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A. Conti: "Il palmares e l'esperienza di Rangnick non danno fiducia. Ibra deciderà da solo quando smettere"

ESCLUSIVA MN - A. Conti: "Il palmares e l'esperienza di Rangnick non danno fiducia. Ibra deciderà da solo quando smettere"MilanNews.it
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
lunedì 2 marzo 2020, 20:00ESCLUSIVE MN
di Pietro Andrigo

Intervenuto in esclusiva ai microfoni di Milannews.it Alessio Conti, giornalista di Mediaset, ha parlato di tanti temi tra cui il rinvio delle partite, la questione Boban e l’impatto di Ibrahimovic. 

Abbiamo assistito ad un weekend pieno di colpi di scena, colmo di calcio parlato e privo di calcio giocato. Appurato che questa situazione si sarebbe potuta gestire meglio, che cosa ne pensa della decisione del rinvio delle partite? Tardiva o giusta?

“E’ una decisione che andava presa però sicuramente ci sono molte polemiche su questa scelta. Se si guarda a tutti gli altri sport, ad esempio alle moto la gara è stata cancellata o rimanendo nel calcio europeo, una sfida come Inter-Ludogorets è stata giocata a porte chiuse senza discussioni per scelta della Uefa. Qui invece ci sono scelte del governo, le regioni che applicano diversamente quello che recepiscono e dopo di che arriva la Lega che deve mettere insieme tutte le anime e così si crea confusione. Una delle tre soluzioni e probabilmente la migliore  è quella di traslare e posticipare tutto di una giornata, con un Milan-Genoa o un Inter-Juventus che si gioca una sola settimana dopo senza sballare tutto il campionato. C’è il rischio, infatti, di portarsi dietro tante situazioni che non vanno bene per una regolarità del campionato. Vedremo poi mercoledì cosa si deciderà, se a porte chiuse o a porte aperte perchè incastrare poi tutte le altre partite diventa difficile."

Due giorni fa abbiamo letto la forte intervista di Boban alla Gazzetta. Parole forti e decise, nel pieno stile del croato. Come interpreta queste dichiarazioni? Un ultimo appello prima dell’addio? 

“Sono parole da Zvone, dichiarazioni da uomo diretto e sincero che difficilmente accetta compromessi che non apprezza. Il suo era un tentativo di non fare giochetti sporchi per cercare di rimanere insieme per costruire il nuovo Milan anche perchè lui e Maldini ci hanno messo la faccia. Non credo sia stato ricevuto in questo modo visto come si stanno accelerando i contatti con Rangnick e il rischio è quello di ritrovarsi a giugno con un Milan senza la sua storia per ripartire con un progetto da zero con un punto interrogativo grosso come una casa. Parlandoci chiaro, infatti, ragionando su Rangnick molti si chiederebbero chi è. Ci si ricorda forse l’impresa contro l’Inter a San Siro con lo Schalke ma guardando al palmares, a 62 anni, ha vinto una sola coppa di Germania. E’ più un dirigente che allenatore e questo è un bel guaio."

A metà stagione probabilmente è prematuro ma alla luce di un possibile addio, come giudica il lavoro del suo Boban e Maldini?

“Sono convinto che avrebbero potuto fare di più se messi nelle condizioni di fare di più. Se non so che budget ho, che margini ho per lavorare è giusto capire da che Milan sono partiti e che squadra hanno ereditato. Forse il Milan più importante, degli ultimi anni, è stato quello di Gattuso che tuttavia ha mostrato di non poter lottare con le prime tre del campionato. L’errore forse è stato puntare su Giampaolo ma, con la pazienza giusta, anche l’ex allenatore della Sampdoria avrebbe potuto lavorare meglio perché bravissimo. Bisognerebbe lasciarli lavorare, farli costruire una squadra con un budget chiaro e poi cercare le occasioni giuste. Se Elliott non mostra fiducia nei loro confronti e nelle loro decisioni andando prima a parlare con Gazidis è giusto che Boban e Maldini se ne vadano nel rispetto della loro figura e di quello che potrebbero fare.”

Per tornare ad alti livelli cosa serve? 

“Serve investire tanto, capire quale è il budget e comprendere chiaramente quale sia il progetto di Elliott. Ora come ora non serve niente, a livello tattico probabilmente servirebbe un difensore forte da affiancare a Romagnoli, un centrocampista e un attaccante di qualità da affiancare a Ibrahimovic. Questa squadra potrebbe arrivare in Europa e forse lottare per la Champions League ma se si vuole fare il salto di qualità bisogna investire tanto. Forse si potrebbe fare il discorso ai tifosi di una cessione di Donnarumma per reinvestire poi i soldi dalla cessione ma il fatto che non ci siano idee chiare su quanto si può spendere e su cosa si può fare è una situazione negativa. Prendiamo Rangnick ad esempio: se l’allenatore tedesco dovesse chiedere certi giocatori e gli negano investimenti, non si fa il salto di qualità in caso di una partenza poi di Donnarumma o Ibrahimovic. Bisogna risolvere l’enigma di che ambizioni ha la squadra, del progetto della società e del budget a disposizione altrimenti non si va da nessuna parte"

Tra i colpi di gennaio, sicuramente, c’è stato Ibrahimovic, un giocatore capace di portare fiducia in campo e fuori. Che cosa l’ha stupita maggiormente del campione svedese?

“Non mi stupisce più niente di Ibrahimovic. Non sono mai stato scettico sul suo ritorno ma ad essere sincero mi chiedevo in che condizioni fisiche sarebbe arrivato dopo l’infortunio al ginocchio e due anni in America. Mi ha risposto in maniera chiara: ha giocato partite ogni tre giorni, facendo la differenza e aiutando i compagni a crescere. Mi ha stupito, quindi, nelle condizioni fisiche e siamo di fronte ad uno dei più grandi professionisti nel calcio. Ibrahimovic è uno di quei giocatori che capisce che si deve lavorare di più per rimanere al passo con i più giovani ed è un campione che non molla niente e ha una voglia incredibile."

Ibrahimovic potrebbe essere un uomo da cui ripartire per il futuro? 

“Per quello che ha dato Zlatan in questi due mesi io sicuramente ripartirei da lui perchè andare a prendere un profilo di caratura maggiore è difficile e significherebbe andare sui top player mondiali che non sono nelle possibilità dei rossoneri in questo momento. Avere un giocatore formato, talentuoso e con esperienza che, pur avendo 38 anni, è in grado di far crescere i compagni e accelerare gli allenamenti, io ripartirei da Ibrahimovic. Se l’alternativa è un giocatore di fascia medio-bassa, chiaramente è meglio tenere Ibra. Lo svedese fa parte di quella categoria di campioni senza tempo come Totti o Mancini, giocatori che devono decidere loro quando smettere perchè anche a 40 anni sanno fare la differenza."