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Incocciati: "Al Milan poca chiarezza. Via Boban? Ruoli non rispettati. E su Maldini..."

ESCLUSIVA MN - Incocciati: "Al Milan poca chiarezza. Via Boban? Ruoli non rispettati. E su Maldini..."MilanNews.it
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
giovedì 16 aprile 2020, 20:01ESCLUSIVE MN
di Salvatore Trovato

La redazione di MilanNews.it ha intervistato in esclusiva Giuseppe Incocciati, ex attaccante del Milan. Con lui abbiamo parlato, oltre che della situazione del calcio italiano, del futuro del club rossonero, dalla panchina a Ibrahimovic. Ecco le sue dichiarazioni.

Il calcio prova a ripartire, ma non mancano le polemiche. Cosa ne pensa di tutta questa situazione?

"Partiamo dal presupposto che al primo posto dev’esserci sempre la tutela della salute. Poi è chiaro che di mezzo ci sono interessi economici, ma bisogna trovare un sistema per garantire la sicurezza - e a questo deve pensarci la scienza in collaborazione con il Governo - altrimenti è un azzardo. Non so quanto possa valere, a livello economico, la vita delle persone: penso che sia imparagonabile. Non credo che ci siano soldi che possono pareggiare il valore della vita. Finché non ci sarà la certezza che si possa procedere con la massima e doverosa sicurezza, bisogna stare fermi".

È favorevole al taglio degli stipendi dei calciatori?

"Credo che il buonsenso possa essere espresso in determinate forme. La Serie A traina un po’ tutto, ma il problema non è tanto il taglio degli stipendi quanto la necessità che, anche nelle categorie minori, ci sia un equilibrio tale da poter consentire il proseguo dei campionati. Io alleno la squadra della mia città, a Fiuggi, in Serie D, e la situazione è abbastanza complicata per quello che riguarda una ipotetica ripresa. Mi preoccupa il fatto che non ci siano risposte e garanzie per le categorie, calcisticamente parlando, più deboli. Il sistema non deve pensare solo alla Serie A, ma a tutto. Le do un numero stabile: nella Lega Nazionale Dilettanti - dove opero in questo momento, dopo essere stato per tanti anni nel professionismo, da calciatore e allenatore - ha un milione e mezzo di tesserati. Immagini quindi l’indotto della LND, quanta gente può trainare. Il governo, le federazioni e i presidenti, quelli che oggi pensano di essere padroni del mondo solo perché guidano club di Serie A, devono capire che non può esistere un calcio professionistico senza il calcio dilettantistico. Bisogna sedersi intorno a un tavolo e trovare delle soluzioni che vadano bene a tutti".

Passiamo al Milan. Boban andato via, Maldini in bilico, tifosi preoccupati: cosa succede?

"Come dice il proverbio: quando cambi la strada vecchia per quella nuova, non sai mai cosa trovi. Il Milan non ha trovato felicità nel nuovo corso. Non so quali possano essere le motivazioni, ma credo ci sia poca chiarezza a livello societario e quindi c’è un po’ di turbolenza. Boban ha usato modi "devastanti" (il riferimento è all’ormai celebre intervista rilasciata alla Gazzetta, ndr), ma credo che la causa di tutto sia stata la sovrapposizione dei ruoli e la non trasparenza nei rapporti, che è prioritaria in una società di questo calibro. Ognuno deve avere il proprio ruolo e lavorare nel rispetto reciproco: mi sembra di capire che il Milan sia un po’ carente sotto questo aspetto e non sembrano esserci le basi per poter mettere ordine. Non so se Maldini resterà, ma sono dell’idea che sia una presenza forzata in questo momento. Sono molto dispiaciuto, eravamo abituati a un altro Milan".

Le voci, o meglio, i contatti con Rangnick hanno alzato un polverone. Il tedesco potrebbe arrivare con un doppio ruolo: allenatore e dirigente. Come la vede?

"Io sono un nostalgico italiano, ho sempre vissuto la mia storia calcistica con riferimenti che avevano la cultura e le idee italiane. Non mi piacciono le multinazionali, soprattutto nel calcio. Sono più per la Juventus che mantiene la proprietà italiana, così come il Bayern mantiene quella tedesca e il Real quella spagnola. Dove sono arrivati questi nuovi proprietari le cose non sono andate assolutamente bene. Lo vediamo nell’Inter, nel Milan e nella Roma. Mi piace più vedere il Napoli di De Laurentiis o l’Atalanta di Percassi. Non mi piace vedere San Siro pieno di scritte cinesi o i nomi dei giocatori scritti in cinese. Forse sono antico, ma visto che mi viene chiesto rispondo in questo modo".

Rangnick e non solo: si fanno tanti nomi per il dopo-Pioli. Non c’è fiducia nell’attuale allenatore?

"Sono strategie societarie, non lo so. Pioli ha fatto quello che poteva con l’organico a disposizione. Ibrahimovic ha alzato un po’ il livello, almeno sotto l’aspetto della personalità, ma sappiamo tutti che il Milan, obiettivamente, non è in grado di impensierire le squadre che stanno davanti. Diciamolo chiaramente: i tifosi erano abituati ad altri giocatori. Chi indossa una maglia così pesante deve riuscire a fare la differenza, ma negli ultimi anni non ci sono stati elementi che hanno garantito questo. Ibra lo ha fatto, e potrebbe ancora farlo, ma anche lui deve fare i conti con l’avanzare dell’età. In questo momento ci sono bravi calciatori, ma non eccellenti. Il Milan ha bisogno di campioni, perché solo con quelli si vince".

A proposito di Ibrahimovic: considerato che i rossoneri difficilmente faranno un mercato top, lei lo terrebbe?

"Credo che Ibra non abbia poi così tanto mercato da poter decidere di tenere il gioco delle parti. E forse non ha tanta voglia di rifare le valigie. Ma bisogna proporgli qualcosa di interessante. È una situazione che terrei calda. Centellinando le sue presenze e gestendo gli allenamenti, potrebbe sicuramente tornare utile. Ibrahimovic, anche non a pienissimo regime, perché non può sostenerlo, è un giocatore che, con la sua esperienza, può tenere a bada non solo lo spogliatoio ma anche la società. Soprattutto, è un attaccante che impensierisce ancora molto gli avversari là davanti. Ma non è sufficiente. Bisogna che ci sia una struttura anche negli altri reparti. Ci sono dei giocatori su cui impostare qualcosa: penso a Theo Hernandez sulla corsia di sinistra, Romagnoli al centro e Bennacer a centrocampo. Donnarumma lo do per scontato. Ma sono tre-quattro. Gli altri?".