rossoneri qualche volta danno la sensazione di non apprendere a sufficienza. Serve sempre un altro cazzotto per restare in piedi, invece di evitarlo e tirare piuttosto il gancio del k.o. Un problema genetico, risolvibile vincendo qualcosa per capire finalmente come funziona. Cosa bisogna fare e cosa evitare.

La questione arbitrale è grave, è presente, è sotto agli occhi di tutti. A prescindere dalla propria parrocchia e dal proprio orticello, il campionato è gravemente condizionato da decisioni cervellotiche e cambi in corsa di valutazioni, decisioni, protocolli che valgono oggi e vengono stravolti domani. Gli arbitri italiani sono troppo mediocri per poter ambiare ad essere protagonisti, ma siamo noi ad aver creato queste creature al di sopra della partita stessa, avendo la smania di annunciare (e commentare) le designazioni, con gli atteggiamenti sbagliati di allenatori e giocatori che per primi falsano il calcio con le loro proteste, le loro sceneggiate, il loro ostruzionismo. Con la partigianeria dei giornalisti occulti che nascondono la squadra per cui fanno il tifo, esercizio orribile che ha inesorabilmente condotto alla mercificazione del mestiere, della professione. 

La vittoria ormai arride all'Inter, lo scrivono i giornali, lo dicono radio e tv, lo sbandierano gli opinionisti. Mancano solo i caroselli e gli applausi ai nerazzurri e poi lo scudetto è definitivamente assegnato. E' già una festa. Conviene quindi cercare solo, umilmente, di rinviarla il più possibile in là o guastarla. Per fare questo, sarebbe servito l'apporto che Rebic e Ibra hanno dato nelle ultime 2 stagioni, ma nel girone di ritorno da loro si è avuto poco. Di Zlatan sappiamo, di Ante invece conosciamo meno se non che - dopo quelli ineluttabili del recente passato - è sempre più spesso alle prese con fastidi, disturbi, acciacchi più o meno labili, più o meno immaginari. Non so e non millanto, sono solo molto deluso perché la sua forza e la sua classe sarebbero stata manna se il gruppo fosse stato posto davanti all'ego. Non so se Rebic sia depresso (o irritato) per la perdita della titolarità. So che al suo posto io mi sarei proposto per giocare a destra, in mezzo, da qualche parte insomma, pur di tornare a dare il mio contributo. La fine del suo letargo sarebbe una manna provvidenziale, auguro a Pioli di recuperarlo in questo finale. Per disturbare la festa già scritta. A proposito: è logico che la società rossonera stesse (stia?) preparando la sua nel caso in cui...: non è che si possa bloccare Milano dall'oggi al domani, del resto sono abbastanza certo che anche Inter e Napoli nelle ultime settimane stessero pensando ad eventuali festeggiamenti. La differenza è che loro non hanno avuto, tra gli interlocutori, subdole talpe. 

I tifosi rossoneri - e non solo loro - vivono con trepidazione tutte le voci relative all'eventuale passaggio del club da Elliot e Investcorp. E' già tutto chiaro, per fortuna, perché dopo i virologi e gli strateghi di guerra e politica estera, ora fioriscono gli esperti di finanza internazionale. Si sa già il budget per il mercato, si conoscono i primi nomi (Lukaku per il campo, per la panchina corsa tra Klopp e Guardiola), sono arcinote le cifre del passaggio, è evidente che vorranno farsi lo stadio da soli. Essendo da sempre Socrate tra i miei maestri virtuali, confesso che so di non sapere. Leggo, ascolto. Ovviamente non solo giornali e programmi sportivi, ma anche "Il Sole 24 ore" e approfondimenti specifici. Attendo studiando. Mi viene facile immaginare che un investimento del genere sia frutto del lavoro del Fondo Elliot che ha ridato al Milan competitività economica e sportiva, di conseguenza se non passeranno la mano a un gruppo di pazzi di periferia, i successori conserveranno (anzi, vi si aggrapperanno...) i valori che hanno portato a questi risultati eclatanti dopo anni di oblio e di mediocrità. Prima dello stadio, del budget, del mercato e di altre rivoluzioni, mi aspetto la conferma di Paolo Maldini: il resto verrà di conseguenza. E se davvero hanno intenzione di costruire lo stadio del Milan, lo stadio del Milan e basta a Sesto San Giovanni, ma anche a Canegrate o a Pioltello, avranno da subito il mio umile, incondizionato appoggio. Fino ad allora leggerò e ascolterò. Come voi.