Il segno di Zorro
Che si trattasse di un ragazzo di grande personalità lo si era capito sin da ragazzino, se pensiamo che dopo soli tre anni dal suo debutto nella Dinamo Zagabria (a soli 16 anni nel 1985) ne diventò il capitano ed il leader assoluto; ma forse nessuno avrebbe mai potuto pensare che per quella stessa personalità sarebbe entrato nella “storia del suo Paese”!
E’ il 13 maggio del 1990 ed a Zagabria è in programma la gara del campionato jugoslavo tra la Dinamo e la Stella Rossa di Belgrado. Da qualche tempo in Jugoslavia sta montando una certa tensione etnico-politica, e quella partita allo stadio Maksimir di Zagabria è una specie di alibi per gli ultras della squadra che rappresentavano gli “oppressi croati” e quelli della squadra serba che rappresentava l’emanazione del governo centrale di oppressione. Quella partita non avrà mai inizio. Gli scontri violentissimi tra le due tifoserie spingono la polizia ad effettuare delle cariche nei confronti dei tifosi croati; i giocatori della Dinamo cercano di intervenire per calmare le acque, ma le loro intenzioni si rivelarono vane. Nella baraonda generale quasi tutti i giocatori fuggono negli spogliatoi per trovare riparo, ma sul campo rimane solo il Capitano della Dinamo, Zvonimir Boban. Accortosi che gli uomini della Polizia Federale Jugoslava si stanno accanendo contro un giovane tifoso croato, il giovane Zvone Boban con un calcio volante colpisce uno di quei poliziotti per proteggere quel ragazzo. Quella guerriglia durò diverse ore, ed alla fine il bilancio fu di 138 feriti, 147 arresti e gravi danni dentro e fuori dallo stadio. Il giovane capitano della Dinamo Zagabria con quel suo calcio, impersonò la ribellione di una etnia oppressa contro gli oppressori serbi, e da quel giorno Zvonimir Boban (che sfiorò l’arresto) diventò per la Croazia, sua futura patria, un autentico eroe nazionale. Da lì a pochi mesi comincerà in Jugoslavia una sanguinosa guerra di secessione, dimostrando che quegli episodi non erano, come furono catalogati all’inizio, dei disordini dovuti ad una mera rivalità calcistica, ma dei veri e propri episodi che presagivano una rivolta civile e sociale che sfocerà poi nel sangue.
Zvone Boban, nato a Imotski il 08/10/1968, è stato uno dei giocatori rossoneri più amati dai tifosi milanisti. A colpire il tifoso di quegli anni sono state molte cose: al di là della grande classe, del grande talento e della tecnica sopraffina, a colpire fu una grande personalità (quasi straripante) e, soprattutto, la immensa consapevolezza nei propri mezzi che lo portarono ad affermarsi alla grandissima all’interno di una squadra che in quegli anni traboccava di campioni. Furono molte le volte in cui il Milan fu sul punto di cederlo per dargli motivo giocare di più, ma tutte le volte Zorro ribadiva lo stesso concetto: “Io voglio restare qui al Milan perché posso dare molto”. Il suo nome in quegli anni fu accostato a molte squadre, ma quella volta che gli dissero “Zvone, si dice che tu possa andare nel Parma” (che quegli anni era una delle famose sette sorelle del campionato italiano), lui rispose “con tutto il rispetto per il Parma, io non posso giocare al Tardini dopo aver giocato a S.Siro con la maglia del Milan!”. Da quella volta ho amato Boban come pochi: al di là di tutte le sue qualità, quelle parole furono il segnale di un inequivocabile ed autentico attaccamento alla Nostra Maglia!
Dopo aver disputato sei stagioni (dal 1985 al 1991) nella Dinamo Zagabria (109 gare con 45 reti), nell’estate del 1991 lo acquista il Milan su richiesta di Fabio Capello, ma per problemi burocratici il Milan lo dirotta in prestito al Bari. L’esordio in serie A sarà il 17 novembre 1991 in Bari-Lazio 1-2. L’inizio non fu dei migliori, sia perché fu impiegato fuori ruolo (giocava da punta) sia perché, nel momento migliore, fu messo k.o. da un’epatite A che mise fine alla sua stagione. Diciassette gare e due gol il suo bilancio pugliese.
La stagione successiva “torna per la prima volta” a casa. Il problema fondamentale di quegli anni era che non erano schierabili più di tre stranieri per volta: per intenderci nella stagione 1992/93 il Milan ha in rosa Van Basten, Gullit, Rijkaard, Papin, Savicevic e Boban. Zorro faticherà ad affermarsi, ma riuscirà, comunque, a ritagliarsi il suo spazio ed a “costringere” Capello a prenderlo in considerazione anche in sfide importanti. L’esordio in campionato avverrà all’ottava giornata (Milan-Torino), ma Capello lo schiera titolare all’undicesima giornata nello contro diretto a Torino contro la Juventus (0-1 per noi gol di Simone). Alla fine Boban sarà schierato 13 volte in campionato (vinto dal Milan) e 6 in Champions League (persa in finale contro il Marsiglia).
La stagione successiva (1993/94) lasciano il Milan Gullit e Rijkaard e Van Basten è costretto all’inattività forzata: Boban diventa un trascinatore di quella stagione . Dopo un grande inizio Zvone si infortuna ad un ginocchio e per due mesi starà fuori, ma quel Milan ormai poggia sulle spalle del duo Boban-Savicevic (ma guarda un po’….un croato ed un serbo-montenegrino) che condurrà il Milan alla riconquista dello scudetto e della Champions League nella “mitica” finale di Atene contro il Barcellona. Da lì in avanti Boban sarà un uomo cardine del Milan.
L’ingresso in squadra di Desailly gli permetterà di avvicinarsi sempre più ad occupare un ruolo a lui più congeniale. Gli ultimi tre mesi della stagione ‘94/’95 saranno bellissimi per Zvone! Il Milan perderà la finale di Champions contro l’Ajax….ma il contropiede micidiale del Parco dei Principi finalizzato da Boban al 90’ non lo scorderà nessuno!
Nella stagione ‘95/’96 con l’arrivo di Weah in rossonero, l’alternanza tra Boban e Savicevic è molto accentuata. E’ ormai noto che l’anno successivo sarebbe sparita la limitazione per gli stranieri, e quindi Boban sopporta di più qualche esclusione in attesa dell’evento. La stagione si concluderà con la conquista dell’ennesimo scudetto.
Le due stagioni successive (‘96/’97 e ‘97/’98) saranno le peggiori dell’era Berlusconi, ed anche il rendimento di Zorro Boban sarà condizionato “dall’andazzo generale”.
Ma l’orgoglio di Boban è smisurato, e così il meglio di se stesso lo darà nella stagione successiva (1998/99) proprio nel momento di massima difficoltà. Forse quello zaccheroniano è lo scudetto che più di ogni altro “appartiene” a Boban. Il sistema di gioco di Zaccheroni non si addice molto alle caratteristiche di Zvone, e la prima parte di stagione non lo vedrà protagonista. Ma arriva lo scontro diretto di Firenze contro i viola capolista. Non sapremo mai se è la verità o se è una leggenda, ma in quella gara Boban “si mette da solo nel suo ruolo” e disputa una delle partite più belle mai disputate dal croato in rossonero. Il Milan non andrà oltre il pari (0-0), ma la prestazione impone che quello schieramento non debba più essere cambiato. Con Boban dietro le punte il Milan diventa una macchina perfetta, una macchina che inizierà una rimonta eccezionale nei confronti della Lazio. Gli assist ed i gol di Zorro trascineranno il Milan in una corsa senza freni….come quella che lui e Weah faranno mano nella mano a Torino verso la curva dei tifosi rossoneri dopo il secondo gol del liberiano su perfetto assist di Zvone. Quel gesto e quella corsa saranno il simbolo dell’incredibile scudetto di quell’anno. Nascerà anche la leggenda che ad “imporre” il Boban alle spalle delle punte sarà il suo più grande tifoso, il presidente Silvio Berlusconi.
Sarà l’ultimo grande trionfo di Boban con la nostra maglia. Le due stagioni successive (fino al 2001) saranno di “normale amministrazione” verso la fine della sua avventura milanista. Nel 2001 passa nel Celta Vigo per chiudere la carriera in Spagna (forse non una grande scelta da parte di nessuno), ma nella Liga disputerà solo quattro partite. Il giorno del suo addio riceverà dal popolo rossonero un’ovazione che era stata riservata a pochi.
Un’ovazione ed un riconoscimento del tutto meritato per un personaggio che di banale non ha mai avuto niente durante tutta la sua carriera. Una carriera fatta di molte cose, fuori e dentro il campo, ma sicuramente sempre contraddistinta da tanta, tantissima ELEGANZA!
di Gianpiero Sabato
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